ll 20 ottobre prossimo, nonostante l’emergenza Covid, riprenderà in Parlamento la discussione sul Disegno di legge Zan contro l’omotransfobia. Una legge richiesta a gran voce dalla comunità Lgbt con la pretesa di combattere le discriminazioni sessuali. Ma da più parti si fa notare come in realtà il Ddl contenga una forma di repressione del dissenso e del libero pensiero, nei confronti di chi difende la famiglia naturale e il diritto dei bambini di avere il papà e la mamma. Nei giorni scorsi è stato organizzato a Novara dall’Associazione Life, un convegno dal titolo emblematico: “Ddl Zan, parliamone finché si può” dove è stato fatto il punto su tutti gli aspetti insidiosi di questa legge. Ne abbiamo parlato con Alberto Cerutti, rappresentante dell’Associazione Life e portavoce di #RESTIAMO LIBERI Novara. Lo scenario descritto da Cerutti è a dir poco allarmante.
L’8 ottobre scorso avete organizzato un convegno per denunciare i pericoli contenuti nel Ddl Zan. Quanto è veramente alto il pericolo di ritrovarci con una legge bavaglio che impedirà ogni forma di dissenso rispetto all’ideologia gender ed Lgbt?
“In questo convegno abbiamo cercato di spiegare le ragioni per cui è necessario lottare senza sosta contro questo progetto di legge. Analizzando i vari aspetti ci siamo accorti di quanto sia in realtà molto più insidioso e pericoloso di quanto pensavamo. Ci siamo rivolti ad un giurista al quale abbiamo chiesto un approfondimento del Ddl. E c’è veramente da restare senza parole”.
Quali sono i punti più critici?
“Nel Ddl viene aggiunto il termine omotransfobia, concetto di per sè vuoto di significato perché a me non risulta che esista una paura dell’omosessualità o della transessualità. Quindi si sta usando un termine del tutto improprio. Aggiungere l’omotransfobia alle aggravanti di tipo razziale, religioso, etnico già previste dalla legge Mancino, vuol dire trasformare l’identità di genere in un ‘bene giuridico’, che necessita di tutele speciali, e questa è un’assurdità. Tenga conto che neanche alla famiglia è riconosciuta la tutela speciale che invece verrebbe di fatto introdotta per l’identità sessuale come già per la razza e la religione. Ma ammesso che l’identità di genere possa essere considerata un bene giuridico, e su questo ci sarebbe molto da discutere e da obiettare, perché dovrebbe godere di tutele speciali non riconosciute ad esempio ad altri beni giuridici consolidati? Gli effetti di questa legge avranno conseguenze pericolose sulla libertà di pensiero e di espressione. Non potrò più pensare o affermare che omosessualità e transessualità sono comportamenti sbagliati. Anche la Chiesa, che definisce l’omosessualità un ‘comportamento disordinato’ andrebbe di fatto a commettere una violazione rispetto alla nuova legge. Avremo reati di opinione e di pensiero, perché se l’identità sessuale diventa bene giuridico, allora di fatto diventa anche un ‘bene giusto’. Ciò significa che se io la penserò diversamente, penserò in maniera sbagliata e sarò perseguibile penalmente”.
Facciamo qualche esempio. Cosa potrà accadere in concreto?
“Per esempio diventerebbe anche reato se un sacerdote definisse omosessualità e transessualità come peccati, o uno psicologo affermasse che sono la conseguenza di disagi della personalità. Anche quei pochi coraggiosi psicologi che ancora sostengono questo, verrebbero automaticamente ridotti al silenzio. Questo per ciò che concerne gli effetti giuridici. A questi si aggiungono anche gli effetti civili e qui la situazione rischia di farsi ancora più assurda”.
Tipo?
“Metta il caso che lei ha un tamponamento stradale, scende dall’auto e si mette a discutere con l’automobilista che l’ha tamponata. Ne nasce una zuffa, la cosa degenera e si finisce alle mani. Ebbene, basterà che l’altro sia gay e sostenga di essere stato aggredito perché etichettato da lei come tale, per far scattare nei suoi confronti l’aggravante dell’omotransfobia. E ciò nonostante il fatto che lei abbia aggredito quella persona, non in quanto gay, ma perché le ha rovinato la macchina. Tenga conto che le pene previste sono altissime. Si va da un minimo di quattro anni ad un massimo di sei con le aggravanti. Non stiamo parlando di multe, ma di anni e anni di carcere. Poi c’è il grande equivoco dell’identità sessuale che in nessuna parte dell’ordinamento giuridico è contemplata. E anche qui si rischiano davvero delle cose impensabili”.
L’identità sessuale sembra infatti il nodo centrale di tutta la questione. La contrapposizione fra come si nasce e cosa si vuole essere. Ma può lo Stato decidere di cambiare la natura di un individuo?
“Questo è un altro assurdo paradosso di questa legge. Io nasco uomo e mi sento donna e sul posto di lavoro utilizzo il bagno delle donne. Bene, se una collega mi invita ad uscire dicendo che essendo uomo devo usufruire del bagno riservato ai maschi, quella diventa omotransfobia. Metta caso poi che io sia inefficiente sul posto di lavoro. Il mio datore non potrà né riprendermi, né tantomeno licenziarmi. perché basterà che io dica che mi ha licenziato perché sono gay o transessuale e il gioco è fatto. Se a ciò aggiunge che per i datori di lavoro è sempre molto difficile dimostrare un licenziamento per inefficienza lavorativa, con la nuova legge diventerà praticamente impossibile per un qualsiasi imprenditore licenziare un qualsiasi lavoratore fannullone o incapace se questo è gay o transessuale. Mentre magari potrà licenziare qualsiasi altro dipendente. Le sembra giusto questo? Del resto l’identità di genere è basata su una sensazione, il sentirsi uomo o donna pur appartenendo all’altro sesso, come tale può presentarsi in qualsiasi momento, come voglio e quando voglio”.
A questo punto cosa si sente di dire ai parlamentari chiamati a discutere e approvare il Ddl Zan?
“Vede, chi voterà questa legge lo farà per motivazioni ideologiche. C’è chi lo farà per avere il consenso dell’universo Lgbt e chi invece per ragioni di opportunità, sfruttando il classico ‘ce lo chiede l’Europa’. Perché alla fine ci troviamo in una situazione di emergenza nella quale molti saranno pronti a barattare i soldi del Mes e del Recovery fund con leggi che l’Europa pretenderà in cambio. Chi vuole opporsi avrà invece tutte le ragioni per farlo. Perché la legge è sbagliata, come abbiamo dimostrato fin qui, e quindi va bloccata per ragioni di giustizia e per difendere il diritto di pensarla diversamente. In secondo luogo perché sono state sollevate diverse eccezioni di incostituzionalità del tutto fondate. Non bisogna quindi cedere a compromessi. Invito Salvini e la Meloni a non svendere questa battaglia per convenienze politiche di altra natura, magari per sedersi al tavolo della ripartizione dei fondi europei. Se facessero una cosa simile cederebbero su un punto essenziale, ovvero la difesa del diritto alla libertà di parola e di pensiero. L’ultimo appello lo lancio ai parlamentari contrari a questa legge ad essere tutti presenti in aula quando si voterà, sempre che le eccezioni di incostituzionalità non blocchino tutto, perché essendoci forti malumori anche nelle fila della maggioranza ci potrà essere la possibilità di un voto ampio e trasversale. Non credo che Conte seguirà l’esempio di Renzi che sul Ddl Cirinnà ha imposto il voto di fiducia, visto che si tratta in questo caso di un’iniziativa parlamentare che vede il governo completamente estraneo. In ogni caso non va ripetuto l’errore fatto con la legge sulle unioni civili. Ci dissero che quella legge serviva a tutelare i diritti delle persone dello stesso sesso che volevano convivere, ma in realtà non ha fatto che preparare il terreno a questa nuova legge che di fatto vuole impedire la possibilità di poter tornare indietro, bloccando sul nascere la legittima pretesa di maggiori tutele per la famiglia naturale fondata sul matrimonio”.
(Lo_Speciale)