Prima che scoppiasse la pandemia, l’ex Ministro per il Mezzogiorno Giuseppe Provenzano aveva presentato un Piano per il Sud che impegnava risorse per 123 miliardi di Euro fino al 2030. Un progetto molto ambizioso ma….. difficilmente sostenibile sul piano finanziario.
Con i parametri di Maastricht ancora in corso, con un cane da guardia come il Fiscal Compact e, soprattutto, con quella spada di Damocle del nostro debito pubblico, sarebbe stato un miracolo spendere tutta quella montagna di denaro in soli dieci anni. E allora ci ha pensato il virus ad azzerare tutto. In un solo anno ha provocato un cataclisma.
Ha spento la vita civile, ha danneggiato il nostro equilibrio psichico, ha ulteriormente impoverito famiglie, comunità e territori dell’Italia più debole e indifesa. Per quanto riguarda il Sud, invece, dobbiamo essere onesti con noi stessi. Il virus ha certamente aggravato la situazione. Ma non è stato lui a provocare quelle criticità che da vent’anni a questa parte caratterizzano la questione meridionale. Cos’è successo negli anni passati?
Crollata la spesa per investimenti al Sud
Abbiamo assistito rassegnati e impotenti a diversi fenomeni. Al progressivo acuirsi del divario Nord-Sud, ad un aumento della povertà, ad una fuga delle nuove generazioni verso altre regioni e paesi più sviluppati. Tanto per dare un’idea dell’ “involuzione” che ha registrato il Sud. In dieci anni, la spesa per gli investimenti ordinari della Pubblica Amministrazione si è più che dimezzata. Tra il 2002 e il 2017 il Mezzogiorno ha perso oltre 612.000 giovani, tra cui 240.000 laureati. Potrei continuare per una pagina intera, ma stendiamo un velo pietoso e volgiamo lo sguardo al futuro.
Vorremmo che questo Piano di rinascita messo in campo dall’Europa provocasse non dico tutti, ma almeno la metà di quegli enormi benefici (economici, sociali e civili) che la Cassa per il Mezzogiorno recò al Sud nei primi vent’anni del secondo dopoguerra. Nei giorni scorsi ha fatto notizia questa “rivolta” di 135 sindaci meridionali che hanno chiesto al Presidente Draghi di essere ascoltati, prima che il Piano venga trasmesso a Bruxelles. A leggerlo bene, non è che hanno chiesto la luna. Ci mancherebbe.
Potenziare le infrastrutture
Hanno semplicemente ribadito quelle priorità che, da anni, invocano le città, i paesi e le campagne del Mezzogiorno. Hanno chiesto che i progetti siano definiti su priorità che vanno affrontate ora senza ulteriori rinvii. Va promossa una grande azione di contrasto alla povertà educativa, perchè al Sud 500.000 bambini vivono in povertà assoluta. Va restituito alla scuola il suo ruolo di motore che emancipa la persona, la famiglia, la comunità. Al Sud è sempre più urgente investire nelle infrastrutture scolastiche e nel diritto allo studio.
I Sindaci chiedono anche che le loro città non siano sempre l’ultima ruota del carro in quanto a connettività, banda larga, infrastrutture e servizi alla persona. Nel Recovery va potenziata anche la rete ferroviaria, la mobilità interna e il trasporto pubblico locale. E infine vanno realizzate, in omaggio ai principi sanciti nella nostra Costituzione, le infrastrutture sociali per garantire a tutti i diritti ad una piena cittadinanza.
Un piano straordinario di assunzione
Se è vero che i Sindaci sono i sensori e l’occhio dello Stato nelle comunità locali, allora bisogna ascoltarli e metterli nelle condizioni migliori per assolvere, in questo momento drammatico, la loro delicata e difficile missione. Hanno chiesto, infine, che nel Piano di Rinascita sia inserito un “South New deal”. Un piano straordinario di assunzione che possa garantire ai Comuni del Sud 5000 giovani progettisti che andranno ad aggiungersi ai 60.000 dipendenti di cui hanno bisogno.
Una particolare attenzione, infine, viene rivolta al recupero dei centri storici, dei castelli e delle dimore gentilizie, deroghe per i comuni in dissesto, eliminazione dei vincoli burocratici, interventi nelle aree interne, bus elettrici e a idrogeno per avviare anche al Sud quella transizione ecologica che dovrà costituire la cifra (e la scommessa) di questo Governo di unità nazionale. Mai come in questa pandemia risultano profetiche le parole dell’ex Sindaco di Ferrara, Gaetano Sateriale: “ È proprio strano questo mestiere di sindaco. Prima ti danno la laurea, poi incominciano gli esami ”.