Con chi me la prendo? In una democrazia trasparente e funzionante dovrebbe essere facile per il cittadino sapere a chi rivolgere le proprie rimostranze per ciò che non funziona e chi sanzionare nella cabina elettorale per il mancato rispetto degli impegni presi.
Affinché questo si verifichi deve essere chiara la distribuzione dei poteri e delle responsabilità connesse. Si deve poter sapere a chi spetta un determinato compito, chi risponde di che cosa.
L’assenza di questa banale chiarezza nella catena dei comandi genera una situazione che di democratico ha ben poco perché sottrae al detentore della sovranità, il popolo, cioè i cittadini, la possibilità di poter controllare chi è stato delegato ad esercitare il potere.
Di fronte a competenze ingarbugliate, frammentate, sovrapposte, confuse, con catene di responsabilità non trasparenti il cittadino si sente smarrito, impotente, vittima di una doppia ingiustizia: subisce un torto e gli viene negato anche il diritto di sapere chi glielo ha fatto.
Se guardiamo alla situazione italiana, lo scenario della frantumazione e confusione dei poteri è raccapricciante. È rarissimo trovarsi di fronte ad attribuzioni precise e inequivocabili di poteri/responsabilità. Nella stragrande maggioranza dei casi ci si trova di fronte ad un’interminabile catena di matrioske ognuna delle quali ne contiene un’altra. Gli esempi? Infiniti.
Cominciamo dal diritto “fondamentale” alla salute che dovrebbe essere tutelato in maniera speciale trasparente. Se un pronto soccorso di un ospedale non funziona di chi è la colpa? Della Direzione sanitaria, del Direttore generale della Asl, dell’Azienda regionale della sanità, dell’Assessore regionale alla sanità, del Ministro della salute, del Ministro dell’Economia e delle Finanze che gestisce i cordoni della borsa…Chissà.
È un continuo scaricabarile, una fuga dalle responsabilità a volte non per vigliaccheria ma per l’oggettivo garbuglio di poteri che rimandano l’uno all’altro in una inestricabile matassa che soffoca il malcapitato cittadino.
Lo stesso succede per la difficile vita quotidiana di chi vive in una città, per esempio, la capitale d’Italia. Periodicamente scatta l’emergenza rifiuti. Di chi è la colpa? Dell’Ama, dell’Assessore competente, del Sindaco, della Regione? Chissà. E che dire della viabilità e dei trasporti e di tutti quei settori in cui i Municipi hanno spezzoni di competenze i cui confini non sono mai chiari?
Nella giungla dei poteri ciascuno si sente legittimato a non sentirsi responsabile di nulla se non di un adempimento burocratico limitatissimo ma confinante e mescolato con mille altre competenze che non dipendono da lui. Così ognuno ha la coscienza tranquilla e il cittadino-vittima si deve mettere l’anima in pace e annegare nella nebbia delle irresponsabilità altrui.
È una situazione intollerabile che va radicalmente modificata per ridare efficienza complessiva al sistema Italia e per rivitalizzare la democrazia.
A lungo andare la giungla dei poteri finisce per alimentare la richiesta di un potere concentrato, forte, purché identificabile. È una deriva pericolosa che può rapidamente portare a tentazioni autoritarie che a volte nascono proprio da sane esigenze democratiche troppo a lungo insoddisfatte.
Nell’agenda dei prossimi mesi sarebbe opportuno inserire una revisione radicale della struttura dei poteri e delle responsabilità e semplificare le catene di comando.