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Due giorni per un programma di due anni

lunedì, 1 Febbraio 2021
1 minuto di lettura

L’unica novità emersa dall’esplorazione del Presidente Fico è la volontà dei partiti della coalizione andata in crisi di mettersi intorno ad un tavolo e sottoscrivere un programma vincolante con tempi certi per la sua attuazione senza pregiudiziali reciproche. Un programma che il prossimo governo deve realizzare nei due anni che mancano alle elezioni del 2023.

Non è poco. Se Renzi non fa del MES una conditio sine qua non, la strada è sgomberata da un invalicabile macigno.

Entro domani, però, Fico deve riferire a Mattarella. E due giorni per scrivere un programma serio non sono tanti. Anche perché ogni partito vorrà mettere carne al fuoco per dimostrare l’importanza delle proprie idee e proposte.

Più tempo sarà dedicato alla stesura del programma meno ne resterà al prossimo Presidente incaricato per comporre il puzzle dei ministri da portare al Quirinale (e anche dei viceministri e sottosegretari che successivamente saranno nominati dal nuovo governo). I tempi stringono. Il Paese è fermo da più di due settimane e in questo periodo ogni giorno che passa è un’eternità.

Il metodo scelto di comune accordo per uscire dal pantano della crisi è corretto. Se non ci sarà accordo sul programma, questa maggioranza sarà definitivamente archiviata e a Mattarella non resterà che la carta di un governo sganciato dai partiti o le lezioni anticipate. Un governo istituzionale con tutti (o quasi) i partiti sarebbe un non senso: se non si sono messi d’accordo quelli che sono più omogenei come si potrebbe trovare un’intesa tra forze molto eterogenee? Ameno di sorprese dell’ultimo minuto un accordo sul programma si troverà e tutti canteranno vittoria. Ma a quel punto sarà difficile che lo scontro si riapra sul nome di chi deve guidare la coalizione visto che Pd, 5 Stelle, LeU hanno un solo nome e Renzi finora non ha posto un veto. D’altronde la nomina del Presidente del Consiglio spetta al Presidente della Repubblica, sul cui tavolo Renzi durante le consultazioni non ha lasciato né veti né preferenze.

Sarebbe davvero singolare che, trovato un accordo sul programma, tutto saltasse per un veto dell’ultimo minuto sul nome di Conte. L’accordo sul programma, alla fine, è una trappola sia per chi vuole Conte sia per chi non lo vuole. Con l’accordo firmato se Mattarella incaricherà Conte la partita sarà finita. Poi ci sarà battaglia sui ministri. Ma questa sarà un’altra puntata della serie che potrebbe avere un titolo paradossale: poker di scacchi.

Giuseppe Mazzei

Filosofo, Ph.D. giornalista, lobbista, docente a contratto e saggista. Dal 1979 al 2004 alla Rai, vicedirettore Tg1 e Tg2, quirinalista e responsabile dei rapporti con le Authority. Per 9 anni Direttore dei Rapporti istituzionali di Allianz. Fondatore e Presidente onorario delle associazioni "Il Chiostro - trasparenza e professionalità delle lobby" e "Public Affairs Community of Europe" (PACE). Ha insegnato alla Sapienza, Tor Vergata, Iulm e Luiss di cui ha diretto la Scuola di giornalismo. Scrivi all'autore

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