“Non vorrei più onorare la Festa dell’8 Marzo perché significherebbe che la parità è finalmente raggiunta”. Lo dice in un’intervista al quotidiano Il Messaggero il presidente del Senato Elisabetta Casellati. “L’8 marzo ci ricorda che il percorso dell’emancipazione femminile è una sfida ancora aperta, da vincere sul piano della cultura, ancor prima che su quello della legislazione. Fin dall’inizio della pandemia ho denunciato il rischio che la crisi finisse per scaricarsi interamente sulle donne – sottolinea la seconda carica dello Stato -. A distanza di un anno, debbo dire che purtroppo è stato così.
Le restrizioni imposte dalla pandemia hanno ricacciato le donne dentro le mura domestiche, costringendole a dividersi tra figli, anziani, ammalati, casa e lavoro. Per sorreggere l’impalcatura del Paese, le donne hanno pagato un prezzo altissimo in termini di posti di lavoro persi e di carriere interrotte, oltre che di segregazioni forzate e violenze”. “A causa della pandemia, quasi per assurdo le donne si trovano a dovere recuperare 50 anni di emancipazione”, spiega ancora il presidente del Senato. “Ripartiamo dalle donne nel mondo delle imprese e delle professioni: è su questa sfida che va ricostruita l’Italia di domani”, aggiunge.
Secondo Casellati “le quote rosa sono servite e purtroppo serviranno ancora per aprire le porte delle istituzioni a tante donne di talento. Ma questo significa che dopo dieci anni di meccanismi di ingegneria elettorale il cambiamento culturale che le quote avrebbero dovuto innescare non si è verificato. Che dire ad esempio del linguaggio sessista e discriminatorio che continua a imperversare anche in politica sulle donne in quanto donne? È una vergogna che un Paese maturo deve cancellare. Occorre un cambio di passo che ponga al centro la competenza e il merito. Nei concorsi pubblici le donne sono quelle che ottengono sempre i migliori risultati. E qui mi consenta una provocazione. Se in tutte le nomine si procedesse per concorso, immagino… che dovremmo parlare di “quote azzurre””, evidenzia il presidente del Senato.