Avere cura dell’ammalato è una delle beatitudini che aprono le porte del paradiso e fanno sperimentare l’infinita tenerezza di Dio che non ha avuto nessun ripensamento nell’abbracciare la sofferenza di chi spesso era emarginato a causa di malattie visibilmente pericolose. Giovedì 11 Febbraio si celebra la “Giornata Nazionale del Malato” e in tanti accendono i fari verso una patologia che non sempre richiede farmaci per guarire ma solo una diagnosi che sa di attenzioni, abbracci, condivisione e anche essere vicini a chi soffre nel silenzio della fraternità vera e disinteressata. Mai come oggi, dove la pandemia miete morti e azzera ogni ottimismo e d entusiasmo, è necessario fermarsi e riflettere sul come essere “Samaritani della ferialità”. La sofferenza delle malattie azzera tutto: porta al pianto, alla disperazione e al suicidio psicologico. A condividere ogni attimo sono coloro sta stanno soli e impietriti al capezzale di chi soffre e spesso non sa che un dolore atroce attanaglia chi sta seduto accanto a un letto gelido e freddo dove il sudore del cosi detto “paziente” gocciola di disperazione. Penso ai tanti che sono negli ospedali, nelle case di cura e a casa propria: il dolore si fa preghiera e la preghiera diviene supplica di aiuto. Ce poi una malattia che non conosce diagnosi specifica: le ferite del cuore e dell’anima. Sono quelle che fanno più male, causate da chi abbrutito dall’odio e dalla cattiveria ha solo fatto i calcoli con la sa meschinità e pochezza d’animo. Cattivi fino all’osso e carnefici del cuore altrui. Certo questi non hanno pace e non sapranno mai sperimentare il balsamo della guarigione interiore. Ammalati si ma sempre pronti a guardare dinnanzi a se con lo sguardo verso un sole che sorge. Guarire si può: basta fermarsi, scrutare in se le sofferenze e trovare la medicina dell’abbandono in Dio che sa essere padre, amico, fratello a tempo giusto. Si, guarire si può e si deve. Se la sofferenza attanaglia i cuori basta solo alzare il volto verso Colui che è autore della vita e che ha sconfitto ogni morte una volta e per sempre. Fede? si, certezza che salva, che aiuta, che consola che da’ luce. Guarire per essere Samaritani e Cirenei della Speranza in un mondo dove la pandemia dell’indifferenza e dell’odio uccide più del covid e nessuno si sforza di trovare un vaccino che ridia la voglia di ripartire . Ma con le fede la vittoria è assicurata. Certo non è per tutti…ma per pochi che credono che la vita è un dono e va sempre salvaguardata. Buona guarigione dunque, perché la Giornata del Malato non ha ne’ origine ne’ fine.
Nicolò Mannino
Presidente del Parlamento della Legalità Internazionale