Riqualificare le città potenziando il trasporto ferroviario regionale, il tpl e la sharing mobility, affidare la delega a un sottosegretario alla presidenza del consiglio dei ministri, predisporre un piano per la comunicazione e formazione. Sono le quattro richieste di Legambiente, Fondazione Guccione, Vinvinstrada e Kyoto CLUB per investire i fondi del Piano nazionale dei trasporti in una mobilità Vision Zero, azzerando le vittime della strada. In tutto un maxi investimento di 23 i miliardi, di cui 8 per rifinanziare il piano nazionale per la sicurezza stradale.
“Con il programma di investimenti che l’Italia deve presentare alla Commissione europea nell’ambito del Next Generation EU, si può e si deve cominciare una trasformazione della mobilità urbana”, scrive Legambiente.
L’obiettivo è pianificare azioni e risorse certe sul trasporto pubblico locale, su quello condiviso a basso impatto ambientale, su isole pedonali e ciclabilità diffusa, oltre a una politica di moderazione della velocità e della riduzione dell’uso dello spazio pubblico da parte dei veicoli privati, anche in sosta. Un fronte su cui l’Italia è in grave ritardo. E che l’ultima bozza del Piano nazionale sembra dimenticare mettendo ingenti risorse sui trasporti ma sbilanciando gli investimenti sulle grandi opere extra urbane e sull’alta velocità mentre serve un deciso impulso verso le reti di mobilità urbana e verso la sicurezza stradale in città.
“È necessario prevedere i giusti investimenti per mettere al primo posto, nei sistemi di trasporto, le persone e una visione di città che ne ridisegni l’assetto in maniera più sostenibile, dal punto di vista economico, sanitario, sociale”, sottolinea Legambiente, “Per questo Legambiente, insieme a Fondazione Guccione, Vivinstrada e Kyoto Club hanno presentato oggi una proposta di utilizzo dei fondi per la mobilità in città, che investa 23 miliardi su sicurezza stradale e mobilità sostenibile, trasposto ferroviario regionale, trasporto pubblico locale e sharing, di cui 8 miliardi sul fondo nazionale per la sicurezza stradale da spendere per riqualificare le strade urbane e le città e predisporre un piano di formazione e comunicazione per una “Vision Zero”, che cambi la cultura della mobilità oggi incentrata sull’egemonia dell’auto privata, azzerando morti e feriti su strada”.
Quattro gli assi prioritari del piano presentato oggi: riqualificare le città, potenziare il trasporto ferroviario regionale, il trasporto pubblico locale e la sharing mobility, affidare la delega a un sottosegretario alla presidenza del consiglio dei ministri, predisporre un piano per la comunicazione e la formazione.
Alla diretta Facebook promossa dalle Associazioni ambientaliste hanno partecipato tra gli altri: Alessandra Bonfanti, responsabile mobilità attiva Legambiente, Alfredo Giordani, presidente Vivinstrada, Matteo Dondè, urbanista esperto ciclabilità, Giuseppe Guccione, presidente Fondazione Luigi Guccione, Anna Donati, responsabile mobilità Kyoto Club, Roberta Frisoni, assessore Mobilità di Rimini e delegata ANCI, Rossella Muroni, vicepresidente Commissione Ambiente Camera dei Deputati, Diego De Lorenzis, vicepresidente Commissione Trasporti Camera dei Deputati, Andrea Ferrazzi, Commissione Ambiente Senato, Edoardo Zanchini, vice presidente Legambiente, Tullio Berlenghi, segreteria tecnica ministro Ambiente.
“Vision Zero vuol dire nuova mobilità, sicurezza stradale, ambiente, democrazia rappresentativa e diretta, rigenerazione urbana, decarbonizzazione”, fanno presente le associazioni ambientaliste, “Tra collisioni stradali e inquinamento urbano nel 2019 sono morte più di 83.000 persone: il costo sociale, sempre secondo i dati ISTAT di quell’anno, risulta pari a 16,9 miliardi di euro, l’1% del pil nazionale.
Questo sanguinoso tributo, che ha un costo sociale ed economico enorme, vede la velocità come causa principale delle collisioni stradali ed elemento che ne determina la gravità, ma non è inevitabile. Si può cambiare, semplicemente attivando il dispositivo ISA (Intelligent Speed Adaptation), moderando la velocità con maggiori controlli e la riduzione delle sezioni stradali e della velocità, aumentando il modale share e dissuadendo dall’uso del mezzo privato, rimettendo al centro delle città e della viabilità le persone e non le automobili, al centro della mobilità gli utenti e non i mezzi di trasporto. In una sigla: Città Vision Zero, che vanno realizzate non perdendo l’opportunità dei prossimi fondi in arrivo e in discussione”.
Le collisioni stradali uccidono ogni anno nel mondo 1,35 milioni di persone; sono la principale causa di morte per bambini e giovani di età compresa tra 5 e 29 anni, con una previsione mondiale al 2030 di 500 milioni di morti e feriti. Numeri spaventosi che non colpiscono solo le utenze vulnerabili (pedoni, ciclisti, disabili, bambini anziani) ma anche gli stessi automobilisti e motociclisti. Nel nostro paese nel 2019, gli incidenti stradali, oltre alla morte di 35 bambini, 534 pedoni e 253 ciclisti, hanno provocato quella di 1411 automobilisti e 698 motociclisti. Questa la “Proposta per la governance della mobilità dolce e sostenibile” e per un programma “radicale” con al centro le persone e non la motorizzazione privata: Riqualificare le città (5 mld di euro).
Rifinanziare il Piano Nazionale per la Sicurezza Stradale (L. 144/1999) per progetti di mobilità dolce cofinanziati dagli Enti Locali (vincolati all’ottenimento del finanziamento statale) con impegni dello Stato al 50% e per alcune priorità a fondo perduto o al 70%.
Potenziare il trasporto ferroviario regionale (5 mld di euro) e il trasporto pubblico locale e sharing mobility (10 mld di euro); finanziamenti che dovrebbero attivare cofinanziamenti (già predisposti nei Piani di Comuni e aziende); divieto assoluto di entrata nelle città per auto di grossa cilindrata.
Affidare a un sottosegretario alla presidenza del consiglio dei ministri l’organo di governance per coordinare, e armonizzare le loro azioni aiutando tutti i ministeri che hanno competenze su politiche mobilità, inquinamento e clima, sicurezza stradale: Infrastrutture e Trasporti, Ambiente, Salute, Politiche sociali, Istruzione.