giovedì, 19 Dicembre, 2024
Sanità

La riforma. Sanità e sociale, la rivoluzione di servizi e contratti. A Roma manifestazione in piazza con Landini e Speranza per il “New Deal per la Salute”

Il Sistema sanitario nazionale va cambiato, è giunta l’ora di inserire il “Sociale” ridisegnando i servizi e promuovere il “New Deal per la Salute”. Proposte e progetti saranno presentati in una manifestazione nazionale a Piazza del Popolo con il segretario generale Maurizio Landini e il ministro della Salute Roberto Speranza. È l’iniziativa prevista per sabato 10 ottobre dalla Cgil Funzione pubblica, “Il sindacato arriva a questo appuntamento”, racconta il sindacato in una nota di presentazione, “dopo un lungo lavoro di elaborazione che ha portato alla stesura di due documenti, uno della Cgil e uno della Fp Cgil, che puntano a un vero e proprio ripensamento degli attuali assetti del sistema sanitario con l’obiettivo di creare tutti i presupposti per un grande balzo in avanti del nostro Ssn che, secondo la Cgil, deve aggiungere una “S” alla sua ragione sociale trasformandosi in “Servizio Socio-Sanitario Nazionale”. I due documenti del sindacato sono molto complessi ma con obiettivi chiari che troviamo in premessa nella sintesi “manifesto” della FP Cgil.

Come ad esempio il progetto per “Rendere esigibile il diritto alla salute delle persone in ogni fase della propria vita”, e ancora di “Valorizzare il lavoro di tutte e tutti coloro, operatori e operatrici, che rendono questo materialmente possibile”, e soprattutto come “Rendere il Servizio Socio-Sanitario Nazionale davvero Pubblico e Universale”.

Tre obbiettivi strategici che nei due testi proposti alle istituzioni nazionali e regionali trovano la loro declinazioni in diverse azioni normative e organizzative da intraprendere per ridisegnare il nostro sistema sanitario nell’ambito di un più generale “welfare dei diritti universali”.

Per farlo la FP Cgil parla di un nuovo “New Deal per la Salute” riprendendo lo slogan lanciato nel 2006 dall’allora ministro della Salute Livia Turco che così titolo il suo programma di legislatura nel II Governo Prodi, lo stesso programma che lanciò le Case della Salute a livello nazionale, già allora in sintonia con il sindacato che infatti oggi rilancia questa forma di aggregazione per la medicina territoriale che viene ancora una volta individuata come la prima emergenza riformatrice per il nostro sistema di tutela della salute. Il documento della Funzione Pubblica Cgil a entrare nel vivo delle proposte per la sanità e si parte, come ovvio per un’organizzazione sindacale, dal lavoro.

“Il rilancio del Sistema sanitario sociale nazionale, deve necessariamente ripartire dalla valorizzazione dei lavoratori e delle lavoratrici”, propone la Fp Cgil che ritiene, “indispensabile partire da un piano assunzionale straordinario, unitamente alla stabilizzazione dei precari, finalizzato a calibrare sul territorio nazionale i reali fabbisogni secondo standard collegati ai bisogni di salute”. I progetti devono poter trovare una sintesi sia nella nuova organizzazione dei servizi sia sul piano economico.

“Per rimettere al centro il valore del lavoro”, si fa presente, “oltre ad interventi di investimento economico, sono altrettanto fondamentali quelli sulla qualità dell’organizzazione del lavoro in una prospettiva di integrazione multiprofessionale che trovi declinazione anche nei contratti collettivi nazionali che devono contenere risposte alle esigenze di riconoscimento delle competenze maturate per formazione e per esperienza”. C’è poi il nodo di una riforma del lavoro e dei contratti aspetto nevralgico del documento del sindacato.

“È fondamentale il perseguimento dell’obiettivo di un’unica filiera contrattuale per le lavoratrici e i lavoratori alle dipendenze del Sssn che riconosca competenze specifiche e responsabilità distinte”, per la Fp Cgil inoltre, “non è più rinviabile una riforma complessiva dell’accesso ai corsi di laurea per tutte le professioni sanitarie e per le scuole di specializzazione, ad iniziare da una revisione del numero chiuso che è oggi causa di un imbuto formativo che mortifica i giovani aspiranti con le loro famiglie, ed è causa della grave carenza di personale formato”. Il punto centrale, che se attuato segnerà una rivoluzione nella organizzazione dei servizi sanitari e sociali, è “La revisione complessiva dei vari sistemi di affidamento alle cooperative e alle associazioni non lucrative che operano nel settore socio-sanitario-assistenziale-educativo-privato, ponendo altresì criteri stringenti, per gli enti gestori, nell’applicazione dei ccnl sottoscritti dalle organizzazioni sindacali comparativamente più rappresentative, ivi inclusi gli accordi di secondo livello territoriali”.

Fin qui il lavoro, ma fondamentali sono anche “i luoghi di cura” e per il sindacato bisogna ripartire dalla prevenzione rafforzando “i Dipartimenti di prevenzione con investimenti tecnologici e di personale che sono fattore determinante per garantire la massima apertura e la massima accessibilità ai cittadini”. Il documento, frutto di un intenso lavoro di elaborazione di dati, richieste, di vocazioni dei territori, si modula infatti secondo le esigenze che emergono, tuttavia resta per i lavoratori un obiettivo analogo per tutti, ossia una uguaglianza di trattamento economico.

“Modelli organizzativi e gestionali diversi ed il ricorso alle forme di lavoro precarie e/o non contrattualizzate determinano una disomogeneità inaccettabile nei livelli essenziali di assistenza e un quadro di tutele variabili non più accettabile per operatori e cittadini”, sottolinea il sindacato. Così deve esserci omogeneità nei servizi offerti, “in termini di garanzia minima di equipaggio al fine di garantire equità di trattamento ed omogeneità di competenze ed efficacia dell’intervento”, propone la Fp-Cgil, “la carenza cronica dei medici di emergenza urgenza rende necessario affrontare in questa fase il problema della appropriatezza di intervento”, non solo, “il personale infermieristico ha acquisito una professionalità tale da condurre in autonomia gli interventi di stabilizzazione del paziente per una gran parte delle casistiche”. Per la Fp Cgil, “occorre implementare ulteriormente i LEA affinché i Distretti tornino alla loro funzione originaria, innovandola, su tutto il territorio nazionale”. Ed hanno un ruolo chiave. “I Distretti Socio Sanitari, se potenziati, possono svolgere un ruolo fondamentale sui determinanti di salute della popolazione e per la riduzione della componente privata della spesa sanitaria, aumentata esponenzialmente negli ultimi anni e principale indicatore delle diseguaglianze di salute in atto”.
Il progetto più ambizioso che emerge da piano di riforma del sindacato è l’istituzione delle “Case della Salute” che per la Fp-Cgil, “debbono diventare il luogo, aperto, identificabile, facilmente accessibile e fruibile H24, della presa in carico delle persone, nel quale si realizzino, con investimenti straordinari in personale e tecnologie, le proposte elaborate più di 15 anni orsono dalla Cgil, dallo SPI e dalla FP Cgil con i medici e gli operatori del comparto, aggiornandole e sviluppandole ulteriormente, partendo dalle migliori esperienze regionali fatte sino a qui”. Una rivoluzione invece è quella prevista per i servizi extra ospedalieri, “va ripensato profondamente il sistema della residenzialità extraospedaliera e dell’assistenza sociosanitaria residenziale e semi residenziale per la non autosufficienza e, in generale, per tutte le fragilità”.

L’idea della Fp Cgil, si spinge molti scavati: “l’emergenza pandemica ha reso evidente, nella sua drammaticità, l’insufficienza della componente sanitaria del sistema, il profondo squilibrio nel rapporto pubblico-privato, l’inadeguatezza dei requisiti minimi, da autorizzazione e accreditamento, di gran parte delle strutture, la carenza di organici, di formazione e di sistemi di prevenzione e protezione”. E ancora per il sindacati, la “Criticità che non si risolvono con semplici linee guida, strumenti di scarso impatto sulle normative di autorizzazione e accreditamento che fanno capo alle regioni e province autonome e sugli accordi contrattuali coi gestori privati che ne conseguono”, ma che per il sindacato “necessitano di essere affrontate con strumenti più cogenti e uniformi sul territorio nazionale, soprattutto sul terreno degli standard assistenziali e delle garanzie per l’applicazione del Ccnl”.

Per gli “ospedali”, la Fp Cgil pensa che serviranno ancora fare dei passi in avanti nella loro riorganizzazione, anche se “non si può tornare indietro nel tempo in tema di piccoli ospedali ad alto rischio di inappropriatezza, dall’altro è urgente una verifica ed un aggiornamento complessivo del DM 70/2015 che stabilisce vincoli rigidi sul numero di posti letto per abitante. Il nostro paese, infatti, è passato dai 3,9 posti letto/ab. del 2007 ai 3,2 del 2017, a fronte di una media europea che va dai 5 ai 5,7”. Inoltre punto strategico la necessità di “riequilibrare il rapporto pubblico/privato in alcune regioni, sottoporre a verifica di appropriatezza, rispetto ai complessivi parametri del DM 70/15, anche la rete ospedaliera privata convenzionata e prevedere per tutte le regioni dei criteri omogenei di autorizzazione e accreditamento che tengano conto di standard organizzativi e assistenziali definiti in base alla complessità assistenziale”.
Ci sono poi riforme da attuare in tempi rapidi, “non è più rinviabile una riorganizzazione complessiva dell’assistenza territoriale anche attraverso una riforma profonda e strutturale di tutta la medicina convenzionata della specialistica ambulatoriale, della Medicina Generale e delle Cure Primarie che dovrebbero rappresentare il primo vero avamposto strategico nella presa in carico della cittadinanza nel contesto di un sistema integrato e organizzato ed invece ancora oggi ne rappresentano il vero punto di fragilità e discontinuità soprattutto a causa dell’isolamento nel quale sono costretti ad operare i Medici di Medicina Generale”. Per il sindacato, infine, “è urgente e necessario un ripensamento complessivo, a Costituzione invariata e con legislazione ordinaria, della governance complessiva del nuovo Ssn, in particolare”, si ricorda infine, “come sottolineato di recente dal Presidente della Repubblica, attraverso una revisione del ruolo, delle funzioni e delle procedure della Conferenza Stato Regioni, secondo un principio di leale collaborazione, in nome dell’Articolo 32 della Costituzione”.

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