Dolcetto o scherzetto? Salvini prima ha preparato un bel piattino a Berlusconi. Poi ha detto che si trattava di un malinteso. E i due si sono spiegati. Ma si sono spiegati?
In realtà, è stato un avvertimento bello e buono. Un messaggio in codice. Come dire, caro Silvio non ti azzardare a mollarci, nel nome e nel conto delle tue aziende, non farti irretire dalle sirene dem che in mala fede vogliono solo acquisirti, associarti al giochetto pacificatore, trasversale, che ha unicamente due scopi: rompere l’unità del centro-destra, indebolirlo, e puntellare il governo giallorosso della pandemia.
Come spiegare altrimenti l’emendamento in Commissione Affari Costituzionali, presentato dalla relatrice del Pd, Valeria Valente, col fine di proteggere Mediaset dal colosso transalpino guidato dal finanziere bretone Bollorè?
Una strategia ruffiana che ha indossato solo occasionalmente i panni della difesa “sovranista economica”. Ma c’è l’inganno. Tutti ricordano infatti, il livore, l’ostilità, la contrapposizione ideologica della sinistra nei confronti del potere mediatico del Cavaliere, reo di indottrinare, turlupinare, gli italiani per mere questioni di consenso elettorale. Anche se poi, va detto, al momento decisivo, il conflitto di interessi, mantra che avrebbe potuto uccidere veramente Silvio, e che l’ha cucinato a fuoco lento, è stato sempre ridimensionato, rarefatto, accantonato, proprio dai vari D’Alema (c’era allora in ballo la Bicamerale), dai vari Pier Luigi Bersani, fino a Renzi. Questa è la storia degli ultimi decenni della nostra Repubblica.
Ma veniamo al giochetto di Matteo. Prima la Lega ha votato no all’emendamento in Commissione. Scatenando le ire dagli alleati. L’azzurro Andrea Cangini ha tuonato: “Per Salvini contano prima i francesi e poi gli italiani”. Poi a fine giornata, il voto è stato corretto con l’astensione in Aula al Senato. Approvato l’emendamento quindi, tutto è finito bene.
Ma gli effetti? Il segnale deve essere arrivato comunque. È l’ultima puntata di una logorante guerra di nervi tra un centro-destra a trazione leghista in bilico e uno schieramento diverso ipotetico a guida centrista che il Cavaliere vorrebbe ripristinare, modello 1994, che ha in Salvini la vittima sacrificale.
La comunicazione del leader leghista sull’argomento è stata chiara e “pedagogica”. Leggere tra le righe: “Mediaset è una grande azienda italiana. Ma gli emendamenti che sono presentati alle 10 di sera, e che arrivano alle 9 di mattina in Commissione, non risolvono i problemi. Una grande riforma organica, non si fa di notte con un emendamento al decreto Covid, ma si fa con trasparenza in Aula”.
In soldoni, il primato nazionale è salvo, ma la bacchettata a Berlusconi è diretta: non fare inciuci.
(Lo_Speciale)