domenica, 17 Novembre, 2024
Società

“Siamo uomini o magistrati?”. Intervista all’avvocato Antonella Sotira, Presidente del Premio IusArteLibri

La giustizia è messa in moto dalla memoria e ha come fine il fare del mondo il sommo bene. In questo tempo grigio e di peste etica non solo virale, abbiamo bisogno del passato e quindi di “rammemorazione” che, come dicevaWalter Benjamin, non è solo il ricordo dei vinti giusti, di quelli che hanno provato a cambiare il mondo e il corso degli eventi, e che hanno perso nella contesa, ma è la capacità di far tornare presenti e vive ragioni lontane. Se è vero che solo la memoria rende possibile la vita della coscienza, allora occorre ribadire come le stragi di Capaci, Via d’Amelio, Piazza Fontana e Bologna abbiano squarciato il velo della ipocrisia e diviso i cittadini italiani in vinti giusti ed inperdenti iniqui.

Ecco perché abbiamo scelto di presentare per la sezione “Vis Iuridica” del  nostro Premio, il libro corale, scritto da 20 magistrati “Ritratti del Coraggio”.

A parlare è l’avv. Antonella Sotira, penalista, presidente dell’Associazione fra avvocati e magistrati “Iusgustando” ed ideatrice del Premio “IusArteLibri: Il Ponte della Legalità” giunto alla sua decima edizione.

Presidente, nel salotto giuridico web dello scorso 11.03.2021, sono stati rievocati i tratti umani e professionali di 28 magistrati uccisi. A suo avviso qual è il ritratto migliore  o che l’ha maggiormente colpita?
Il libro, alla sua terza edizione, è un’opera della memoria, non una apologia della magistratura. La  sua Vis Iuridica, lo spessore morale e civico del messaggio è cosi evidente che abbiamo deciso di conferire al libro un riconoscimento speciale in linea con lo spirito del Premio e la sua funzione di councelling socio-giuridico. L’unica graduatoria possibile, per questi 28 ritratti  è quella della commozione. Uno degli autori intervenuti ha sottolineato che  la lettura di questo libro è un appuntamento con la Dignità e con la Storia italiana. La quotidianità del compiere il proprio dovere ed i parametri etici del magistratoné rosso né bigio” ma semplicemente giusto, come diceva Calamandrei, declinano la Lotta dello Stato al Terrorismo ed alla Mafia dagli anni ’70 agli anni ’90. Gli autori del libro nel solco dei colleghi uccisi, hanno continuato a lavorare per ristabilire, nel nome del popolo italiano,una nuova pace sociale. Nel libro non mancano particolari vivi e palpitanti della vita dei magistrati uccisi. Senza voler citare i dettagli della morte di Falcone e Borsellino, penso alle parole di Rocco Chinnici, qualche giorno prima dell’esplosione per gli uomini della scorta “”Se decidete di andar via, lo capirò”.  Insieme a lui muoiono il Maresciallo Mario Trapassi, l’appuntato Salvatore Bartolotta ed il portiere dello stabile  Stefano Sacchi. Penso all’ultimo gesto del Procuratore Costa, di attardarsi dinanzi alla bancarella di libri dove era solito fare acquisti e dove lo attendeva il suo sicario. Penso all’unica donna dei 28 magistrati uccisi, Francesca Morvillo ed alla tenera ed affettuosa descrizione che ne fa la sua amica. Per molti di loro non erano solo colleghi ma erano anche amici.

Agli autorevoli interventi degli autori del libro si sono alternati “letture di atti e documenti. Vere e proprie chicche documentali che testimoniano l’adesione dell’avvocatura a tale esigenza di memoria.
Anche l’avvocatura hai i suoi martiri, come ha ricordato l’avv. Saveria Mobrici, Consigliere dell’Ordine degli Avvocati di Roma, a cui è stato dedicato il libro “Tributo di Toga“. Ricordiamo da ultimo l’avv. Claris Appiani ucciso a Milano, nel 2015, insieme al giudice Fernando Ciampi. Gli avvocati sono l’anello fondamentale del sistema giustizia. A presiedere l’Ass.ne Girolamo Tartaglione  e rendere vivo il suo ricordo è l’avv. Antonino Battiati non un magistrato. Insieme alla collega Patrizia Valeri, da anni curano la pubblicazione degli scritti del magistrato, ucciso nel 1978 dalle Brigate Rosse, di cui sono stati letti alcuni  brani. Anche io da avvocato ho dato il mio contributo alla magistratura, svolgendo funzioni di assistente giuridico al CSM. Ho così avuto modo di scoprire ed apprezzare la notevole mole di documenti storici custoditi negli archivi del CSM e sollecito tutti ad  accedere al sito ed ai fascicoli personali dei magistrati uccisi. Ho voluto leggere le parole di cordoglio dell’allora Ministro di Grazia e Giustizia Bonifacio, dinanzi al Presidente Pertini, per il funerale del giudice Alessandrini e la nota di elogio che, nel 1988. il Procuratore Capo fa al Sostituto Procuratore presso il Tribunale dei Minorenni  Francesca Morvillo  “ha dato prova di molto acume, profonda cultura, la spiccata intelligenza, il grande intuito, la  scrupolosa ricerca della volontà per il trionfo della Giustizia, tutelando gli interessi preminenti dei minori.

Rivolgo a lei la stessa domanda che ho rivolto al Presidente Davigo. Avrebbe mai immaginato che un giorno sarebbero stati narrati in un libro, i fatti, veri, verosimili o falsi narrati da Luca Palamara?
Come era prevedibile, Davigo ha sicuramente catalizzato la maggiore attenzione per la domanda sul caso Palamara. È innegabile che il caso Palamara sia come il vaso di Pandora o meglio come l’Effetto Lucifero insito nella psicologia della disobbedienza civica. E vado dritta alla sua domanda: No, non me lo aspettavo. Ed allo stesso tempo non mi sono scandalizzata. Mi spiego meglio, non intendo dire che quei fatti non siano deplorevoli. Ma io come avvocato e come cittadino sono maggiormente scandalizzata da un’ingiusta detenzione, da una sentenza priva di aderenza alle prove effettivamente emerse in dibattimento, da un minore che viene sottratto ai genitori per un giudice poco attento o che ha pregiudizi razziali. Ed ancora di più mi scandalizza e mi preoccupa una campagna stampa che viola segreti istruttori, libertà di corrispondenza, limiti di legge, che non attende gli esiti dei giudizi penali e disciplinari. La verità che si ha il diritto di conoscere è quella che emerge o da sentenze irrevocabili o quella si accetta per fede. Il sentimento di giustizia che alberga in ognuno di noi ha solo due binari possibili, per me che sono cattolica, la Legge di Dio e la Legge dello Stato. Chiunque esce fuori dai binari delle Leggi smette di essere libero. Ed io non mi fido dei prigionieri.

Quindi la parola magistrato equivale ad eroi o si tratta semplicemente di Uomini?
L’eroismo è  fatto da uomini ed appartiene alla Umanità, ciò che rende eclatante un gesto non è la qualità o la funzione di chi lo compie, ma il contesto in cui si compie. Vede, nel nostro Salotto IusArteLibri il clima è eroico, perché tutti siamo portavoce di Valori in un contesto di desertificazione etica, sociale e giuridica. Tutti gli interventi di tutti i partecipanti, non solo degli autori erano attesi e sono stati apprezzati. Chi conosce il dott. Stefano Amore, ideatore e coordinatore del libro, conosce anche la sua dedizione allo studio ed alla ricerca. Difatti a lui si deve la “scoperta” di una vittima dimenticata: il magistrato Antonino Giannola, ucciso nel 1960 non dalla criminalità organizzata ma da un medico, per una mera “coincidenza”. Intensa è stata la testimonianza della Presidente Caterina Chiaravalloti, che avendo curato il cameo di Rocco Chinnici, ci ha parlato della sua “visione da figlia di magistrato” che sin da piccola lotta con la paura di morire o di arrecare il dolore della perdita ai suoi familiare. Il Presidente Fausto Cardella, siciliano di origine ha tratteggiato i ricordi di Gaetano Costa e Giangiacomo Ciaccio Montalto, uccisi dalla mafia nel 1980 e nel 1983, rilevando la differenza fra gli attentati della mafia e quelli del terrorismo e dando contezza del fatto che dopo ben 28 anni anche gli autori delle stragi sono stati puniti, smantellati e distrutti come le famiglie delle vittime.

Il Presidente Pier Camillo Davigo, parlando dei colleghi Guido Galli ed Emilio Alessandrini, uccisi a Milano dai terroristi negli anni 78-80, ha rievocato con dolcezza gli anni  in cui iniziava la sua carriera da magistrato ed ereditava il fardello di rendere onore e onorare quelle morti. La dott.ssa Letizia Golfieri,  che per trent’anni ha fatto il p.m. a Roma,  ci ha parlato della banalità dell’onestà, della necessità di trattare una semplice truffa alla stregua di una strage per mafia, perché l’amministrazione della giustizia è nell’interesse di ogni singolo cittadino offeso da un reato. E da ultimo il Prof. Antonio Palma, neoeletto Presidente della Zecca di Stato, ha ricordato che l’eroismo richiede autenticità. Se il compito di ognuno è compiuto sino in fondo è autentico e quindi eroico. E difatti in tale ottica di “gesta” da tramandare ai giovani, riteniamo di pubblicare un memoriale di tutte le vittime morte nell’adempimento del loro dovere, siano magistrati, avvocati, militari, docenti, medici. Ed infine io ho proposto di piantare nel Giardino dei Giusti di Gerusalemme anche un nuovo albero: quello del nostro attuale sentimento ed impegno vivente e cosciente di Giustizia e Solidarietà Sociale. Vi assicuro che nell’attuale contesto storico, che la pandemia ha reso ancora più arido, anche questo richiede coraggio.

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