Serve una prova di responsabilità e fiducia verso il Paese. Lo Stato e la politica sappiano comprendere le difficoltà di famiglie e imprese. Si agisca con lungimiranza, perché l’azione infonde coraggio mentre i rinvii generano timori e altri demoni.
Nervi d’acciaio, scelte necessarie perché realistiche, una visione di una Italia che sappia agire nel giusto, che non abbia paura di liberarsi degli stereotipi. Se la politica, vacilla, allora servono idee forti e concrete. Come abbiamo scritto in “Disincagliare l’Italia”, servono riforme coraggiose.
Abbiamo fatto proposte e ricevuto consensi, perché alcune cose sono così evidenti che non è possibile girarci attorno. La realtà è maestra di vita e molto più onesta delle parole. Vogliamo quindi sottolineare di nuovo, cosa oggi ci racconta la realtà e la direzione da intraprendere.
Abbiamo proposto una profonda revisione di ciò che blocca quella parte di italiani che chiedono di guardare avanti con impegno e determinazione. Abbiamo citato quello che va riformato, ad esempio, la Centrale rischi finanziari, la fantomatica Crif che per i suoi metodi, per la mancanza di quella necessaria trasparenza, ad iniziare da chi la gestisce, ne detiene il controllo e, in fin dei conti, tiene in ostaggio un numero imprecisato di italiani, di imprese e famiglie.
Si indicano 12 milioni di persone imbrigliate in una catena che le condanna ad un inferno fiscale, economico e creditizio. Quindi alla morte finanziaria, come cittadini per non aver pagato una bolletta, una rata, o un piccolo debito, in tanti si ritrovano in un girone senza futuro. Per non parlare del fatto che in molti hanno pure onorato il proprio debito ma restano inspiegabilmente sotto le grinfie della Crif.
Con altrettanto realismo abbiamo proposto non un rinvio, non ha una sforbiciatina, ma una cancellazione, – tranne, bene intesi, per i reati fiscali gravi e in evidenza di danno contro lo Stato -, per le cartelle esattoriali. Perché purtroppo riteniamo inutile parlare di rinvii, serve una realistica presa d’atto: se ci sono 50 milioni di cartelle fiscali bisognerà anche vendere nel merito a chi sono indirizzate e per quale cifre. La maggior parte sono intestate a persone e imprese che non si sono mai sognate di truffare lo Stato o di fare i furbetti.
Sono cittadini che da anni subiscono le difficoltà di congiunture negative, di imprese che devono lottare contro tante e troppe avversità, molte delle quali imposte anche dai Governi che non hanno saputo comprendere la complessità e disomogeneità del mondo produttivo e le difficoltà del Paese.
Ci chiediamo, ad esempio, è la stessa cosa fare impresa in uno delle centinaia di piccoli Comuni dell’Appennino da anni sotto l’effetto dello spopolamento con drammatiche carenze di servizi? Oppure avere una azienda lungo aree costiere a maggior densità, infrastrutture, servizi e ricchezza? Parliamo di imprese che sono costrette agli stessi obblighi fiscali ma con svantaggi territoriali enormi. Se vogliamo davvero fare delle riforme dovremmo iniziare a capire come funziona il sistema Italia, comprendere perché questo sistema era produttivo, florido e ricco, negli anni della Prima Repubblica.
A nostro giudizio perché pur tra errori, e limiti, c’erano delle garanzie per chi lavorava, per chi faceva impresa, per quanti credevano nella politica, nell’impegno e nel futuro. Oggi i fatti ci dicono che nella emergenza economica ci sono i poveri che aumentano, c’è anche un ceto medio che da anni indietreggia, che non ha più quella coesione che ha prodotto i molti miracoli italiani, nella cultura, nella moda, nella ricerca, innovazione e sviluppo.
Se non garantiamo la libertà ai cittadini di credere nel proprio futuro, nel proprio talento e perché no, in un autentico spirito di iniziativa, non possiamo poi restare stupiti dalla sfiducia, dalla caduta di interessi verso ciò che è l’investire sul domani. In altri versi sappiamo che il Governo Draghi ha una grande missione, che il premier ha capacità e lungimiranza. Tuttavia serve anche uno scatto nuovo.
Bloccare un Paese e lasciarlo nelle mani dei fantomatici controllori della Crif, lasciare nel labirinto fiscale famiglie e imprese significa affondare. Diamo fiducia ad una Italia che sta lottando, a persone vere che vogliono avere un futuro per loro e per le prossime generazioni. Saper agire infonde coraggio, la rinuncia genera timori e molto altri demoni.