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Fu, infatti, il grande poeta napoletano Ernesto Murolo, papà del noto Roberto (a cui la mia attività artistica è legata indissolubilmente dal 1982 al 2003) ad ideare ed organizzare al Casinò Municipale Di Sanremo il “Festival Napoletano”.
Affidò la Direzione Artistica al Maestro Ernesto Tagliaferri, già coautore per la parte musicale di tante Canzoni scritte insieme, come “Napule ca se ne va”del 1920, “O cunto ‘e Mariarosa” del 1932, e ancora “Mandulinata a Napule”, “Qui fu Napoli”, “Piscatore e Pussilleco”, “Tarantella Internazionale”, e altre.
Potremmo definire, per arrivare ai giorni nostri, il sodalizio Murolo – Tagliaferri esaltante come quello fra Mogol e Battisti, ma la cosa che ci preme di più sottolineare, soprattutto in un momento storico come questo, è che la “Napoletanità”, il modus vivendi degli artisti e intellettuali del Sud è sempre più avanti, fa da “precursore” in circostanze storiche, sociali, culturali.
La Canzone Napoletana d’Autore apripista del “Festival della Canzone Italiana”, e derivati. Ma fu qualcosa di più anche nella denominazione, come sempre i grandi napoletani impreziosiscono il “progetto” e Murolo volle che la “kermesse” si distinguesse per l’aspetto culturale e per il richiamo alle “tradizioni” e lo chiamò: “Festival partenopeo di Canti, tradizioni e costumi”. E cosi fu. Sarebbe giusto ricordarlo alle future generazioni e al Paese.