mercoledì, 18 Dicembre, 2024
Economia

Le due Italie

Crisi sempre più profonda di imprese e famiglie e Piazza Affari in festa per i record di borsa

Le disuguaglianze di due Italie che la politica non riesce a colmare. Occupazione e reddito bassi impongono riforme e impegni concreti. La crisi sanitaria e sociale ha accelerato le differenze tra cittadini. Servono riforme e tregue fiscali, aiuti economici a chi ha bisogno. Far ripartire l’economia significa far ripartire occupazione e dare opportunità di crescita a tutti.

Borse sempre su “terreni” positivi, rialzi stellari di scambi. I titoli di apertura dei media sono festosi: Novembre a Piazza Affari da record, le Borse festeggiano, Corsa degli investimenti e investitori.

Al rovescio, ma molto al rovescio i report Istat e Caritas parlano di un balzo della povertà che lambisce settori e famiglie prima economicamente stabili. In questo caso a correre sono indigenza ed emarginazione.

Per l’Istituto nazionale di statistica ci sono in Italia 13 milioni e mezzo di persone che non cercano più lavoro, inoccupati pur essendo in età lavorativa. Non lo cercano perché non c’è o almeno non hanno i profili professionali giusti. Così come molti giovani che non studiano e non lavorano. In questo scenario c’è il conto alla rovescia per lo stop al blocco dei licenziamenti che toglierà il paracadute a migliaia di lavoratori che senza decreto legge sarebbero già privi di un impiego. A questi dati c’è da aggiungere i milioni di italiani e di imprese che sono segnalate come cattivi pagatori dalla Centrale rischi finanziari (Crif). Un marchio che impedisce di avere una linea di credito per rilanciare una azienda o una famiglia. Di fronte a questi dati,

abbiano due Italie una che festeggia e che cresce puntando sui titoli giusti e l’altra che prega per non finire sul lastrico. Questa riflessione è presa dalla realtà di questi mesi. Attualità che ripropone una nostra drammatica visione del Paese. Ossia il grande irrisolto – nemmeno affrontato – tema delle disuguaglianze. Le differenze socio economiche diventano sempre più stridenti, le difficoltà per i giovani ad inserirsi

nel mondo del lavoro appaiono insormontabili. Rimane il problema dell’occupazione femminile che, al di là dei proclami, non trova sbocchi concreti. Così come le gravi preoccupazioni per il futuro di milioni di lavoratori autonomi e partite Iva.

Nel gettare, invece, uno sguardo oltre la barricata, ossia tra chi ha resistito meglio alla crisi per le migliori condizioni economiche e di impiego lavorativo, abbiamo un dato interessante e sbalorditivo che ci arriva dalla analisi della Confcommercio sui flussi finanziari relativi ai depositi in banca. I risparmi di una parte di italiani, in particolare i soldi detenuti in forma liquida sono cresciuti di 80 miliardi di euro nei primi sei mesi del 2020 rispetto alla prima parte del 2019. Sono cifre chiare, dati che non possono rimanere confinati nella pubblicistica o appesi a qualche commento estemporaneo. Il silenzio di chi è in difficoltà non è un buon segno. Significa che non c’è nessuno che sappia ascoltare e, soprattutto, agire in loro favore. Parliamo non di una minoranza ma di una Italia in difficoltà vere, milioni di persone, di famiglie che non hanno nulla da festeggiare, ma iniziano a covare una diffidenza profonda verso la politica, le istituzioni e lo Stato. Serve una svolta e non bastano le parole. Sono necessarie riforme e tregue fiscali, aiuti a chi ha bisogno, incentivi alle imprese, politiche del lavoro per il sud. Sgravi e progetti di rilancio dell’economia. Non c’è molto tempo, il disagio aumenta giorno dopo giorno, e tra pochi mesi più che in piazza affari bisognerà arginare le proteste di piazza.

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