«Il lavoro è tanto e bisogna farlo in fretta. Bisogna dare certezze agli studenti, ai docenti. La mole un po’ mi spaventa. Non sono abituato, arrivato a quasi 69 anni, a vivere lontano da casa tutta la settimana. Sarà un’esperienza stancante. Una cosa è certa, però: comunicheremo le cose quando avremo raggiunto un risultato e il risultato lo raggiungeremo studiando». Lo dice il neo ministro all’Istruzione, Patrizio Bianchi, in un’intervista a Repubblica.
«In settimana decidiamo – aggiunge – ho ben presente il bisogno di informazione sulla maturità».
“Dovremo intervenire – aggiunge Bianchi – su quella fascia che ha sofferto la didattica a distanza, in particolare gli adolescenti del Sud e delle aree interne”.
La pandemia “ha messo a nudo i divari e le disuguaglianze esistenti nel nostro Paese. Chi era già in condizione di svantaggio per situazione personale o sociale si è impoverito ancora di più. Dobbiamo sempre ricordare che ogni macrointervento riguarderà, alla fine, le singole persone».
«Riporteremo gli studenti in classe – prosegue Bianchi – come abbiamo riaperto le scuole in Emilia dopo il terremoto del 2012. Gli istituti a pezzi erano centinaia, allora. La sicurezza delle scuole, sia pandemica che strutturale, sarà un punto forte del mio mandato. Riporteremo i ragazzi in classe con la giusta cautela e gli investimenti del Recovery Fund».