mercoledì, 18 Dicembre, 2024
Manica Larga

Col resto di uno. Storie d’amore in un mondo dispari

Oggi è San Valentino. La festa degli innamorati. Poi mi sarei innamorato e sposato anch’io come tanti, ma
una delle mie più severe lezioni la presi da un amore adolescenziale. La fragilità emotiva di un teenager
scoppiò come un gavettone gelato fuori stagione.

Era tardo ottobre quando arrivò quella telefonata che suonava più o meno così: “Per quanto puoi sforzarti,
purtroppo resteremo su due livelli sociali talmente distanti che non potremo mai incontrarci. Per cui, finisce
qui”. La capa gira. Mia madre seduta in salotto fa finta di niente. Io pure. Per qualche mese vado a pane,
fiasco e Vasco.

Al di là di una storia finita male come tante, fu però la sua morale a tenermi in piedi, perché quel nudo
integrale mi offrì, a scanso di equivoci, una chiave di lettura su come gira il nostro mondo, sbilenco, tra chi
sta fuori e chi sta dentro.

Il Covid rischia di allargare la forbice delle distanze sociali e se non si digerisce tutti e in fretta questo reality
check, ovvero che bisogna sbarazzarsi della pandemia prima di poter sperare di tornare a crescere, il finale
è già scritto. E non solo dalle nostre parti.

Prendiamo l’affare dei vaccini. “Sono per molti ma non per tutti”, osservano dalla Caritas. Non a caso
l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha lanciato l’allarme sul rischio di “nazionalismo vaccinale”,
sottolineando per bocca del direttore del programma di emergenza sanitaria, Mike Ryan, che “Ci sono
popolazioni che vogliono e che hanno bisogno di vaccini e che non li riceveranno a meno che, o fino a
quando, non iniziamo a condividere meglio le scorte.”

Sapendo bene come gira il mondo, Papa Francesco si portò avanti già nel corso dell’Udienza generale del 19
agosto 2020 dicendo che “Sarebbe triste se nel vaccino per il Covid-19 si desse la priorità ai più ricchi!” Che
“Sarebbe triste se questo vaccino diventasse proprietà di questa o quella Nazione e non sia universale e per
tutti.” E “che scandalo sarebbe se tutta l’assistenza economica che stiamo osservando – la maggior parte
con denaro pubblico – si concentrasse a riscattare industrie che non contribuiscono all’inclusione degli
esclusi, alla promozione degli ultimi, al bene comune o alla cura del creato”.

Nel suo ultimo libro, Mission Economy, la brillante economista Mariana Mazzucato offre un’efficace sintesi
della questione sottolineando che bisogna evitare che gli Stati monopolizzino la fornitura globale dei vaccini
e dall’altro scongiurare che si escluda la domanda dei Paesi più poveri.

Eppure basterebbe un piccolo sforzo di memoria per capire che insieme è meglio. Basterebbe per esempio
ricordare come la cooperazione politica e l’integrazione furono ingredienti base per il miracolo economico
che riportò la vita in Europa nel secondo dopoguerra, argomenta a più riprese il fondatore del World
Economic Forum, Klaus Schwab, nel suo ultimo libro, Stakeholder Capitalism.

Per questo penso che a San Valentino, e ora più che mai, valga la pena ripassare la lezione, che il mondo è
un posto dispari e c’è sempre qualcuno tagliato fuori. Ed è lì che invece bisogna coltivare l’amore, è lì che
vanno aperte le braccia e donate le rose.

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