Nel periodo estivo luglio-settembre, le presenze dei clienti negli esercizi ricettivi sono complessivamente il 63,9% di quelle dell’anno precedente. Il calo è dovuto soprattutto alle presenze dei clienti stranieri, sono soltanto il 39,7% rispetto allo stesso trimestre del 2019; per i clienti italiani sono l’86,2%. Nei primi tre trimestri del 2020 diminuiscono drasticamente i viaggi svolti per motivi di lavoro dai residenti nel nostro Paese (-59%) e, in misura minore ma comunque ampia, quelli per vacanze (-23%).
È quanto emerge dai dati del Report Istat sul movimento turistico in Italia. Nei mesi del lockdown (in particolare, dall’11 marzo al 4 maggio) la domanda quasi si è azzerata e le presenze nelle strutture ricettive sono appena il 9% di quelle registrate nello stesso periodo del 2019. Complessivamente nei mesi del lockdown, la variazione, rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, è pari a -91% con una perdita di quasi 74 milioni di presenze, di cui 43,4 milioni di clienti stranieri e 30,3 milioni di italiani. A livello territoriale, i dati indicano che le flessioni più consistenti delle presenze hanno interessato di più le Isole (-62,7% rispetto all’anno precedente) e le regioni del Nord-ovest (-61,9%).
La categoria delle grandi città, composta dai 12 comuni con più di 250 mila abitanti, che nel 2019 aveva registrato circa un quinto delle presenze dell’intero territorio nazionale, è quella che soffre maggiormente la riduzione della domanda rispetto all’anno precedente, con una flessione delle presenze nei primi 9 mesi del 2020 pari al -73,2%. Infine, la diminuzione della domanda e i cambiamenti nella scelta delle destinazioni, del tipo di alloggio e della durata del soggiorno fanno presumere un forte impatto sulla composizione e la distribuzione della spesa turistica per l’anno in corso.