Si inizia, si riparte con non poche paure. La campanella suona e tutti con bocche bendate si entra in una realtà dove la cultura non può e non deve temere “contagi”. Da mesi si lavora per una sicurezza che non dà pace: distanziamenti, banchi da single, insomma nello zaino scolastico ci sta tutto pure la paura di richiudere al primo starnuto che insospettisce. Dirigente scolastico e docenti dal primo giorno di settembre sono già a bordo cattedra. programmano, studiano, immaginano, propongono e dettano circolari peggio degli annunci serali di Conte. Non neghiamolo: si è impauriti e incerti specie se dinanzi a noi stanno bambini, adolescenti, giovani. Allarmismi? non servono.
Paure, non teniamoli a debita distanza. In queste ore anche i docenti di religione cattolica fanno quadrato e, non perdendo di vista gli obiettivi di uno studio che ha le sue strategie educative e riparte sempre per una “formazione” che a 360 gradi investe l’impegno e la crescita dell’alunno/a, danno vita a una programmazione che sbriciola il pessimismo e riparte dalla “positività”- culturalmente parlando- di quanto alberga nell’animo di chi è in cammino e in crescita. Ripartire con fermezza dalla cultura della “bellezza”, dall’altro che mi appartiene e mi aiuta nel dialogo formativo ed educativo dove il senso dell’essere supera quello dell’apparire. Ricerca di un’autostima mancata? No, solo sapersi parte viva in un mondo che sonnecchia e registra cronaca di morte dove chi ha agisce ha già il buio dentro. Un’ora di ricerca e di studio che parte dal “e se è possibile, mi metto in gioco” fino a raggiungere traguardi formativi ed educativi per non essere giocati dall’indifferenza, dall’odio, dalla cattiveria gratuita e meschina che porta all’orrore più spietato.
Programmare l’incontra tra sé stessi e il Totalmente Altro (chiamalo pure dio, se non ti dà fastidio e non vuoi essere meno degli atei), ripartire dal creato, dalla poesia, dall’arte, dal silenzio della pittura e dalla musica per scorgere le note di un’anima che vibrano a suono del “se vuoi è possibile”. Anche in tempi di pandemia, tra paure e sermoni da pre e post comizi elettorali, l’ora di Religione Cattolica può benissimo riprogrammare la gioia dell’essere “vivi “in tempi di tristezza e solitudine. Sempre e solo culturalmente parlando, bisogna ritornare a essere “Sentinelle di un’alba nuova”, fratelli sul sentiero della vita dove l’altro e il “diverso” sei tu poiché “unico, irripetibile e originale”.
E se la scuola è e deve essere sempre più palestra di vita, tutti siamo chiamati a dare il meglio per allenarci alla ad affrontare le prove della “storia” dove la cronaca dell’odio sembra averla vinta. In tutto ciò ci illuminano i grandi testimoni della cultura della fede: da Don Roberto, il prete della diocesi di Como accoltellato e ucciso da chi non aveva saputo leggere la vera fraternità di chi amava alla vincitrice del Premio Nobel per la Pace Teresa di Calcutta che convintamente afferma: “Senza Dio, siamo troppo poveri per aiutare i poveri”. Si i poveri dell’essere se stessi, dell’essere propositivi e solari, amanti della vita e della bellezza che se saputi programmare in tempi di “pandemia a rate” anche il virus più innocuo svanisce come brina al sole. Ripartiamo sì, ma con entusiasmo, gioia, vita e speranza nella cultura della Bellezza perché “Tu Sei bellezza” avrebbe ancora cantato Francesco D’Assisi. E noi ci crediamo perché i nostri bambini, adolescenti, giovani, sono il vero faro di luce che squarcia il buio del non senso.