Il comma 3 dell’articolo 30 della legge n. 124/2007 prescrive che il presidente del Copasir, l’organo parlamentare di vigilanza dei servizi segreti, sia eletto tra i componenti dell’opposizione. Il precedente di Massimo D’Alema, rimasto presidente del comitato anche nel passaggio dal governo Berlusconi al governo Monti nel 2011 nonostante il suo partito fosse entrato in maggioranza, può essere richiamato secondo alcuni giuristi per giustificare una deroga alla normativa nel caso di Raffaele Volpi, attuale presidente del comitato, esponente di un partito, la Lega, che ora è parte integrante della maggioranza nel governo Draghi. Per altri invece la prassi non può derogare al dettato della 124. Ben chiara ed autorevole l’opinione espressa in merito dal prof. Nicola Lupo, costituzionalista e già Consigliere parlamentare, professore di Diritto parlamentare alla Luiss Guido Carli.
Professor Lupo come si può risolvere la questione della composizione del Copasir?
Tale norma va interpretata alla luce dell’attuale legge elettorale di matrice maggioritaria e in virtù del nuovo Governo tecnico guidato da Mario Draghi, supportato da un’amplissima coalizione parlamentare. Bisogna fare uno sforzo interpretativo per decontestualizzare tali norme nel contesto ordinamentale.
Varrebbe anche per i Comitati di controllo bicamerali, per la Giunta per le elezioni e le immunità del Senato della Repubblica e per il Comitato della legislazione della Camera dei deputati?
Si, il carattere è analogo. Le norme sul Copasir (art. 30) ci ricordano che è formato da cinque deputati e cinque senatori, i quali sono nominati entro venti giorni dall’inizio di ogni legislatura dai Presidenti dei due rami del Parlamento in proporzione al numero dei componenti dei gruppi parlamentari, garantendo comunque la rappresentanza paritaria della maggioranza e delle opposizioni. È una regola che vale a inizio legislatura. Oggi, sarebbe molto problematico assicurare questa composizione in una legislatura ormai compiuta e con una coalizione parlamentare molto ampia.
Il precedente di Massimo D’Alema, che rimase presidente del Copasir dopo il cambio di maggioranza con il governo Monti, si può replicare oggi? Chi ha la meglio, la legge o la prassi?
È il precedente più significativo. A mio avviso, ci sono due letture. Nel 2011 Massimo D’Alema ha mantenuto la carica di presidente del Copasir durante il cambio di governo da Berlusconi a quello di Monti, quindi passando dall’opposizione alla maggioranza, d’altro canto bisogna ricordare che D’Alema rassegnò le sue dimissioni che furono respinte. Il precedente può essere letto in un senso o nell’altro.
Come si può risolvere la questione della composizione paritetica? La presenza di cinque parlamentari di FdI darebbe vita a una distorsione notevole.
Ritengo che le norme sono interpretate in senso rigoroso per la formazione e l’elezione del presidente del Comitato. All’inizio della legislatura, il requisito giuridico è stato applicato. Però, nulla impedisce che le forze politiche possano accordarsi in via convenzionale affinché il presidente appartenga all’attuale opposizione. Esiste più un margine convenzionale per la scelta del presidente e meno per la composizione dell’organo.
Se i fuoriusciti del Movimento Cinque Stelle guidati da Di Battista dovessero formare un nuovo gruppo con il simbolo di Italia dei Valori si porrebbe la questione dei comitati anche per loro? E in quel caso, a chi spetterebbe la presidenza?
Si. Sono opposizione a tutti gli effetti. Potrebbe spettare anche a questi essendo una componente del gruppo misto.