I recenti eventi legati alla pandemia hanno rilanciato con forza il ruolo delle vendite online, spingendo anche i più recalcitranti ad acquistare beni e servizi direttamente sul web. A confortare tale impressione ci sono i numeri: secondo le rilevazioni del consorzio Netcomm, durante il lockdown ben il 77% delle aziende che vende i propri prodotti online è riuscita ad acquisire nuovi clienti, mentre secondo Revolut, durante la quarantena, i due principali siti di e-commerce Amazon e Ali Express hanno aumentato il loro giro di affari, rispettivamente, del 38% e del 103%.
Per comprendere meglio questo mondo, e supportare tutti coloro i quali vogliono avvicinarsi a questa rivoluzionaria modalità di commercio La Discussione ha incontrato Francesca Bassa, avvocato da circa un decennio attiva nel campo della protezione dei dati e cybersecurity, tra i maggiori esperti di protezione dati e social media, docente di alta formazione e consulente legale nel settore del marketing e comunicazione su tutto il territorio nazionale.
Avvocato Bassa, l’attuale emergenza ha incentivato le aziende ad investire sul digitale e quindi ad aumentare la propria visibilità online attraverso siti di e-commerce. Tuttavia, crearli non è semplice: rendere il progetto efficace e redditizio è complesso e richiede il rispetto di alcuni requisiti di legge, fiscali e burocratici. Può indicarci quali sono gli aspetti principali da adottare prima di avviare un progetto e-commerce?
In questo periodo il commercio elettronico consente grandi potenzialità di business. Il 2020, può considerarsi un anno positivo per il digitale, in cui i cittadini e le aziende scoprono la possibilità di vendere e acquistare online. Tuttavia, vendere online non è semplice ed occorre rispettare diversi obblighi di legge e numerosi adempimenti che spesso disincentivano i piccoli e medi imprenditori nell’investire in piattaforme, ex novo. Nella pratica, fin dal momento iniziale della progettazione è fondamentale farsi assistere, non solo dall’agenzia di comunicazione, ma anche da legali esperti in privacy e specializzati in contrattualistica. Tra i principali aspetti che un’azienda è tenuta a dar conto, rientrano sicuramente il rispetto della protezione dei dati, l’avvio per conseguenza di un assessment che incentivi l’imprenditore ad analizzare l’intero flusso dei dati e gli eventuali rischi connessi. L’aspetto privacy diventa allora imprescindibile potendo essere soddisfatto solo attraverso un’accurata analisi di contesto, conformemente ad uno degli architravi dell’intero impianto normativo costituito dalla cd “privacy by design”, ovvero la definizione dell’e-commerce in ottica GDPR compliant.
Quali sono le questioni legali legate alla privacy che occorre affrontare quando si vuole avviare un progetto di e-commerce?
Quando si crea un e-commerce occorre prima di tutto definire la squadra: marketing, comunicazione e team legale chiamati tutti a lavorare all’unisono. E’ fondamentale poi che l’imprenditore si faccia assistere da consulenti legali esperti in materia. Da un punto di vista della “data protection”, è necessario prestare molta attenzione considerando ad esempio che le aziende rispettino il GDPR, legge (complessa e soggetta a diverse intepretazioni. Un e-commerce per essere affidabile e garantire di conseguenza la sicurezza, deve rispettare i canoni di cui al GDPR.
Tra le varie questioni in materia di data protection che un imprenditore deve affrontare si segnalano, a grandi linee i seguenti passi: l’analisi contrattuale e la produzione di documenti, il rispetto della privacy by design, le procedure di data breach e la valutazione di impatto sul rischio. Come si può notare molteplici sono dunque gli aspetti da tener ben presente in specie la gestione di eventuali richieste di clienti e/o prospect.
Si parla di marketplace ed e-commerce: quali sono le differenze?
Oggi si sente parlare molto di marketplace. Queste piattaforme tendenzialmente sono già “strutturate”. L’imprenditore è come se, in un certo qual senso, si limitasse solo ad “affittare” uno spazio virtuale. L’e-commerce invece va considerato come un negozio a tutti gli effetti, che deve essere costruito tendenzialmente ex novo. Dunque avviarlo richiede ulteriori costi e maggiori investimenti, come ad esempio la creazione di un team di lavoro, inoltre più elevati saranno i rischi legali dell’imprenditore. La scelta tra questi due strumenti dipende da molteplici aspetti, come ad esempio la struttura dell’azienda specie se già strutturata e se il prodotto che si vuole vendere è sia un brand conosciuto. Al contrario, se non si disponesse già di una community, essendo alle “prime armi“ sarebbe bene consigliare di appoggiarsi o rivolgersi a provider tipici e standardizzati.