“Meglio una sconfitta pulita che una vittoria sporca” sono le parole del nostro Sommo Pontefice, Papa Francesco, a proposito delle competizioni sportive nelle quali anche Lui si cimentò da piccolo, giocando a calcio e a basket. Ha sintetizzando la sua “enciclica laica” – personale visione dello “Sport” – in sette parole chiave quali: lealtà, impegno, sacrificio, inclusione, spirito di gruppo, ascesi e riscatto.
Sarebbe un segnale di pura civiltà fare tesoro di tale motto e dell’intero “setticlavio” sempre e ovunque si svolgano competizioni: per meriti comparativi, per capacità o per titoli, specie nei pubblici concorsi e, perché no, anche nella politica, visto e considerato che, da una certa fascia sociale, viene definita anche sporca.
Rino Formica, classe 1927, membro di rilievo del partito socialista, con una carriera politica ultra decennale alle spalle, usò un linguaggio ancora più forte, affermando che “La politica è sangue e merda”.
Per fortuna che alcuni la definiscono “arte nobile”, altri “missione” ed altri ancora “vocazione a servire”; mentre qualcuno, probabilmente, proverà ad associarla persino alla “chiamata dal Signore”.
Per talune persone, invece, ha assunto la colorazione di posto fisso, trasmissibile agli eredi; di questi casi in Parlamento, nelle 20 Regioni e nei circa 8 mila comuni d’Italia ve ne sono a sufficienza, senza considerare gli incarichi collaterali.
Sono situazioni che inducono a riflettere seriamente, specie alla luce dell’attuale quadro politico e delle problematiche che ci trasciniamo, come zavorre, da decenni, ci avvolgono, ci assillano e ci perseguitano, quali l’inquinamento dell’ambiente, la dilagante delinquenza, il fenomeno dell’economia sommersa e della carenza del lavoro, in tandem con la corruzione e con l’evasione fiscale ed infine la tutela della salute, problema cardine che stiamo vivendo con tutti i sensi, avendo la pandemia da Covid-19 messo in ginocchio l’Italia, seminando morte ed inasprendo gli animi di tutti i consociati, soprattutto a causa dei “capi politici litigiosi”, come non mai in questo momento storico, alla ricerca spasmodica di poltrone e consensi sotto forma di ricette, consigli, soluzioni e formule magiche per il bene della Patria.
In particolare, chi insegue, vantaggi di parte, oltretutto con metodi ambigui, con arroganza o con formule tra velate minacce o palesi ricatti, abusando di posizioni di prestigio e di visibilità istituzionale, non rende un buon servizio al Paese e – se politico nazionale – tradisce ANCHE il mandato parlamentare, venendo meno a quel dovere etico, morale e di pubblica affidabilità, sintetizzati nell’articolo 67 della Costituzione quando afferma che “Ogni membro del Parlamento rappresenta la Nazione ed esercita le sue funzioni senza vincolo di mandato”.
Parole abusate, parole a casaccio, parole superflue, parole ridondanti che producono effetti dannosi, a volte deleteri, funesti come questa epidemia, propagandate a dismisura – gratuitamente e deliberatamente – e divulgate con i più disparati mezzi di informazione e di comunicazione, network compresi, con insistenza, fino alla nausea e con la pretesa di prevaricare sulla ragione e sul buonsenso.
Personaggi che della politica ne hanno fatto un’arte, una professione, un investimento duraturo, in alcuni casi in cointeressenze con familiari, parenti, amici ed amici degli amici, con sottili legami ed unità d’intendi, non sempre trasparenti.
Non c’è pace in casa Conte da quando da tranquillo professore universitario venne prestato alla politica, pur non mancando di continuare a parlare di diritti e di doveri, a stipulare contratti ed a proporsi come l’avvocato degli italiani per difenderli da minacce di “uomini soli al comando” ed ora dall’attacco pandemico da Covid-19.
Un premier non politico che ha dovuto immediatamente improvvisarsi tale e misurarsi con le intemperanze di politici di professione, di quelli ambiziosi, caparbi e determinati, meravigliando il popolo italiano per la sua costante pazienza, per la sua calma e la sua perseveranza nell’inventarsi sempre nuove soluzioni per tenere a freno, unite e combatte, personalità diverse, come difficile verso cavalli senza briglie.
E proprio sulle disomogenee forze in campo per provenienze e per comportamenti abituali di alcune, anche il Massimo Cacciari, filosofo, politico, accademico ed opinionista, già sindaco di Venezia, ebbe di recente ad affermare la sua personalissima visione:
“È il solito teatrino politico. Succedono le cose più scontate del mondo, assistiamo ormai a reazioni pavloviane.”
Alcuni ministri, infatti, sembrano affidati, a giornate, al Governo, in balia delle onde, ovvero degli umori dei loro datori di lavoro.
C’è chi, invece, dall’esterno, invoca pace fiscale, rottamazione di tributi, sblocco di cantieri e garanzie di lavoro, purché “prima agli italiani”; affianca le organizzazioni di beneficenza, Babbo Natale e chissà, forse pure la Befana.
Ma c’è anche chi, nel sentore della famosa coda di paglia, vede traditori ed imboscate dappertutto e si intestardisce affermando che da solo è capace a fare tanto male al Governo; le due donne le ha in pugno ed Ivan ancor di più. Giura che questa volta va a casa il Governo e pure lui perché non cerca poltrone ma il bene del Paese. Ma ci si dimentica che la politica guerreggiata è il veleno della democrazia e neanche l’Orlando furioso, sospettato di cercare altrove i “responsabili”, non ci sta.
Però, da un po’ di tempo, si assiste ad un fenomeno strano; tutti vedono, stravedono e sognano Mario Draghi dappertutto: al Governo come Ministro al posto di…, come presidente del Consiglio a sostituire l’attuale; tanti altri lo immaginano già sul Colle a subentrare al Sant’Uomo Sergio Mattarella che, probabilmente – a tempo debito – sarà convinto a proseguire nella sua esemplare funzione di Presidente della Repubblica, capo dello Stato e rappresentante dell’unità nazionale, come dispone l’articolo 87 della Costituzione della quale è il garante.
Di Mario Draghi, il fu presidente del Consiglio, dice che “è una persona straordinaria” e che, proprio di recente, ha anche dato buoni consigli al governo. Su questo si è d’accordo e si condividono tutte le onorabili qualità del personaggio che custodisce nella sua lunga e poliedrica carriera; non c’è assolutamente da dubitarne.
Basta ricordare che ha ricoperto numerosi prestigiosi e delicati incarichi in Italia ed all’estero, tra i quali quello di Governatore della Banca d’Italia ed in ultimo quello di Presidente della Banca Centrale Europea.
Non si può non dire “tanto di cappello”, ma lasciamo che decida con la propria testa cosa vuole fare ancora nella vita ed in che modo rendersi utile al Paese. Sicuramente non è persona che tenga a riposo la mente ed al momento propizio renderà palese il suo sempre straordinario ed esclusivo impegno nel dare lustro alla nostra Italia.
Conte, attualmente, non ha bisogno di tutori e neanche di protutori e, pertanto lasciamolo pure che lavori in pace e se avrà bisogno di ricorrere a “responsabili” lo saprà lui, salvo che la Presidente del Senato non decida di segnalare al Colle desideri di scioglimento della propria Camera, come prevede l’articolo 88 della citata Carta Costituzionale. Quella dei Deputati, al momento, non sembra tempestosa.
Intanto il Conte2, con la speciale forza della pazienza che lo contraddistingue, si accinge ad essere ricordato come l’uomo che, col suo Governo, ha gestito la crisi pandemica da Covid-19 nel XXIII secolo.
Lui sarà sicuramente l’uomo dell’anno 2020, di cui parleranno i libri di storia per aver mantenuto la schiena dritta e sotto controllo a botte di d.p.c.m. l’intero popolo italiano – fatta salva qualche debita eccezione per atti di altrui spavalderie -, l’economia e, col sacrificio della compressione del valore primario, quale la libertà per proteggere il bene supremo, di tutti la vita.