sabato, 16 Novembre, 2024
Società

Comitato Bioetica: “Dignità del morire”. In ospedale un familiare per ogni paziente grave

Una mozione del Comitato Nazionale per la Bioetica per assicurare la presenza di un familiare, o di una persona di fiducia, in particolare nelle situazioni più gravi, nelle fasi terminali e per i pazienti in condizioni di particolari fragilità. Una richiesta che va incontro alla tante, troppe, situazioni di estrema solitudine e sofferenza che si registrano negli ospedali alle prese con le barriere anti Covid. Le segnalazioni raccolte hanno fatto scattare l’interessamento del Comitato Nazionale per la Bioetica che ha tenuto a sottolineare che ogni iniziativa dovrà essere presa “con la precauzione e la prudenza necessarie per far fronte alla condizione di emergenza”, ma nel contempo si faccia ogni sforzo possibile anche all’interno delle strutture ospedaliere per assicurare la presenza di almeno un familiare.

Il Comitato ha preso in esame il problema della solitudine delle persone malate nelle strutture ospedaliere, sia quelle affette da Covid-19 che da patologie diverse, ma comunque soggette alle misure di sicurezza sanitaria necessarie a mitigare il contagio.

“Gli orientamenti culturali presenti nella nostra società”, si ricorda in una nota, “sul significato del ‘diritto alla cura’ e della ‘dignità del morire’, possono essere anche radicalmente differenti ma il morire in solitudine, quando non sia conseguenza di un’esplicita richiesta, è considerato sinonimo di sofferenza per chi muore ma anche per chi resta, a maggior ragione se impossibilitato ad accompagnare fino alla fine i propri cari”. Per il Comitato Nazionale per la Bioetica bisogna trovare il modo per coniugare sicurezza e rispetto della dignità del morire.

Il Comitato, infatti, ben consapevole delle difficoltà che quotidianamente si pongono al nostro Servizio Sanitario Nazionale nell’attuale contesto pandemico, “raccomanda di perseverare nella ricerca di soluzioni innovative per garantire la sicurezza senza perdere la dimensione relazionale, di vicinanza e prossimità”. Un invito quindi a rivedere la programmazione delle reti ospedaliere per garantire un principio etico sulla morte. Non è un fatto marginale, da iniziò pandemia si è posto il problema, e finora non si è riusciti – malgrado gli spot televisivi rassicuranti – a trovare una soluzione. I parenti o anche una badante sono esclusi da qualsiasi vicinanza con la persona da assistere anche negli ultimi momenti di vita.

Il Comitato “auspica che la programmazione della futura rete ospedaliera risponda a tutte le questioni aperte dall’esperienza di Covid-19”, prosegue la nota del Comitato etico, “modelli organizzativi, in particolare, devono essere flessibili in funzione dell’emergere dei nuovi bisogni dei loro primi destinatari, i pazienti, e deve essere dato il dovuto rilievo all’obiettivo dell’umanizzazione e personalizzazione delle cure”.

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