I colori si alternano, Draghi firma e le commissioni propongono. Non è il colore a impaurire la gente ma l’atmosfera creatasi in questi ultimi tempi dove la stanchezza fa a pugni con le “minacce verbali” e la disperazione di chi non teme nessuna perdita di lavoro. “Tutti a casa”. Fermiamoci un attimo e ripensiamo allo scorso anno quando privi di tutto ci si imbarcava verso una Pasqua che sapeva di eterno venerdì santo.
Quanta delusione e sconforto, mentre Papa Francesco saliva i gradini della desolata Piazza San Pietro e pregava verso un Crocifisso già rosso di suo con tanto di sangue che veniva giù da quei chiodi che sapevano di ingratitudine umana.
Pasqua rossa, si ma di passione e di dolore di un Dio che non si meritava certo tutto ciò. Pasqua in rosso, si proprio così, vista la disperazione di tanti che non riescono a garantire il pezzo di pane e il piatto di pasta. Benedette le parrocchie che oltre ai riti quaresimali in queste ora invitano dal pulpito di un altare a portare sacchetti di genere alimentari per sfamare chi ha bisogno di un gesto di disinteressata fraternità.
Pasqua in rosso, si ci sta tutta visto che questo è il cuore della passione e della passionalità, dell’andare verso gli altri per dare e non parlare, per agire e fare silenzio senza incartare le speranze di chi sta morendo di disperazione. Pasqua rossa, dove il Cristo crocifisso fa udire il suo grido “Ho sete”, mettendo in crisi chi romanticizza e fa poesie nei salotti ricchi di tutto e stanze riscaldate mentre sul marciapiede si consuma la storia di tanti.
Pasqua rossa, si ma di amore, di fraternità e di tanta solidarietà. Ingrati, assassini e meschini, ridurre il Cristo a un Crocifisso da chiodi: Lui che ha solo creduto nell’amore e dato amore senza ascoltare le dicerie della gente ma avendo solo il Padre come punto di riferimento e di dialogo. Lui, il Risorto che ha saputo sconfiggere la zona rossa dell’odio per far vedere l’alba della zona bianca della festa, della resurrezione e della vita senza fine.