“Bisogna riconoscere che la riforma costituzionale è stata una sciagura, perché la classe politica dell’epoca ha cercato di dare uno sbocco ad un sentimento popolare di favore verso il federalismo, ma le misure adottate, per generale ammissione, non hanno centrato l’obiettivo”. A parte è l’avvocato Giuseppe Ambrosio, presidente nazionale dell’associazione “Codici Salute”.
Quale è il suo giudizio complessivo sul Sistema Sanitario Nazionale?
“Se guardiamo alle esperienze di altri paesi non possiamo lamentarci troppo. Però ci sono tanti problemi da affrontare e risolvere. Ci sono tanti fattori di cui tenere conto, a cominciare dalle risorse finanziarie disponibili. È indubbio che siamo di fronte ad un servizio a doppia velocità: le regioni del Nord garantiscono prestazioni di maggiore qualità, mentre quelle del Sud arrancano. Anche se non si può sottacere il fatto che anche nel Meridione vi sono delle eccellenze”.
Cosa pensa delle nomine dei dg delle Asl gestite dalla politica regionale?
“È ovvio che la politica dovrebbe restare fuori dalla sanità, così come non dovrebbe esercitare alcuna influenza sulla Rai o sulle aziende di Stato che sono rimaste. Ma poi chi prende le decisioni? Gli stessi medici hanno dimostrato di non essere troppo lungimiranti. Diciamo allora che è giunto il momento di dare priorità alle competenze. La politica può scegliere i manager sanitari ma occorre prevedere un sistema di controlli e di contrappesi da parte dei cosiddetti corpi intermedi e della società civile con il coinvolgimento delle associazioni dei consumatori e degli utenti”.
È favorevole o contrario ad un ritorno ad un sistema centralizzato, limitando le prerogative delle Regioni?
“Sarebbe tutto sommato positivo, spese se si riuscisse a livellare verso l’alto la qualità delle prestazioni e l’offerta sanitaria complessiva. Bisogna riconoscere che la riforma costituzionale è stata una sciagura, perché la classe politica dell’epoca ha cercato di dare uno sbocco ad un sentimento popolare di favore verso il federalismo, ma le misure adottate, per generale ammissione, non hanno centrato l’obiettivo”.
La cosiddetta malasanità dipende solo da errori dei medici?
“La disorganizzazione delle strutture ha certamente un ruolo, ma noi di Codici salute siamo fortemente critici contro la politica sanitaria nazionale troppo incentrata sui bisogni e i desideri della classe medica. Basta vedere il modo in cui è stata approvata la riforma della responsabilità professionale medica. A nostro avviso andrebbe riconosciuta un’attenzione maggiore verso altre componenti del settore come i lavoratori del comporto e, ovviamente, i cittadini utenti”.