sabato, 16 Novembre, 2024
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Salute

Lotta alla pandemia. Il ministro Speranza: Prime dosi vaccino AstraZeneca entro il 2020. Alle scuole 11 milioni di mascherine fornite dallo Stato. Sui contagi in Italia situazione migliore a livello europeo

“Mi piace ricordare che in questo vaccino di AstraZeneca c’è un pezzo d’Italia che è pienamente protagonista, perché il vettore virale viene prodotto presso l’IRBM di Pomezia e perché l’infialamento di questo vaccino avverrà presso la Catalent di Anagni. L’Italia, quindi, come vedete, è pienamente protagonista e credo che questo sia un fatto di particolare rilievo per il nostro Paese”. È uno dei passaggi chiave della comunicazione in Parlamento del ministro della Salute Roberto Speranza che ha fatto il punto sulla pandemia indicando dati, situazioni di difficoltà, statistiche e soprattutto l’impegno per il vaccino. “Permettetemi ancora di ricordare”, ha sottolineato il ministro Speranza, “che alla fine del mese di agosto, negli ultimi giorni, è anche stata avviata la sperimentazione sull’uomo del vaccino di ReiThera, che è un vaccino tutto italiano e anche da questo punto di vista credo che ci siano elementi per esprimere profonda gratitudine ai nostri scienziati, ai nostri ricercatori che non stanno facendo mancare il loro contributo a questa importante sfida mondiale”.

Speranza ha osservato come il virus ora sia cippi contagiosi tra i giovani, “la novità sostanziale  è il fortissimo abbassamento dell’età media delle persone contagiate”. “Credo che questo sia il vero fatto nuovo, il più significativo e il più notevole rispetto alla drammatica stagione che abbiamo vissuto nei mesi di marzo e di aprile”. Altra questione importante sono i dati della pandemia a livello europeo. Il Ministro Speranza ha ricordato con un sentimento di orgoglio il lavoro fatto in Italia e come abbia permesso il contenimento dei contagi, eccome ancora oggi la situazione sia migliore nel nostro Paese. “Il Centro europeo per la sorveglianza e il controllo delle malattie – ha indicato il tasso di incidenza del virus su 100.000 abitanti in tutti i Paesi europei nelle ultime due settimane. I dati europei dei principali Paesi sono i seguenti: Spagna 205, Francia 88, Croazia 87, Romania 84. Il nostro Paese, l’Italia, è a 23, un dato molto simile a quello della Germania che, ad oggi, è tra i migliori nel contesto europeo”, i dati li ha illustrati oggi pomeriggio in Parlamenpo il ministro della Salute Roberto Speranza durante le sue comunicazioni sull’andamento della pandemia”.

Questo, inoltre, l’intervento integrale che il ministro Roberto Speranza ha tenuto mercoledì in Senato e successivamente in serata alla Camera.

Signor Presidente del Senato, onorevoli senatrici e onorevoli senatori, ringrazio tutti voi per questa ulteriore occasione di confronto in un passaggio che ritengo particolarmente delicato dell’evoluzione epidemiologica nel nostro Paese, in Europa e nel mondo.

Considero, com’è noto, ogni passaggio parlamentare mai rituale o formale ma occasione utile per raccogliere spunti e suggerimenti dentro una dialettica che mi auguro possa essere sempre la più proficua possibile, nella consapevolezza che la discussione, anche se aspra, rende sempre più forte la nostra democrazia.

Rispetto al mio ultimo passaggio in quest’Aula che – voglio ricordarlo – è avvenuto il 10 agosto, il quadro epidemiologico europeo si è giorno dopo giorno significativamente deteriorato e anche nel nostro Paese, in Italia, pur se in un quadro lontano da quello dei Paesi europei che incontrano maggiori difficoltà, abbiamo riscontrato una graduale salita del numero dei contagi.

Voglio iniziare la mia comunicazione con i dati, perché come sempre i dati, i numeri, ci illustrano lo scenario in maniera molto più semplice e lineare: l’ECDC – il Centro europeo per la sorveglianza e il controllo delle malattie – ha indicato, come fa settimanalmente, il tasso di incidenza del virus su 100.000 abitanti in tutti i Paesi europei nelle ultime due settimane. I dati europei dei principali Paesi sono i seguenti: Spagna 205, Francia 88, Croazia 87, Romania 84. Il nostro Paese, l’Italia, è a 23, un dato molto simile a quello della Germania che, ad oggi, è tra i migliori nel contesto europeo.

Nel frattempo, a livello mondiale, la situazione si è ulteriormente complicata. Siamo ormai arrivati a 25.700.000 casi con 857.000 decessi. Questi numeri ci dicono alcune cose che dobbiamo provare a leggere e ad analizzare tutti insieme. In primis ci dicono che il lockdown nel nostro Paese ha funzionato e che il comportamento degli italiani e le misure del Governo nazionale, come quelle dei governi regionali, sono riuscite a piegare la curva e ci consegnano ancora un significativo vantaggio rispetto alla stragrande maggioranza dei Paesi europei. Io penso che questo sia un risultato importante che dobbiamo saper riconoscere insieme. È un risultato di tutti, che ci viene attribuito anche sul piano internazionale. Non è un risultato del Governo, non è il risultato delle Regioni.

A me piace dire sempre che è un risultato di tutte le nostre istituzioni repubblicane, è un risultato della nostra comunità nazionale davanti ad una prova durissima, chiaramente non ancora vinta, non terminata considerando la situazione ancora in costante evoluzione. Io penso che però dobbiamo riconoscere questo dato e mi sia permesso, come sempre, di riconoscerlo in primis alla forza, alla qualità e alla resilienza del nostro Servizio sanitario nazionale e in modo particolare alle donne e agli uomini che vi operano a cui va e andrà sempre la nostra più sentita gratitudine.

I numeri che sono cresciuti anche nel nostro Paese nelle ultime settimane, negli ultimi venti giorni, hanno risentito sicuramente anche di una crescita del numero dei tamponi che sono stati effettuati. Voglio ricordare che durante l’ultima settimana abbiamo sfiorato il dato di 100.000 tamponi in un solo giorno, anche alla luce di una significativa intensificazione del lavoro negli aeroporti dove, rispetto agli arrivi dai Paesi a rischio (su questo tornerò in seguito) si stanno iniziando ad usare anche i test rapidi antigenici.

C’è una novità sostanziale nei numeri che stiamo analizzando nelle ultime settimane. La novità sostanziale – quella più significativa – è il fortissimo abbassamento dell’età media delle persone contagiate. Credo che questo sia il vero fatto nuovo, il più significativo e il più notevole rispetto alla drammatica stagione che abbiamo vissuto nei mesi di marzo e di aprile.

Il nostro sistema di monitoraggio, quello costruito settimanalmente con l’Istituto superiore di sanità e con le Regioni, ha segnalato negli ultimi sette giorni una media di età dei contagiati di ventinove anni. Penso che questo sia un dato assolutamente significativo su cui dobbiamo naturalmente riflettere, anche rispetto alle misure che andiamo a mettere il campo. Mi preme segnalare che non è solo un dato italiano, ma europeo e internazionale che spiega, almeno parzialmente, la ragione per cui la pressione sulle strutture sanitarie, non solo in Italia, ma anche negli altri Paesi, è comunque molto significativamente inferiore rispetto a quella che abbiamo visto in passato. Voglio ricordare, per esempio, che anche in Francia e in Spagna, con numeri molto più alti, la pressione è comunque ancora sostenibile. Leggevo i dati delle ultime ore secondo i quali la Spagna ha riscontrato più di 8.000 casi positivi nelle ultime ventiquattro ore.

Si è discusso molto, anche durante le settimane estive, del dato e della questione dei giovani del nostro Paese e dell’innovazione che ciò comporta rispetto ai mesi precedenti. Più volte, anche pubblicamente, ho chiesto una mano ai nostri ragazzi: lungi da noi ogni forma di demonizzazione, che non avrebbe alcun senso, ma è vero che dobbiamo chiedere, soprattutto ai nostri giovani, di darci una mano.

È senz’altro vero che il virus tra le generazioni più giovani fa meno male rispetto all’impatto che esso ha naturalmente sulle generazioni più avanti negli anni, ma è altrettanto vero che i giovani continuano a essere comunque uno strumento di diffusione del virus e questo può essere pericoloso, qualora il virus dovesse estendersi in modo particolare ai genitori e ai nonni, che pagherebbero un prezzo molto più alto.
Alla luce di questo quadro, ai giovani, ma più in generale a tutti i nostri concittadini, continuo a chiedere con tutta la forza di cui dispongo il rispetto delle tre regole fondamentali che sono rimaste, le tre regole di cui abbiamo già discusso in tante altre occasioni e che confermeremo naturalmente anche nel prossimo decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, visto che l’ultimo decreto adottato è in scadenza il prossimo 7 settembre. Le tre regole si sostanziano nell’uso corretto delle mascherine, nel distanziamento di almeno un metro e nel rispetto delle norme igieniche fondamentali, a partire dal lavaggio delle mani. Sono tre pilastri veri e propri su cui tutta la comunità scientifica internazionale è profondamente d’accordo: non c’è nessun Paese del mondo in cui la comunità scientifica dissenta rispetto alla necessità di tenere queste tre regole fondamentali.

La mia opinione, quindi, è che su questo non dobbiamo assolutamente dividerci: non è materia di contesa politica, non c’entra la destra, la sinistra o altro. Sono tre regole essenziali che ci devono accompagnare in questa fase importante di convivenza con il virus.

Dal 6 agosto, l’ultimo giorno in cui sono stato in quest’Aula per un’informativa, ho firmato due ordinanze che ritengo essere state importanti, anche se, com’è noto, ogni ordinanza comporta sempre in qualche modo un sacrificio, un prezzo che la nostra comunità decide di pagare.

La prima ha riguardato l’estensione di test obbligatori per persone che negli ultimi 14 giorni sono stati in Spagna, Grecia, Malta e Croazia. Questi test possono essere effettuati o prima della partenza dal Paese di provenienza oppure nei luoghi di arrivo – penso ai porti, agli aeroporti e il nostro sistema si è organizzato in maniera rapida e significativa per predisporre questi presidi nei luoghi di arrivo – o, ancora, nelle quarantotto ore successive presso le nostre aziende sanitarie.

Credo che queste misure siano state importanti e in questo passaggio in Aula qui in Senato – sarò più tardi alla Camera – voglio rendere nota una proposta che come Governo italiano stiamo portando all’attenzione di tutti gli altri Paesi europei.

La proposta parte da un’idea molto semplice: quando assumiamo una misura di maggiore controllo dei nostri confini e degli arrivi nel nostro Paese non compiamo mai un atto ostile nei confronti di quel Paese, ma è un atto che vuole semplicemente aumentare il livello di sicurezza.

La nostra proposta come Governo italiano agli altri Paesi europei, che porterò in modo particolare il 4 settembre alla riunione dei Ministri della salute dell’Unione europea, è che si possa costruire un meccanismo di reciprocità tra i Paesi. Proprio per togliere dal tavolo questo elemento di ostilità che in alcuni casi viene così interpretato nelle relazioni tra i Paesi, credo che la cosa più intelligente sia condividere un meccanismo di reciprocità.

Dobbiamo convivere con questo virus ancora per un tempo significativo. Stiamo investendo sul vaccino (lo dirò alla fine) e sulle cure con tutte le energie che abbiamo, ma è chiaro che di fronte a noi abbiamo nella migliore delle ipotesi ancora alcuni mesi di convivenza. Se proprio non vogliamo stringere le relazioni tra i Paesi, se non vogliamo correre il rischio di arrivare ad ulteriori momenti di riduzione della mobilità tra i Paesi, l’idea di fare test nei principali aeroporti del nostro continente ci sembra un’idea giusta, che in uno spirito collaborativo e inclusivo ci può portare – crediamo – ad ottenere risultati giusti.

La seconda ordinanza che ho firmato durante queste settimane, in modo particolare il 16 agosto, riguarda la sospensione delle attività di ballo, non solo nelle discoteche ma anche in luoghi affini, e l’utilizzo obbligatorio delle mascherine all’aperto dopo le 18 nei luoghi dove c’è rischio di assembramento. Voglio utilizzare questo passaggio in Parlamento per chiarire che il Governo nazionale nei suoi provvedimenti formali non aveva mai autorizzato la riapertura delle discoteche, ma com’è noto dal 16 maggio le Regioni hanno la facoltà non solo di misure più restrittive (facoltà che era già presente nella fase precedente e più drammatica dell’emergenza), ma anche di mettere in campo misure meno restrittive. Dentro quest’ambito alcune Regioni hanno utilizzato queste facoltà.

Permettetemi ancora una volta di ribadire che ogni ordinanza comporta evidentemente un sacrificio e un costo per il nostro Paese, ma ritengo che queste ordinanze siano state giuste e opportune e ci consentono di conservare quel vantaggio rispetto ad altri Paesi di cui ho provato velocemente a parlare. È chiaro che l’orizzonte del Governo e il suo obiettivo fondamentale è in questo momento quello della riapertura delle scuole e anche tutti i sacrifici che in qualche modo stiamo tenendo ancora in piedi hanno quello come obiettivo fondamentale. Penso che chiudere le scuole abbia rappresentato per tutti noi, per me in modo particolare, la scelta più difficile e voglio dire che oggi riaprirle è davvero la nostra priorità assoluta su cui stiamo impegnando tutte le energie di cui disponiamo.

Permettetemi in questa sede di ricordare che stiamo parlando di un grande tema di carattere mondiale: sono stati 190 i Paesi del mondo che durante questi mesi hanno sospeso le attività scolastiche. In questi 190 Paesi gli studenti coinvolti sono stati 1,6 miliardi: stiamo quindi parlando di numeri che – come vedete – hanno una portata di natura planetaria.

Mi piace ricordare che in questo vaccino di AstraZeneca c’è un pezzo d’Italia che è pienamente protagonista, perché il vettore virale viene prodotto presso l’IRBM di Pomezia e perché l’infialamento di questo vaccino avverrà presso la Catalent di Anagni. L’Italia, quindi, come vedete, è pienamente protagonista e credo che questo sia un fatto di particolare rilievo per il nostro Paese.

Permettetemi ancora di ricordare che alla fine del mese di agosto, negli ultimi giorni, è anche stata avviata la sperimentazione sull’uomo del vaccino di ReiThera, che è un vaccino tutto italiano.

In conclusione, vorrei dire che il prossimo decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, su cui chiaramente ascolterò con attenzione i vostri interventi, terrà conto di tutte le cose che ho provato a dire e confermerà nella sostanza l’impianto generale con il quale ci siamo lasciati nell’ultimo decreto del Presidente del Consiglio dei ministri in scadenza il 7 settembre. Stiamo lavorando anche a qualche passo avanti – mi fa piacere dirlo in quest’Aula – ci lavoreremo ancora per qualche giorno, ma sono ottimista che nel prossimo decreto ci possa essere una soluzione riguardo, ad esempio, alla richiesta di ricongiungimento delle coppie binazionali. Su questo avevo risposto in Aula ad una interrogazione della senatrice Unterberger e voglio dire che abbiamo probabilmente trovato una soluzione e il mio auspicio è che in questo decreto del Presidente del Consiglio dei ministri possa arrivare una risposta positiva a questa richiesta legittima che arriva anche da tante coppie che pagano il prezzo di una divisione da molto tempo.

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