Salto di temperature con danni all’agricoltura. Così in pochi giorni si è passati dal gelo Artico e Russo al caldo mite di anticipo di primavera. Escursioni termiche che non fanno bene alle produzioni e soprattutto mettono in scacco le piante, e le filiere produttive. La natura si risveglia con piante e prati fioriti fuori stagione che confermano i cambiamenti climatici in atto con il moltiplicarsi di eventi estremi. Cambiamenti provocati dall’inquinamento e dai molteplici problemi irrisolti. I danni sono rilevanti, e per rimanere nella sola agricoltura già si teme che un ritorno a temperature rigide provocherà la distruzione dei frutteti.
È quanto emerge dai monitoraggi delle associazioni di categoria dell’agricoltura sugli effetti dell’anticipo di primavera con temperature molto più alte della norma da nord a sud della Penisola per l’arrivo dell’anticiclone di matrice sub-tropicale per tutta la prossima settimana.
“Le piante da frutto come mandorli e peschi”, sottolinea la Coldiretti, “hanno iniziato a fiorire in molte aree del Paese ma nei campi e fiorito il rosmarino e sono comparse già le margherite ed in generale tutte le coltivazioni sono in tilt e si stanno predisponendo alla ripresa vegetativa”. L’andamento climatico può avere infatti l’effetto di ingannare le coltivazioni favorendo un “risveglio” anticipato che le rende poi particolarmente vulnerabili all’eventuale prossimo arrivo del gelo con danni incalcolabili, a partire dagli alberi da frutto.
“Se prima della fine dell’inverno”, continua la Coldiretti, “ci sarà un brusco abbassamento della colonnina di mercurio al sotto dello zero sarà inevitabile una moria di gemme con i raccolti compromessi”. Per gli esperti siamo di fronte alle conseguenze dei cambiamenti climatici con una tendenza alla tropicalizzazione e il moltiplicarsi di eventi estremi con una più elevata frequenza di manifestazioni violente, sfasamenti stagionali, precipitazioni brevi e intense, siccità e alluvioni ed il rapido passaggio dal freddo al caldo. Oscillazioni che ha fatto perdere oltre 14 miliardi di euro in un decennio, tra cali della produzione agricola nazionale e danni alle strutture e alle infrastrutture nelle campagne. I cambiamenti climatici sono ormai diventati di attualità non solo tra scienziati e associazioni di categoria in agricoltura, ma in politica. La questione climatica è diventata centrale nel dibattito tra le forze di maggioranza e il neo precidete Draghi ha posto il tema come prioritario.
Si tratta però di annunci, una vera svolta sarà nel capire come sia possibile cambiare il modello di sviluppo. Per ora ci sono idee troppo vaghe e futuriste, dalla fine dei motori a scoppio ma con problemi non indifferenti che causeranno le auto elettriche, per la ricarica e lo smaltimento delle batterie. L’uso in futuro di idrogeno ma i tempi saranno lunghi mentre i cambiamenti climatici accelerano. Nel frattempo abbiamo l’emergenza di come ridurre l’inquinamento atmosferico, con una Italia maglia nera in Europa per polveri sottili disperse nell’aria, così come per l’inquinamento da plastica siamo leader in Europa. Esportiamo inoltre milioni di tonnellate di plastica fuori dall’Italia per alimentare inceneritori che inquinano. Cosi come per i fiumi che sfociano in mare una quantità esorbitante di veleni e refluì inquinanti. Solo per citare i fenomeni più vistosi. Altro capitolo sono le eco mafie, con intere zone altamente inquinante, con pericoli seri per la popolazione, che da anni denunciano morti sospette e gravi condizioni alla salute. Un dedalo di questioni di cui finora si è molto parlato ma fatto ben poco.