Cosa avverrà sul blocco dei licenziamenti. Ci sarà una nuova proroga come chiesto dai sindacati, o il via libera si licenziamenti sollecitati di Confindustria? Sono gli interrogativi che tra breve saranno presenti sul tavolo del neo presidente del Consiglio Mario Draghi. Questioni che a loro volta saranno il primo banco di prova per misurare la tenuta di una coalizione che per ora è tutta inclusiva lasciando i temi divisivi fuori la porta. I problemi tuttavia bussano all’uscio.
La scadenza dell’ultima proroga del governo dell’ex premier Giuseppe Conte è ormai vicina. Tra poche settimane sarà il 31 marzo data in cui le imprese saranno libere di interrompere i contratti di lavoro. Nei prossimi giorni il neo premier Draghi dovrà esprimersi sapendo che le imprese già erano contrarie alla proroga di gennaio, figuriamoci attuarne ancora una per il dopo 31 marzo. Per ora tutti i lavoratori dei settori produttivi hanno avuto il blocco, ma sarà ancora così? Difficile fare ipotesi testa di alla realtà, i sindacati chiedono che la nuova proroga arrivi fino all’estate, in modo se ci sarà ripresa economica si potrà superare anche l’idea di licenziamenti di massa. La “bomba sociale”, infatti è rimasta finora inesplosa ma cosa avverrebbe, avvertono compatti i sindacati, se si avviassero i licenziamenti di massa?
Uno sguardo ai numeri dicono che circa 2 milioni di persone potrebbe perdere il posto di lavoro nei prossimi mesi. La stima fatta nei giorni scorsi dalla Uil è realistica nel contempo proprio l’elevato numero di lavoratori, considerati in esubero dalle imprese, permette di dire alle Associazioni datoriali di categoria che le aziende ferme o in gravi difficoltà non riuscirebbero comunque ad assicurare il posto di lavoro a tutti. Così forse si sceglierà una mediazione, il presidente di Confindustria aveva rinnovato il no “parziale” della Confederazione osservando che il blocco era da mantenere solo per quei settori in grande sofferenza o chiusi per decreto, ma per il resto le imprese in procinto di ristrutturazione per rilanciarsi sul piano competitivo potevano mettere mano alla riduzione di personale.
Naturalmente scoppierebbe un caos ingestibile tra i diversi punti di vista e le diverse aspettative. Altro capitolo la proroga della Cig Covid andrà sbloccata insieme a tutto ciò che diceva essere messo in conto al nuovo programma di aiuti previsto dal “Ristori 5”, sostegno per ora in bilico come l’assegno ordinario e la Cig in deroga con un prolungamento ipotizzato fino a 26 settimane, assieme ad uno sgravio contributivo del 100% alternativo all’utilizzo della cassa per chi riporta i lavoratori in azienda. Inoltre nel “Ristori 5” era indicato un rifinanziamento da 1,5 miliardi del fondo istituito in legge di Bilancio per garantire un “anno bianco” contributivo ai lavoratori autonomi.
Da sfondo a questa situazione già così complessa e per molti versi inestricabile ci sono questioni di grande portata, che potrebbero alimentare scontri reali. Si tratta della riforma degli ammortizzatori sociali, ossia di un tema che sindacati e imprese sollecitano e attendono da tempo e che il governo Conte, con la Commissione di esperti voluta dal ministro del Lavoro, Catalfo, aveva solo abbozzato, dalla Cig ad una nuova Naspi. Il progetto prevedeva un assegno di ricollocazione ad un nuovo contratto di espansione fino alla formazione e alle politiche attive. Proposte rimaste appese alla crisi di Governo quindi mai messe alla prova di una verifica tra le parti. Così come altri provvedimenti sollecitati dalle forze sociali, quali l’occupazione femminile, il rilancio di politiche giovanili. I riflettori ora sono puntati alle prossime mosse del futuro Governo e di quanti ne faranno parte. Ministeri affidati a tecnici o politici? Eppoi che fine faranno i tanti auspici di unità di fronte alla realtà delle scelte?