È affascinante raccontare cosa si prova guardando un mobile, un libro, un dipinto di un’epoca anteriore alla nostra.
Già nell’antica Roma durante l’età ellenistica si pagavano cifre alte per acquistare pitture e le sculture dei maestri greci del periodo classico. L’originale non era nemmeno ottenibile, così iniziò la tendenza a realizzare varie copie, consentendo a queste opere di sopravvivere, con qualche probabilità in più, nel tempo. Durante il Medioevo divennero particolarmente ricercati i manoscritti latini e greci, copiati nelle corti e nei monasteri. Nel Rinascimento
Spesso capita per passione di entrare in una biblioteca antiquaria e la cosa che colpisce è il profumo di quei libri, le copertine di pelle, le grandezze differenti, i colori, ma cosa che non deve sfuggire è riflettere a quanta sapienza ci sia in ogni libro e quanta emozione abbia trasmesso a chi lo avesse letto.
Amare un oggetto antico, significa, oltre che stimarne il valore, rispetto a dei canoni ben chiari come: periodo, stato, colore, lucentezza ed autenticità, apprezzarne la sua storia.
Nei film spesso abbiamo visto immagini fantasiose di quadri prender vita. C’è da chiedersi perché? Ho provato a rispondere dopo aver dato una sguardo ad uno studio reale sul codice genetico dei mobili redatto da università prestigiose.
Quando un oggetto possiamo catalogarlo d’antiquariato? In Usa riferiscono dopo 100 anni…
Ci hanno insegnato che le persone mature sono sagge per l’esperienza vissuta nel loro tempo di vita e per questo anche i mobili.
Fortuna hanno oggi le aste on line, i mercatini dell’usato e negozi di antiquariato dove oggetti originali vengono raccontati da esperti, e così oltre a comprare la bellezza si compra l’emozione della storia, torna cosi il concetto del Kalos kai Agathos, cioè del bello e del buono.
Inoltre va ricordato che rinnovare i mobili antichi evita sprechi di materie prime naturali e quindi rispetto dell’ecosistema. Quando spolveriamo in casa gli oggetti, proviamo a guardarli pensando al nostro pezzo di storia di famiglia, forse oggi mancante e dedichiamo loro del tempo. C’era una volta, così diventa: ci sarà ancora…