Nell’anno della pandemia i porti italiani hanno retto ma con flessioni di movimentazioni elevate. Una crisi la cui fine non è pensabile a breve. Tanto che anche il 2021 sarà segnato da molte incertezze. A mostrare un sentimento di preoccupazione unito a uno spirito di fiducia è il presidente di Assoporti Daniele Rossi. “Guardiamo al 2021 sicuramente con preoccupazione, perché non saremmo in grado di sostenere agevolmente una situazione di grande difficoltà come è stato nel 2020, ma anche con molte aspettative e fiducia”, sostiene Rossi. I fari sono puntati sul vaccino. O almeno sul ritmo delle vaccinazioni che potrebbero segnare una svolta positiva nel ridurre l’incertezza dei contagi e quindi le possibilità di chiusura e restrizioni di movimentazioni.
“Ovviamente il vaccino fa parte delle aspettative e intanto i primi dati che arrivano sui risultati dei porti nel mese di gennaio ispirano un minimo di fiducia”, osserva Daniele Rossi. A dare una spinta verso una stagione di ottimismo, o per dirla alla Rossi di “cauto ottimismo”, ci sono i dati del mese di gennaio che aprono uno spiraglio positivo.
“Dai primi segnali il mese di gennaio sembra dirci che ci si sta muovendo verso un progressivo ritorno ad una situazione di normalità”, sottolinea il presidente di Assoporti, “Non è ancora raggiunta e non è la crescita, ma il fatto che stiamo recuperando è un segnale di fiducia”. Osservazioni volte alla fiducia ma con molte incognite. Se per i contagi l’attesa sarà sui vaccini e la riduzione dei contagi, sui miliardi del Recovery plan le aspettative sono tante e alcune navigano nelle incertezze della politica. L’interesse si concentra sulle infrastrutture da realizzare, che nella visione di Assoporti segnerebbero la svolta positiva per il futuro. Per Daniele Rossi il Recovery plan è “un’iniezione progressiva di miliardi in opere infrastrutturali è lo stimolo che potrebbe cambiare significativamente la situazione”. Aspettativa in bilico con una crisi di governo di mezzo i cui esiti appaiono distanti da una conclusione. Un Paese senza Governo farebbe finire nelle secche anche i progetti di rilancio dei porti. “Il Recovery deve andare avanti, quei soldi sono disponibili, devono essere spesi”, sollecita Rossi, “da quegli investimenti dipende il futuro della portualità italiana e qualunque sia la situazione politica non è argomento che può essere messo in discussione”. La sinergia con l’Europa è per Assoporti indispensabile anche per questioni burocratiche e finanziarie. Bruxelles ha sanzionato l’Italia perché permette agli scali marittimi di non far pagare le tasse portuali. Un capitolo spinoso che va spiegato. La Commissione Europea è tornata il 4 dicembre 2020 sulla questione delle imposte alle società che operano nei porti italiani, ribadendo la richiesta di abolire le attuali esenzioni dal 1° gennaio 2020. Il primo richiamo inascoltato di Bruxelles è stato fatto nel 2016. Ora Assoporti per evitare sanzioni sta preparando un ricorso che per avere una possibilità di riuscita dovrebbe avere l’impegno del ministero dei trasporti. Di fatto con un Governo in crisi difficilmente la questione andrà a buon fine. In questo contesto però riemerge una volontà, quella che in Italia ritorni un ministero del mare.
“Quello di cui tutto il sistema marittimo, dai porti agli armatori, ha bisogno”, sostiene Daniele Rossi, “è un punto di riferimento che si possa dedicare a tempo pieno con competenza e autorevolezza alla gestione del mare. Il ministero del mare deve essere un’ambizione, ma potrebbe essere anche un viceministro, un sottosegretario con delega ai porti all’interno del ministero delle Infrastrutture e Trasporti”.
