“Dobbiamo chiederci in primo luogo dove stiamo andando e lavorare in quella direzione”. Parola di, presidente della Associazioni Europee di Professionisti e Imprese, Confederazione AEPI. Figura manageriale con una esperienza in grado di sostenere e rilanciare le piccole e micro imprese italiane con un progetto che ha un orizzonte ampio. Una prospettiva planetaria in cui il Made in Italy dovrà essere un faro di qualità.
Presidente Dinoi, lei crede molto nella qualità della produzione e nel brand italiano. Qual’è la sua idea in grado di affermarsi nel nuovo Governo?
“Sono certo che il Made in Italy merita un Ministero di nuova concezione e di alto profilo internazionale, interamente dedicato alle imprese italiane.
Vogliamo entrare in questo dibattito perché l’AEPI, propone un tema che sarà decisivo per molte realtà produttive. Chiediamo l’istituzione di un Ministero, con portafoglio, che possa essere un referente unico per il mondo economico e possa esaltare il marchio Italia. La vera eccellenza del nostro Paese, riconosciuta come tale e accreditata all’estero. Un’idea che abbiamo lanciata concretamente lo scorso anno con la proposta di legge, bipartisan, che ha raccolto grande interesse. E che, in questo momento difficile, assume un valore in più”.
Lei è un conoscitore del tessuto produttivo nazionale, ha relazioni e contatti. Possiamo chiederle come potrà decollare un Ministero del Made in Italy?
“Come AEPI, siamo interlocutori dei professionisti e delle piccole e micro imprese e questo è quello che ci chiedono: un referente unico che metta in atto azioni concrete di supporto e di valorizzazione. Un Ministero sarà io portavoce di questa identità”.
Servono professionalità e competenze in più settori ad iniziare dall’export. Lei dice che ci sono?
“Certo ci sono capacità e personalità da valorizzare. Professionisti con competenze nell’export, nella costruzione del brand capaci di poter essere accreditati in tutto il mondo”.
Non le sembra un progetto molto ambizioso in un momento così delicato e difficile?
“Dobbiamo chiederci dove stiamo andando e lavorare in quella direzione. Bisogna già delineare il futuro, pensare ad una figura che potrebbe reggere il ministero del Made in Italy”.
Servirà una figura tecnica più che una politica?
“Comunque sia la scelta noi osserviamo che dibattito sul nuovo Governo, formato sia da tecnici che da politici, per AEPI non si può prescindere da un ministro del Made in Italy”.
Che sia esperto anche in progetti perché molto dipenderà dal Ricovery Plan. Lei presidente Dinoi che idea ha maturato sugli aiuti europei?
“In questo quadro, peraltro, Recovery Plan e Next Generation possono rappresentare un’occasione preziosa in termini di risorse e di programmazione”.
Lei quando parla di programmi intende progetti con una visione strategica e non opere limitate. Può spiegarci meglio?
“Bene, sarò chiaro, diciamo un netto no a interventi a pioggia, ma ribadiamo la necessità di una partecipazione nelle scelte”.
Con quali idee?
“Niente assistenzialismo, questi ingenti finanziamenti possono essere fondamentali per valorizzare le microimprese che sono in grande sofferenza e che rappresentano la vera eccellenza dei nostri territori”.
Come promuove allora le eccellenze?
“La crescita del nostro Paese passa dalla promozione mirata e sinergica del nostro made in Italy. Pertanto è impensabile continuare a mantenere le competenze suddivise tra i vari ministeri: dell’Agricoltura, degli Esteri o dello Sviluppo Economico. Nella nostra proposta di legge abbiamo previsto anche una maggiore incisività nella tutela, attraverso anche indicazioni geografiche protette e proprietà intellettuale, e poi iniziative di formazione e informazione sulle opportunità offerte a livello internazionale; campagne promozionali, contrasto al fenomeno dell’italian sounding che rappresenta un inganno per il consumatore e danneggia il mercato”.
Qualità di prodotti e territori sono un tutt’uno. Lei crede in questo coinvolgimento?
“Un piano internazionale che parte dall’Italia deve avere il coinvolgimento dei rappresentanti territoriali che conoscono le varie realtà e possano essere interpreti delle istanze che arrivano dal sistema produttivo”
Altro obiettivo dell’AEPI, è necessità di una reale semplificazione. Lei ha ricordato che è anche nell’agenda Draghi snellire e rendere i percorsi più rapidi. Come sarà possibile?
“Anche questo è un tema caro all’Associazioni Europee di Professionisti e Imprese, che va di pari passo con l’idea di una macchina amministrativa e burocratica più snella, e quindi più accessibile, da parte delle imprese e dei professionisti. Da realizzare anche attraverso il coinvolgimento delle Regioni”.
Per entrare nel merito quali proposte presenterete?
“Semplificazione della pubblica amministrazione, green economy, meno burocrazia e più digitalizzazione, sostegno all’export: questa è la strada già tracciata sulla quale occorre proseguire in modo ancora più incisivo. AEPI, infatti, è stata tra i firmatari del Patto per l’Export, da sempre convinta di un ruolo di primo piano del made in Italy in Europa e nei mercati internazionali”.
Tutto questo avrà bisogno di una base economica, di scelte finanziarie. Un progetto impegnativo. Ci può indicare alcune linee di questo ambizioso programma?
“Finanziamento a fondo perduto, riduzione costi a carico dell’impresa, istituzione di nuove forme di garanzia finanziaria per agevolare l’accesso al credito sono solo alcune delle nostre proposte che un Ministero ad hoc potrebbe concretizzare. In tempi ragionevoli e in modo mirato. Del resto, anche una sinergia tra pubblico e privato, intesa come vero e proprio partenariato, è una strada che AEPI ha iniziato a percorrere”.
Presidente Dinoi, come possiamo concludere questa intervista?
“Nei mesi scorsi abbiamo firmato un protocollo d’intesa con ANCI, Associazione Nazionale Comuni Italiani, per lo sviluppo di piani di marketing territoriale volti alla promozione dei prodotti locali sui mercati esteri, formazione di personale specializzato in valorizzazione delle eccellenze locali e progetti di internazionalizzazione del Made in Italy e incentivi all’aggregazione delle imprese. Inoltre stiamo lavorando con Città dell’Olio per un’agenda comune a partire da quest’anno attraverso la valorizzazione della biodiversità e delle piccole produzioni e di specifici asset strategici. Dobbiamo essere ora costruttori di futuro e possiamo farlo solo attraverso una maggiore consapevolezza del presente. E nel nostro presente c’è l’eccellenza italiana che va difesa e rilanciata in un impegno senza precedenti”.
Sarà possibile?
“Lo sarà con un Ministero che si occupi davvero di questo e in modo esclusivo. È quello che chiedono le nostre aziende. Dobbiamo farlo per le generazioni future, per l’economia italiana, e l’immagine del nostro Paese”.