Sono sufficienti le informazioni che stanno pervenendo dalle case farmaceutiche? “Solo comunicati stampa abbiamo letto finora, aspettiamo altro. Ben altro”. A parlare così su Affari italiani è Maria Rita Gismondo, direttrice del laboratorio di microbiologia clinica, virologia e diagnostica delle bioemergenze del Polo Universitario Ospedale Sacco (Milano). Ma non è l’unica esperta del settore a dubitare ancora della soluzione, troppo “magica”, del vaccino anti-Covid.
Giorni fa abbiamo intervistato il virologo Giulio Tarro per il quale infatti questo procedimento ricalca grosso modo le stesse tecniche che negli anni passati hanno portato a respingere gli Ogm nell’ambito floreale. Si tratterebbe infatti di acidi nucleici che verrebbero utilizzati nel nostro sistema genetico in modo non ordinario. Il rischio sarebbe un’alterazione genetica tale da scompaginare l’intero sistema immunitario, trasformando in pericolosi killer dei normalissimi virus con cui conviviamo tranquillamente.
A detta della dottoressa, tra l’altro, la Pfizer sarebbe l’azienda più costosa, e questi vaccini pare abbiano bisogno di freezer. Si tratterà di un rimedio, poi, che non previene l’infezione da Covid-19 ma ne attenua i sintomi.
In questo quadro rimanere perplessi è lecito. Visto che si parla di sperimentazioni e valutazioni fatte in tre settimane. Sembrerebbe proprio che Gennaio sia una data prematura per procedere in tal senso. D’altronde il primo a dirlo è stato il dottore Andrea Crisanti che, da Massimo Giletti, su La7, ha detto chiaramente: “Senza i dati non mi vaccino. Abbiamo finora sentito solo affermazioni di carattere commerciale, che hanno anche avuto effetti sul valore delle azioni, ma non c’è niente di male. Ma gran parte di questa ricerca è fatta con soldi pubblici, quindi è giusto che ci mostrino i dati”.
La questione su cui i medici sono perplessi è dunque tutta relativa alla trasparenza, una posizione condivisa da numerose riviste scientifiche.
(Lo_Speciale)