“Il Premio Nobel al World Food Programme è un monito per tutti: lottare contro la fame significa agire, quotidianamente, per raggiungere obiettivi di pace”. Ascoltare Vincenzo Sanasi d’Arpe, Professore straordinario di diritto dell’economia, è davvero un prezioso evento, oltre che un piacere per il suo eloquio calmo, ma appassionato di chi conosce l’impegno e la qualità del suo ruolo. Vincenzo Sanasi d’Arpe è Presidente del World Food Programme Italia (WFP Italia) Ente internazionale che nei giorni scorsi ha ricevuto il premio Nobel per la Pace 2020. Il Norwegian Nobel Commitee ha deciso infatti di assegnare il Nobel all’agenzia Onu del Wfp, che ha sede a Roma. Vincenzo Sanasi d’Arpe è stato tra i graditi e prestigiosi ospiti di Saint Vincent, – appuntamento promosso dalla Fondazione Dc Fiorentino Sullo; tre giorni di confronti di idee e valori incentrati sulle encicliche di Papà Francesco il “Laudato SÍ”, e “Fratelli tutti”.
Vincenzo Sanasi d’Arpe nella sua riflessione ha raccontato del Nobel assegnato alla WPF che si batte per la solidarietà nella lotta contro la fame. Sottolinea nel suo discorso alcune parole come “responsabilità”, “impegno”, “sostenibilità”.
“L’uomo, la dignità dell’uomo, deve essere al centro di un nuovo modello di sviluppo economico”.
“A vincere è l’impegno collettivo di chi opera negli scenari critici del mondo: si vince in Yemen, nella Repubblica Democratica del Congo, in Nigeria, in Sud Sudan, in Burkina Faso. Si vince”, ricorda il presidente del World Food Programme, “in ogni luogo, ogni giorno, ma non si vince mai abbastanza”. La consapevolezza che bisogna fare ancora di più che sforzi talvolta enormi, mentre gli aiuti devono essere moltiplicati.
“La pandemia del Covid-19”, osserva ancora Sanasi d’Arpe, “ha ulteriormente accentuato le disuguaglianze in Paesi in cui già esistevano forti criticità dovute alle emergenze umanitarie, spesso colpiti da conflitti violenti e povertà endemica. Combattere la fame e la malnutrizione”, sottolinea con passione il presidente del World Food Programme, “attraverso la distribuzione di cibo e di beni di prima necessità in queste circostanze non serve soltanto per nutrire chi si trova in difficoltà ma anche per evitare la degenerazione in guerre legate alla scarsità di risorse primarie”.
L’impegno che Vincenzo Sanasi d’Arpe rilancia dal palco del dibattito di Saint Vincent è quello di una “responsabilità collettiva” dove “la finanza e l’industria devono essere al servizio dell’uomo e non viceversa”, orientati nella ricerca di nuovi modelli produttivi e di sviluppo che siano attenti alla sostenibilità dell’eco sistema e alla ridistribuzione delle risorse ad iniziare da quelle alimentari.
“Abbiamo un orizzonte temporale ristretto e limitato che richiede un’urgenza e l’attivazione di una responsabilità collettiva. Come ha affermato il comitato nella sua motivazione, il miglior vaccino contro il caos è garantire che ci sia cibo”, sottolinea infine Sanasi d’Arpe, “L’emergenza epidemiologica ha messo a dura prova gli operatori del World Food Programme e le strutture logistiche ma ha, al tempo stesso, acceso un faro sulla necessità della cooperazione multilaterale per affrontare le sfide globali: un dovere umanitario che ci coinvolge tutti, nessuno escluso”.