“Non c’è bisogno di leggere le statistiche per rendersi conto del quadro, assolutamente desolante, della Sanità nel Mezzogiorno d’Italia. In alcune regioni il diritto alla salute dei cittadini non è in alcun modo garantito”. A parlare, non senza lasciare trasparire la propria amarezza, è Orlando Cioffi, segretario nazionale di “Italia Victrix”.
Segretario, lei spesso si occupa di sanità. Quale è lo stato dell’arte?
“A fronte di alcune Regioni del Settentrione che garantiscono standard di prestazioni sanitarie di altissimo livello, ce ne sono altre, al Sud, dove il diritto alla salute è una chimera”.
Come non ricordare il caso dell’Ospedale Santa Maria della Pietà di Nola, in provincia di Napoli…
“Conosco bene la vicenda per averla seguita personalmente e per aver avuto un durissimo scontro con le autorità politiche regionali”.
Per quale ragione?
“I medici di quella struttura erano stati lasciati soli a gestire una situazione non facile e si ritrovarono nell’occhio del ciclone per aver curato i pazienti del pronto soccorso per terra. In realtà erano andati ben oltre il proprio dovere, perché pur non disponendo di spazi adeguati, si erano comunque prodigati per assistere le persone che ve avevano bisogno. Ecco perché, come dissi all’epoca, i camici bianchi in questione andavano premiati e non puniti…”.
Vuole dire che le colpe si annidano al di fuori dell’ambito strettamente medico?
“Spesso i disagi si verificano perché chi deve curare l’aspetto gestionale non lo fa nel modo adeguato. Nel 2017, a Reggio Calabria, un padre di famiglia è deceduto durante una laparoscopia che avrebbe dovuto essere un intervento di routine. La famiglia ha chiesto invano risposte ai vertici della sanità locale. Come segretario nazionale di “Italia Victrix” trasmisi un esposto al ministro dell’epoca, Beatrice Lorenzin, che inviò gli ispettori ma, dopo la caduta del governo, non si è saputo più nulla. Questo perché le beghe politiche oscurano il principio della continuità amministrativa. Vogliamo parlare delle liste d’attesa? A volte bisogna aspettare mesi per poter effettuare un accertamento diagnostico importante. Tutto questo è assolutamente inaccettabile”.
Quanto incide in tutto questo l’influenza che la politica regionale esercita sulla sanità?
“La politica deve uscire dalla sanità; non è possibile che un incarico importante venga assegnato soltanto per occupare una poltrona, senza badare al curriculum della persona ed alla utenza alla quale bisogna garantire delle risposte veloci ed efficaci”.
Siete favorevoli o contrari ad un ritorno ad un sistema centralizzato, limitando le prerogative delle Regioni?
“Lo Stato deve riappropriarsi della sanità. Le nomine dei manager vanno gestite in maniera trasparente ed in base a criteri meritocratici”.