Una nuova cultura dell’assistenza, un nuovo contratto e una svolta nella considerazione dei lavoratori della sanità con leggi adeguate e riconoscimenti. Sono le premesse poste dalla Fials (Federazione italiana autonomie locali e sanità) al ministro per la funzione pubblica Renato Brunetta.
“Urge affrontare la tornata contrattuale 2019-2021”, spiega Giuseppe Carbone, segretario generale della Fials, “visto che tutti i Ccnl dei dipendenti pubblici sono scaduti da più di due anni, per dare subito un nuovo contratto a chi è in prima linea. Allo scopo, accogliamo con cauta soddisfazione, dopo la definizione del Patto per l’innovazione del lavoro pubblico e coesione sociale, la convocazione del ministro della Funzione Pubblica ai sindacati del pubblico impiego per domani sui rinnovi contrattuali 2019-2021 e la riforma della PA”.
Rilancio della sanità pubblica
La Fials auspica che un cambiamento radicale, un percorso di relazioni sindacali che sia unito ad uno normativo.
“Gli obiettivi cruciali posti dal recente Patto per l’innovazione”, prosegue Carbone, “del lavoro pubblico e coesione sociale possano dare, se non si rivelino essere ‘fumo negli occhi’ come avvenuto nel recente passato, un’inversione di tendenza e ripartire ‘dalle donne e dagli uomini soprattutto della sanità’ per “affrontare con le migliori competenze professionali e qualità umane le sfide non solo all’attuale pandemia da Covid 19 ma il rilancio della sanità pubblica al servizio delle comunità”. Per la Fials bisogna fare i conti con il passato perché le mancate riforme, i rinvii hanno ingigantito i problemi cronici della sanità.
“Per ciò che riguarda la sanità”, ricorda il segretario generale della Fials, “il lavoro è ancora più complesso perché i grandi e irrisolti problemi che ci portiamo dietro da anni si sono ingigantiti con la emergenza pandemica”.
Per continuare a migliorare il funzionamento di Enti ed Aziende sanitarie, e il livello e la qualità dei servizi sanitari pubblici per i cittadini, avverte Carbone: “occorre intervenire con modifiche normative, ulteriori cambiamenti organizzativi, adeguati investimenti, anche di carattere politico, culturale e sociale in grado di valorizzare il ruolo che dipendenti pubblici e professionisti sanitari e socio sanitari svolgono nell’adempimento delle proprie funzioni e competenze al servizio del Paese, recuperando il rispetto dei cittadini utenti e la fiducia nei confronti del lavoro pubblico”.
Per la Federazione italiana autonomie locali e sanità è“necessario riprendere diversi spunti del Patto per l’innovazione del lavoro pubblico e la coesione sociale e contestualizzarli nel Servizio sanitario che, senza fare torto a nessuno, è il comparto che necessita di maggiori innovazioni. La pandemia ci ha ricordato quanto sia importante l’attività di promozione della salute e di prevenzione con il coinvolgimento di tutte le figure professionali e quanto sia necessaria la progettazione di un nuovo servizio sanitario nazionale, che veda emergere attività di prevenzione, sicurezza negli ambienti di lavoro, valorizzazione dei dati sanitari ed epidemiologici e la digitalizzazione”.
Nuove forme di lavoro agile
Numerose le richieste a supporto delle riforme come la necessità di,promuovere nuove forme di lavoro agile, telemedicina teleassistenza che, spiega il segretario generale Fials “se ben utilizzate, possono rappresentare anche in futuro una leva per accompagnare i cambiamenti organizzativi e per conciliare i tempi di vita e di lavoro. Come prevedere il potenziamento o l’istituzione di forme e strutture di supporto alla genitorialità e ai caregivers. La forza lavoro in sanità è composta per il 75% di donne, le stesse che in genere si occupano della cura dei figli o genitori anziani”. Il capitolo organizzativo è imprevedibile da una riforma del lavoro.
Per la Fials serve un nuovo sistema innovativo di lavoro che, specie in sanità, deve essere supportato da nuove assunzioni stabili: “basta con il precariato. In relazione al necessario processo di transizione demografica negli Enti ed Aziende sanitarie occorre contemperare all’esigenza di accompagnare il reclutamento e l’immissione in servizio di nuovo personale, con processi di valorizzazione professionale dell’esperienza e delle competenze del personale già in servizio. Va prevista la possibilità che il nuovo ordinamento professionale possa riconoscere in modo significativo il “diritto alla carriera” a tutti, operando una reale riclassificazione del personale rispetto all’attuale inquadramento professionale, riconoscendo le funzioni effettivamente svolte”.