L’Italia si presenta divisa sui progetti legati al piano europeo.
Conte ha partecipato ieri al vertice di Bruxelles potendo mostrare l’approvazione dei due rami del Parlamento alla riforma del Meccanismo Europeo di stabilità, il MES; non ha potuto invece parlare, negli stessi termini istituzionali e di consenso, del piano italiano per l’utilizzo delle ingenti disponibilità offerte dal Recovery Fund.
Un intervento, questo dell’Europa, che ormai si profila possibile e tempestivo, dopo la mediazione di successo della Cancelliera tedesca Merkel perché Polonia e Ungheria rinunciassero al veto sul bilancio preventivo dell’UE, e verso il quale l’Italia si presenta però con la maggioranza ancora divisa sugli strumenti più opportuni per gestire i progetti legati al piano europeo.
Sull’ipotesi della cabina di regia immaginata da Palazzo Chigi sono esplicite le valutazioni negative di Renzi, ma è altrettanto evidente che le sue posizioni trovano echi favorevoli nel gruppo dirigente del Partito Democratico e nella stessa sinistra di LEU.
Conte, le cui doti di mediazione sono ormai note, ha già compiuto un primo passo in direzione di Renzi accettando che la struttura di coordinamento vada indicata in un apposito decreto legge e non più nel corpo della manovra finanziaria; ha inoltre convenuto sulla salvaguardia del ruolo dei ministri, oltre che del Parlamento, con il conseguente ridimensionamento dei poteri che si era pensato di affidare ai manager della cabina di regia.
La prossima settimana sarà cruciale. Potremo finalmente capire se le controversie esistenti possano essere composte, nel segno di una collegiale assunzione di responsabilità nei confronti di un Paese, il nostro, che soffre le conseguenze economiche e sociali non solo della pandemia.
Sempre nei prossimi giorni si aprirà una fase difficile di riflessione all’interno del movimento cinque stelle, dove è emerso con il voto di ieri un gruppo di contestatori, che ha forse uno spazio di riferimento più ampio in una base che vive con crescente frustrazione il progressivo accantonamento degli obbiettivi e delle parole d’ordine delle origini.
Un malessere, frenato e limitato dalla amara constatazione emersa dai sondaggi che eventuali elezioni politiche anticipate comporterebbero, nella più benevola delle ipotesi, il dimezzamento dell’attuale rappresentanza parlamentare.