Ha messo fuori gioco il sovranismo di Salvini, ha ridotto in modo consistente il populismo dei grillini e ha consentito la creazione e il mantenimento di un delicato equilibrio tra due forze come Pd e 5 Stelle quando erano distanti tra loro mille miglia. Non è poi così poco per un neofita della politica.
L’offensiva di Renzi ha avuto il risultato di provocare un miglioramento del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR). Probabilmente riuscirà anche a far definire meglio il centro di comando per l’attuazione del Piano, tenendo conto delle rigide linee guida della Commissione Europea. Forse riuscirà perfino a far nominare un uomo di fiducia di Conte come delegato per i servizi segreti. E questo dovrebbe bastare al leader di Italia Viva per attribuirsi il merito di aver in qualche modo rafforzato il Governo.
Ma se il suo obiettivo principale è far fuori Giuseppe Conte da Palazzo Chigi, Renzi probabilmente andrà incontro ad una sconfitta.
Il Presidente del Consiglio è oggetto di critiche non solo da parte dei giornali vicini all’opposizione ma anche da testate che non hanno alcuna simpatia verso la destra.
A Conte vengono rimproverati molti difetti ma non vengono riconosciuti meriti indubbi che ha avuto e che ha, a prescindere dagli indici di popolarità che rimangono molto alti.
Conte ha realizzato una serie di operazioni politiche che è ingiusto e anche sbagliato sottovalutare.
Ha messo fuori gioco il sovranismo di Salvini, ha ridotto in modo consistente il populismo dei grillini e ha consentito la creazione e il mantenimento di un delicato equilibrio tra due forze come Pd e 5 Stelle quando erano distanti tra loro mille miglia.
Non è poi così poco per un neofita della politica.
Dopo le elezioni del 2018 Conte fu scelto per guidare un Governo sovranista e populista, il peggio che poteva capitare all’Italia. Schiacciato da Salvini e Di Maio, l’avvocato gestì il suo ruolo con poca autonomia, facendosi imporre molte decisioni, ma evitando gli eccessi di una deriva anti-europea che sarebbe stata devastante. Dovette ingoiare molti rospi, soprattutto per l’invadenza di Salvini, e questo sicuramente lo aiutò il 20 agosto del 2019 quando decise di sbarazzarsi del suo vicepresidente del Consiglio con un coraggioso discorso al Senato che segnò la fine del Governo, l’estromissione del sovranismo e di una politica aggressiva e minacciosa verso alcuni diritti fondamentali della nostra civiltà giuridica.
Liberatosi di Salvini, Conte ha capito che in un’alleanza col Pd doveva fare di tutto per far cambiare idea ai 5 Stelle su una serie di pregiudizi ispirati dal populismo e da certa demagogia. Dei vecchi NO (Tav, Tap, Ilva) non è rimasto nulla. L’ultimo tabù è il MES, una sorta di bandierina che Conte ha dovuto concedere a Di Maio per evitargli un’ulteriore umiliazione. Per il resto c’è stata una marcia indietro sui decreti sull’immigrazione, la linea giustizialista comincia a mostrare crepe e la svolta europeista è ormai irreversibile.
Ma il vero punto di forza di Conte è il suo ruolo politico: è apparso subito come l’unico punto di equilibrio della nuova alleanza tra sinistra e 5 Stelle. Probabilmente Renzi, che favorì questo patto, era sicuro che l’alleanza giallo-rossa sarebbe durata poco sotto il continuo bombardamento di Italia Viva. Facendo l’opposizione interna alla maggioranza, Renzi poteva immaginare due scenari. Il primo: raccogliere gli scontenti del PD verso i 5 stelle e Zingaretti, sommarli con i delusi di Forza Italia che non volevano essere cannibalizzati dalla Lega e creare un’area del 10-15% sotto il controllo renziano. Ma questa operazione non è riuscita.
Il secondo obiettivo di Renzi poteva essere quello di indebolire Conte e prenderne il posto. Forse a questo Renzi non ha ancora rinunciato. Ma Conte gli sta smontando tutte le obiezioni legate ai contenuti lasciandogli in mano solo la carta dell’ostilità personale, un argomento che Renzi non potrà far valere né in Parlamento né al Quirinale.
Conte ha commesso alcuni errori, dovrebbe prestare maggiore ascolto a consigli disinteressati che gli vengono da chi non gli è ostile e accelerare su molte riforme.
Ma gli osservatori politici che criticano Conte auspicandone la fine sottovalutano ciò che di molto positivo Il Presidente del Consiglio ha fatto e non danno peso a questa semplice considerazione: senza Conte avremmo o il governo antieuropeo-sovranista e populista pilotato da Salvini o una fragile alleanza Pd-5Stelle paralizzata dalla voglia di protagonismo di entrambi i partiti. Diamo a Conte ciò che è di Conte e poi riempiamolo pure di critiche.