Questa volta ce la siamo cavata con un “saluto”. In Italia erano le 3:22 del mattino del 25 luglio quando la Terra ha rischiato di essere colpita da un asteroide che ha sorpreso tutti per il suo inatteso presentarsi nei paraggi del nostro pianeta: a soli 80 mila chilometri, ossia una distanza di sicurezza ma anche limite. Un bolide dubito battezzato “2019 OK”, delle dimensioni comprese tra i 57 e i 130 metri, ossia potenzialmente da catastrofe per la Terra. Facendo un po’ di raffronti si comprendono meglio i pericoli scampati: stando ai calcoli delle dimensioni “2019 OK” è il quadruplo dell’asteroide avvistato di recente nella città russa di Chelyabinsk che ha provocato incendi e distruzioni in un area però non abitata. Sempre il 25 luglio scorso, invece, i cieli del Canada sono stati illuminati dalla caduta di un asteroide di appena 30 centimetri, un piccolo sasso cosmico che ha provocato un effetto spettacolare e un allarme per i rischi di frammenti caduti dal cielo. L’asteroide è esploso sull’Ontario, a 29 chilometri di altezza, generando una scia luminosa come una Luna piena e proiettando piccoli frammenti di meteoriti nelle campagne della cittadina di Bancroft. Con un diametro di 30 centimetri, l’asteroide è entrato a contatto con l’atmosfera terrestre alla velocità di 72 mila chilometri orari.
Dalle dimensioni di 73-130 metri si intuisce che “2919OK”, invece era un masso che ha sfiorato la Terra e non il sassolino piovuto sul Canada. Gli effetti di un impatto con “2019OK”si sarebbero moltiplicati per migliaia di volte. Tuttavia la cosa che più ha destato sorpresa è la sua mancata osservazione nell’avvicinarsi alla Terra. Evento che nessuno aveva calcolato e previsto. Un episodio inatteso che ha suscitato una riflessione generale tra scienziati e ricercatori. “È passato a una distanza minima di poco meno di 80 mila chilometri, ma comunque di sicurezza per la Terra, quando in Italia erano le 3:22 del 25 luglio”, ha spiegato all’ANSA l’astrofisico Gianluca Masi, responsabile del Virtual Telescope Project.
L’asteroide è stato osservato per la prima volta dall’Osservatorio brasiliano Sonear. “Questo corpo celeste”, prosegue Masi, “era infatti comodamente visibile solo dall’emisfero australe e in pratica inaccessibile dall’Italia. Ma se fosse stato osservabile anche dal nostro Paese sarebbe bastato anche un buon binocolo per vederlo. Si è trattato infatti di un passaggio spettacolare: è raro osservare la traiettoria di un asteroide così da vicino, a meno di 80 mila chilometri”. Il problema rimane scovare prima l’asteroide e intercettarne la sua traiettoria.
“È importante”, sottolinea Gianluca Masi, “infittire le maglie della nostra rete di sorveglianza e osservazione di questi corpi celesti. A darci una mano sarà lo sviluppo della tecnologia, che sta rendendo i nostri telescopi sempre più sensibili”.
Nessuno, ovviamente, parla di altri impatti imminenti, tuttavia i pericoli che possono arrivare dal cielo sono tornati in cima alle agende di scienziati, di quanti scrutano il cielo e sviluppano calcoli astronomici attorno a questi oggetti così misteriosi e pericolosi. Da mesi c’è, inoltre, un continuo tam tam sulla rete per un mega asteroide in avvicinamento alla Terra. Una notizia vera che nasce da una rilevazione fatta dalla Agenzia Spaziale Europea e la NASA, che seguono l’avvicinamento verso il nostro pianeta di un asteroide di 30 metri denominato “2006 QV89”. Il passaggio vicino la Terra è previsto per il 9 settembre 2019 con una probabilità pari a 0.1% che piombi sul nostro pianeta. I calcoli però devono essere aggiornati e si potranno definire meglio i rischi al momento che sarà l’asteroide sarà osservabile, quindi le nuove rilevazioni potrebbero contraddire le valutazioni di oggi. Proprio l’imprevedibilità genera apprensione. Secondo il direttore della NASA, Jim Bridenstine, “il rischio che un asteroide si schianti sulla Terra è molto più grande si quanto si pensi”. Dobbiamo essere certi che la gente capisca che non si tratta di un film di Hollywood, ma di proteggere l’unico pianeta che sappiamo ospitare la vita: la Terra”. È stata fatta anche una statistica su un evento del genere, ossia sulla sua ciclicità e quando un impatto potrebbe ripetersi. Dai modelli matematici emerge che episodi simili si verificano circa ogni 60 anni. Quindi più alte sono le possibilità di intercettare gli asteroidi più si possono attuare strategie di difesa e di preventivo allarme. Tra gli scenari possibili quelli di cercare di deviare l’asteroide o l’evacuazione della zona che potrebbe essere colpita.