Quanti governi si alterneranno in Italia da oggi al 2026? La domanda non è priva di conseguenze. C’è un particolare che sfugge a molti: i soldi devono essere impegnati entro il 2023 e vanno tutti spesi entro il 2026. I tempi sono strettissimi. L’uso saggio ed efficiente dei 209 miliardi del NGEU (Next Generation EU) è l’ultima occasione che abbiamo per assicurare all’Italia un futuro di prosperità e non di impoverimento.
Questa volta non avremo alibi e non potremo prendercela con nessuno.
Se, per sventura, dovessimo cambiare 3-4 governi nel volgere di 5 anni le conseguenze sarebbero devastanti. Immaginiamo il balletto dei Ministri e dei loro staff che si alternerebbero, il disorientamento della Pubblica Amministrazione, il cambiamento continuo di dirigenti legato allo spoil system, il rallentamento brusco di tutti i processi decisionali derivanti dal continuo cambiamento di maggioranze che avrebbero la tentazione di ritoccare progetti in corso di realizzazione. Sarebbe un caos devastante che bloccherebbe il flusso dei finanziamenti europei: la fine per l’Italia.
È uno scenario lontano dalla realtà? Mica tanto.
Il Conte2 non si sa se sopravviverà e come agli attacchi di Renzi. C’è già chi ipotizza un nuovo governo all’indomani dell’inizio del semestre bianco di Mattarella. Dopo l’elezione del capo dello Stato, o un anno dopo, ci saranno elezioni politiche e per conseguenza un altro Governo. Da qui al 2023 avremmo così già 3 governi. Se il prossimo Parlamento non avrà una maggioranza forte e stabile (molto difficile con la legge elettorale attuale e con quella proporzionale che si profila) continuerà il carosello dei Governi che nascono e cadono perchè un partito della coalizione cambia idea. Insomma, da oggi al 2026 l’Italia potrebbe essere squassata da una continua instabilità politica che peserebbe come un macigno sull’utilizzo dei fondi europei.
Per questo, forse, sarebbe opportuna una legge speciale che fissasse procedure e governance del NGEU sottraendole al mutare dei governi e introducendo, come suggerito da Cassese, anche la sospensione di alcune attività di controllo della Corte dei Conti e dell’Anac.
Vista l’importanza strategica di questo passaggio storico per l’Italia ci si aspetterebbe di leggere sui giornali molti interventi su questo argomento e di assistere a dibattiti approfonditi nei talk show. Nulla di tutto questo. Eppure ci sono coloro che, anche al di fuori della politica, elaborano proposte interessanti in particolare per quanto riguarda il soggetto che dovrà gestire i fondi. Tra questi citiamo la Fondazione Ugo La Malfa e Assonime, che meriterebbero attenzione.
La Fondazione La Malfa propone di creare una struttura straordinaria l’Istituto Next Generation-EU (ING-EU). Esso dovrebbe mettere insieme i progetti coerenti con le scelte generali del Governo approvate dal Parlamento, scegliere i migliori e seguirne l’attuazione. Guidato da una personalità di prestigio (Draghi, Cassese, Cottarelli) riferirebbe ad una commissione parlamentare di vigilanza eletta a maggioranza qualificata, quindi con il coinvolgimento dell’opposizione. In tal modo si supererebbe la frantumazione delle procedure tra Ministeri, Regioni, Comuni, centinaia di stazioni appaltanti e si potrebbe assicurare una gestione efficiente che rispetta i tempi imposti dall’Europa.
Assonime, invece, propone di istituire un Ministero senza portafoglio con tutte le deleghe necessarie per centralizzare le decisioni che devono essere poi attuate servendosi delle strutture esistenti dei Ministeri senza ricorrere a soggetti esterni.
Un’altra idea di governance, sostenuta soprattutto da Sabino Cassese e Mario Baldassarri individua nel CIPE (ora denominato CIPESS) l’istituzione interministeriale che potrebbe assicurare il coordinamento delle decisioni prese dal Governo.
Si tratta di soluzioni diverse da quella cabina di regia inizialmente proposta da Palazzo Chigi e ora rimessa in discussione insieme alla struttura stessa del Conte 2.
Come ha ricordato Giorgio La Malfa, già ai tempi del Piano Marshall, la Banca Mondiale sollecitava l’Italia a dotarsi di procedure straordinarie visto che la Pubblica amministrazione non funzionava. Per questo De Gasperi creò quel gioiello che si chiamò la Cassa del Mezzogiorno e che ebbe un ruolo notevole nella ripresa postbellica non solo per il Sud.
Pensiamoci bene e in fretta.