Per il loro lavoro e l’impegno nella lotta contro il Covid sono diventati eroi. Poi purtroppo ci sono stati anche medici, infermieri e personale sanitario rimaste vittima dei contagi. Su questi ultimi dolorosi casi si è innescato anche un contenzioso economico che dovrebbe essere in via di risoluzione.
Molti lavoratori della sanità sono rimasti contagiati, altri hanno vissuto settimane da incubo lottando tra vita e morte, ma ci sono stato anche casi di decessi. Ora si discute sulla disponibilità economica per coprire i risarcimenti e i danni. A fare un passo avanti è la Fondazione Enpam, di concerto con l’Inail, che ha avanzato al ministro della Salute Roberto Speranza la richiesta di aumentare il finanziamento al fondo di Stato per i morti da infortuni sul lavoro.
La legge c’è e da un sostegno ai famigliari di quanti hanno perso la vita sul luogo di lavoro. Il fondo, infatti, fu istituito con la legge finanziaria 2007 e stabilisce il diritto a un’indennità una-tantum per tutti i lavoratori morti a seguito di infortunio professionale, indipendentemente dal fatto che siano iscritti all’Inail o meno. “Ne hanno quindi diritto anche medici e odontoiatri convenzionati e liberi professionisti”, sottolinea la Fondazione Enpam.
L’Istituto nazionale per l’assicurazione contro gli infortuni sul lavoro gestisce il fondo per conto dello Stato è per effetto del Decreto legge Cura Italia, tratta il Covid-19 come un infortunio se contratto per cause lavorative. Per questo, “a seguito della pandemia”, si legge nella lettera, “la dotazione del fondo per le morti da infortunio risulta ora insufficiente per coprire tutti gli aventi diritto”. Ora si attende che l’appello vada a buon fine.
“Un aumento”, sottolineano Inail ed Enpam, “della dotazione permetterebbe di riconoscere l’indennità ai familiari superstiti di tutti i medici e odontoiatri caduti lottando contro il Covid”.