“Sono molti anni che con la Fondazione Giacomo Matteotti porto avanti una battaglia per far recintare e illuminare il monumento del martire di Fratta Polesine, Matteotti, sul lungotevere di Roma” sono le parole dello scrittore e storico polesano di nascita, romano d’adozione Claudio Modena. Lo scrittore ha dedicato a Giacomo Matteotti la sua tesi di laurea discussa con due dei maggiori storici del ‘900, Renzo De Felice e Gabriele del Rosa, inoltre ha curato due volumi sul martire polesano.
Abita nelle vicinanze del monumento, un quartiere abitato da gente molto benestante, vicino alla Rai, da molti politici e dai cosiddetti “radical chic”. Lo scrittore polesano è molto stimato e conosciuto negli ambienti romani e gode di un grandissimo prestigio personale. Un personaggio sobrio con una con una grande nobiltà d’animo. E il Conte Claudio Modena viene considerato negli ambienti diplomatici una delle menti più brillanti dell’Italia.
“Ogni giorno passo davanti al luogo dove è stato assassinato dai fascisti il deputato di Fratta Polesine. Spesso inizio un dialogo con Matteotti. Ogni tanto porto dei fiori sono diventato una specie di custode e di operatore ecologico addetto alla rimozione dei rifiuti dal monumento. Il monumento è abbandonato a sé stesso e viene sistematicamente coperto da rifiuti. Non parliamo di quelli che si fermano ad urinare sul prato – dice -. Alcuni giorni fa ho portato delle mimose sul monumento. Fin da lontano ho visto dei nuovi rifiuti. Ma quello che non potevo mai pensare di trovare sono stati gli escrementi umani che ho fotografato con il telefonino. Lo scempio che offende la memoria di un martire. Dopo un primo momento di smarrimento ho chiamato Paolo Fallai del Corriere della Sera e ho denunciato la scandalosa situazione. Ora si è superato il limite. Il prato dove insiste il monumento di lungotevere Arnaldo da Brescia si avvia a diventare una discarica a cielo aperto. Chiedo che vanga subito innalzata una cancellata e che venga illuminato.
Matteotti fu il primo che comprese quello che sarebbe stato il fascismo. Fu anche il primo a subire le violenze delle squadre fasciste polesane. E’ morto per riscattare la democrazia e la libertà. Un Paese dove gli eroi vengono subito dimenticati perché anche da morti fanno paura”. Claudio Modena afferma che dopo la denuncia si sono fatti sentire immediatamente sia il Comune di Roma che la Regione Lazio comunicando che hanno rimosso i rifiuti (non proprio tutti). “Ho molti dubbi che finalmente il monumento venga recintato e illuminato. Sono molto scettico ma continuerò la mia battaglia – aggiunge lo scrittore -. E pensare che ogni giorno davanti al monumento sfrecciano con le loro auto blu tutta una lunga serie di gente che forse non sa neanche chi è Giacomo Matteotti, tutta presa a studiare come conservare quelle comode poltrone imbottite di tanti privilegi. Credo che sia proprio questo uno degli argomenti dei dialoghi che Claudio Modena intrattiene con Matteotti.
Coltivo solo una speranza che i giovani riusciranno a cogliere il grande messaggio di Matteotti per disegnare un nuovo Paese, considerato che la mia generazione ha tragicamente fallito. I giovani devono tenere sempre presente che un Paese che smarrisce le sue radici e la sua cultura è destinato a perdere anche la libertà. E quel giorno non ci sarà un nuovo Giacomo Matteotti”.