Gli Stati europei hanno l’obbligo di accettare la redistribuzione dei migranti. Anzi no, la redistribuzione sarà facoltativa. Ancora una volta l’Italia si è vista respingere la richiesta di un impegno risolutivo della gestione dei flussi migratori. Indipendentemente dalle promesse e dalle rassicurazioni della presidente della Commissione Ue Ursula Von der Leyen infatti, nel tanto famigerato “patto per i migranti” si è vista tanta forma e pochissima sostanza.
Il piano illustrato ieri stabilisce infatti che non ci saranno trasferimenti obbligatori, ma sarà lasciata facoltà agli Stati di decidere se accogliere i migranti sbarcati altrove o se finanziare il loro rimpatrio. Una soluzione che si sarebbe resa necessaria per superare l’opposizione dei Paesi dell’Est, come la Repubblica Ceca che si sono detti contrari ad accettare una redistribuzione obbligatoria come invece chiedeva l’Italia. Che rischia di portare a casa l’ennesima fregatura.
“I migranti ci penseranno due volte prima di imbarcarsi per l’Europa” ha detto Ylva Johansson, commissaria agli Affari interni che poi ha spiegato: ”I migranti ritenuti privi di diritto d’asilo saranno rimpatriati e questo aiuterà le persone che vogliono raggiungere l’Europa a pensarci due volte prima di pagare grandi somme ai trafficanti e di mettere a rischio la propria vita”.
E qui scatta il piano di solidarietà che si concretizzerà in due forme alternative e facoltative. La ricollocazione dei richiedenti asilo dal Paese di primo ingresso, oppure il farsi carico del rimpatrio di persone senza diritto di soggiorno. La reazione dell’Italia non è stata certo delle più entusiaste visto che, ancora una volta, viene rifiutata la richiesta di un obbligo di redistribuzione solidale per tutti i Paesi Ue. Non convince affatto la solidarietà su base volontaria come denuncia Laura Ferrara del M5S. “Aspettiamo di leggere i regolamenti proposti nel dettaglio – spiega in una nota – ma su una cosa saremo inflessibili: i sistemi di solidarietà introdotti devono essere in ogni circostanza obbligatori e non volontari”.
Resta poi in piedi il Regolamento di Dublino che la Von Der Leyen aveva definito prossimo ad essere archiviato e che invece rimane in vigore con tanto di obbligo ai Paesi di primo ingresso di accogliere il richiedente asilo e istruire il procedimento di concessione dello status di profugo. È quindi sempre riconducibile al Paese di primo ingresso la responsabilità delle operazioni di sbarco, di identificazione e di accoglienza con il sovraffolamento delle strutture che resta quindi il problema più grande.
Insomma, tanto per cambiare si avverte una gran puzza di fregatura, come si evince anche dai commenti social. Eccone alcuni.
Il Trattato di Dublino, che impone ai paesi di primo approdo (cioè l'Italia) l'onere dell'accoglienza, verrà sostituito da un nuovo patto sui #migranti che imporrà sbarchi e accoglienza ai paesi di primo approdo, cioè l'Italia.
Non è fantastico?#MigrationPact #vonderLeyen pic.twitter.com/Ifx3WS3VEb— Dorian Gray (@_GrayDorian) September 23, 2020
L'UE assicura: i #migranti verranno redistribuiti.
Il 10% all'Italia.
Il 10% a Roma.
Il 10% a Milano.
Il 10% a Napoli.
Il 10% a Lampedusa.
Il 10% agli Appennini.
Il 10% al Mezzogiorno.
Il 10% ai cisalpini.
Il 10% ai sardi.
Il 10% al paese che più assomiglia ad uno stivale.— Matteo Brandi (@mat_brandi) September 24, 2020
#Migranti , un compromesso privo di coraggio e visione, Le modifiche della Commissione all’accordo di Dublino non produrranno la spallata necessaria, @GoffredoB – @Corriere #percapire https://t.co/RrdwXE0DHP
— daniele manca (@Daniele_Manca) September 24, 2020
[Proveniente da Lo_Speciale Giornale]