lunedì, 16 Dicembre, 2024
Politica

Il virus va veloce, la politica molto piano. Tre mesi sprecati

Peccato!! È davvero un gran peccato che l’Italia, Paese esemplare nella frenata impressa con due mesi di duro lockdown, abbia in parte sprecato i risultati conseguiti con il grande sacrifico degli italiani, tra metà marzo e metà maggio.

Durante l’estate ci siamo tutti rilassati. Ed era anche ragionevole. Ma mentre i cittadini avevano tutto il diritto di concedersi una vacanza serena e con poche limitazioni, la politica avrebbe dovuto continuare a lavorare giorno e notte per preparare il Paese alla seconda ondata autunnale, certa e prevedibile. E invece ci siamo cullati sugli allori, come facciamo sempre, pensando di averla ormai sfangata. Si sono persi tre mesi preziosi per fare delle cose molto semplici.

La prima di tutte era quella di rafforzare la diagnostica in chiave preventiva. Questo significava due cose: acquistare una quantità enorme di materiali per effettuare a raffica i test molecolari e creare una struttura di personale e mezzi tecnici per poter processare almeno 300.000 tamponi al giorno, coinvolgendo anche le strutture private. Nulla è stato fatto in questa direzione. Ogni Regione si è regolata a modo suo. Così in Veneto un privato che a proprie spese voglia farsi fare un test molecolare può, nel Lazio, dove la gente passa 10 ore per sottoporsi al test, questo è vietato. Perché mai? Qual è la logica assurda che sottende questa decisione irrazionale? Nessun giornalista ha mai fatto questa banale domanda al presidente della Regione Lazio che è anche leader del PD.

La seconda misura che il Governo avrebbe dovuto adottare subito era quella di consentire le discoteche solo all’aperto autorizzando i lidi a dare via libera alle danze sulle spiagge con un numero programmato di persone che “en plein air” avrebbero potuto divertirsi senza contagiarsi. Ogni Regione ha fatto di testa propria e le conseguenze si sono viste.

La terza azione mancata è stata quella di cominciare a premere il pedale del freno gradualmente a metà agosto. Si sa che con il Ferragosto gran parte degli italiani hanno esaurito le vacanze. In previsione della riapertura delle scuole, che avrebbe sicuramente comportato un aumento consistente del rischio, bisognava introdurre subito alcune misure preventive per evitare di innescare la moltiplicazione dei contagi. Bisognava rendere subito obbligatoria la mascherina anche all’aperto quando non si poteva rispettare il metro di distanza, con sanzioni. Si sa che questo virus non è molto letale ma è contagiosissimo. E allora ci voleva molto a capire che bisognava giocare d’anticipo e frenare prima che il virus accelerasse? Non è stato fatto. Frenare quanto il virus ha ripreso a galoppare significa frenare sul ghiaccio…

La quarta azione era quella di potenziare le strutture sanitarie aumentando a dismisura i reparti di pneumologia e di terapia sub-intensiva, assumendo moltissimi medici e infermieri in modo da essere pronti a fronteggiare i primi balzi in avanti dei ricoveri. E invece siamo rimasti fermi e a stento è stato completato il piano di raddoppio delle terapie intensive.

La quinta azione era quella di prendere subito i 37 miliardi del MES e spenderli già a partire da metà luglio. Con quella montagna di euro si sarebbe potuto potenziare il sistema sanitario nazionale; una parte di questi soldi sarebbero serviti anche per la messa in sicurezza delle scuole. E invece stiamo ancora aspettando l’alibi che bisogna inventare per far dire ai 5 Stelle il fatidico si al MES senza che si debbano vergognare di questa ennesima retromarcia su una battaglia identitaria fondata su un pregiudizio irrazionale, immotivato e, dati i tempi, irresponsabile.

La sesta azione riguarda il trasporto pubblico locale. Sappiamo tutti che l’Italia non è all’avanguardia nel TPL. Ci voleva molto a capire che cittadini stipati come sardine in metro e bus avrebbero moltiplicato i rischi del contagio? Bastava aumentare le corse delle metropolitane, e, cosa molto più semplice, fare accordi con i privati per utilizzare la gran quantità di autobus che, visto il blocco di gite e turismo, sono fermi da mesi e fermi resteranno.

La settima azione doveva consistere nel pianificare la vaccinazione anti influenzale di massa, possibilmente obbligatoria per certe fasce particolarmente a rischio, assicurando l’approvvigionamento dei vaccini e predisponendo le strutture necessarie per somministrali. Ma stiamo ancora a bandire gare.

L’ottava azione doveva consistere in una pianificazione obbligatoria del lavoro da remoto il più esteso possibile nel pubblico e nel privato, con interventi di sostegno per chi ha difficoltà oggettive a praticarlo. E invece se ne parla solo adesso.

La nona azione doveva consistere in una campagna di comunicazione rasserenante e responsabilizzante. Il tema doveva essere semplice: abbiamo fatto grandi sacrifici, siamo stati bravi, ora viviamo serenamente ma usando tutte le precauzioni con molto rigore. Se non lo facciamo uccideremo l’economia e rischieremo di ammalarci gravemente e di intasare gli ospedali e le terapie intensive impedendo le cure per chi soffre di altri mali. E invece è prevalso lo slogan: siamo i più bravi del mondo e quindi…

La decima e ultima azione doveva essere tutta politica. L’abbiamo scritto su La Discussione, più di un mese fa. Il Capo dello Stato avrebbe dovuto convocare tutti i leader dei partiti e movimenti e parlare loro come il buon padre di famiglia fa di fronte a situazioni gravi: siete tutti responsabili di quel succederà agli italiani d’ora in poi, il governo smetta di agire con autosufficienza e a colpi di atti amministrativi e l’opposizione riponga temporaneamente le armi e dialoghi con la maggioranza per scegliere le misure più giuste sia per fronteggiare la seconda ondata sia per avviare la ricostruzione e la resilienza. Lo si poteva fare anche con un messaggio alle Camere (art.87 della Costituzione).

Tre mesi sprecati. E adesso rincorriamo con affanno il virus, che è più veloce. Quando si dice la lungimiranza della politica…

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