Tanto Renzi è uno che azzarda quanto Conte è uno che non fa un passo più lungo della gamba. Il primo rischia e gioca al buio, il secondo calcola bene le mosse e va sul sicuro. E così ieri alla Camera, il Presidente del Consiglio ha fatto capire che non vuole correre nessuna avventura. Gli basta avere la fiducia con maggioranza assoluta alla Camera e maggioranza relativa al Senato. Preferisce continuare con questa squadra di ministri, opportunamente integrata. Non andrà da Mattarella, per dimettersi e ottenere, non essendo stato sfiduciato, il mandato di formare un nuovo governo. Le crisi si sa come iniziano e non si sa come finiscono. Non è un tirare a campare. Tutt’altro.
L’orizzonte è sempre quello di arrivare a fine legislatura e Conte è sicuro di poter raggiungere questo obiettivo a piccoli passi. Chi si accontenta gode, avrà pensato. E quindi avanti così ma con un respiro programmatico e politico ampio e ambizioso.
Conte ha chiuso definitivamente la porta a Renzi e ha dichiarato aperta una fase nuova. La novità sta nell’appello a europeisti, liberali e socialisti di venire allo scoperto e sostenere con convinzione l’attuale Governo che ha l’ambizione di arrivare a fine legislatura.
E questo appello indica l’apertura di Conte a nuovi scenari non per oggi e domani ma per quel che succederà dopo l’elezione del successore di Mattarella, tra un anno.
L’area politica cui Conte chiede di venire allo scoperto è frammentata. È presente in varia misura in diversi partiti e gruppi parlamentari. Non ha un centro di gravità che riesca ad amalgamarla, a darle una voce forte e un ruolo politico strategico. Deve conquistarsi uno spazio nel gioco bloccato da una forte destra paralizzata dal sovranismo antieuropeo e da una debole sinistra perennemente impegnata a cercare un po’ di tranquilla unità, un’isola che non c’è.
In questo scenario Conte sembra volersi ritagliare uno ruolo di tessitore e aggregatore di un’opinione pubblica che non ama gli eccessi, si sente atlantica, europea, liberale e ancorata a solidi valori della nostra tradizione repubblicana. Un’ampia area popolare e riformista.
Quando Renzi uscì dal Pd disse che avrebbe allargato la maggioranza attraendo consensi provenienti da delusi di Forza Italia, dei 5 Stelle e del partito del non voto. Si è visto come è andata a finire. Ora ci prova Conte in prima persona. Ma il suo obiettivo va oltre il consolidamento dell’asse Pd-5Stelle e guarda al futuro.
Intanto il Governo dovrà affrontare una navigazione non facile. C’è da giurare che Renzi, escluso dalla partita, farà fuoco e fiamme, un giorno si e l’altro pure. Per questo la maggioranza dovrà esser cementata politicamente e questo è il compito che spetta a Conte, Zingaretti e Di Maio che dovranno saper integrare i nuovi arrivati in maggioranza. Per un anno dovranno marciare uniti, realizzare progetti e riforme serie, meritarsi la fiducia dell’Europa. Dopo l’elezione del Capo dello Stato, gennaio 2022, i giochi riprenderanno in vista delle elezioni politiche del marzo 2023 o anticipate di qualche mese. Ma ora la parola d’ordine è governare bene.