mercoledì, 18 Dicembre, 2024
Editoriale

Fede e ragione

Archiviare la conquista della Luna esclusivamente come il più grande evento tecnologico e scientifico compiuto dal genere umano sarebbe riduttivo. In quella conquista, Fede e Ragione hanno abbattuto il confine che li divide, amalgamandosi in una unica fonte spirituale, ricalcando, nella Passione, Morte e Resurrezione, l’evento Cristiano. 

Passione: la conquista della Luna non fu semplice. Sin dall’annuncio dell’allora Presidente Kennedy, che prometteva lo sbarco di un uomo sul nostro satellite prima della fine degli anni sessanta, migliaia di persone tra ingegneri e scienziati si trovarono a dover inventare strumenti e tecnologie sino ad allora sconosciute. Sperimentando e testando più volte le loro scoperte a costo anche della vita. 

Morte: molti astronauti persero la vita. Virgil Grissom, Edward White e Roger Chaffee durante una simulazione in vista del poi abortito Apollo 1, Elliott See e Charles Bassett durante voli sperimentali, senza contare le vittime sovietiche impegnate nella corsa verso il nostro satellite.

Resurrezione: sino al 20 luglio 1969 si erano alzati cori di protesta legati all’impegno degli Stati Uniti nella devastante guerra in Vietnam e allo sconcerto legato agli assassinii – nell’arco di meno di un decennio – di Medgar Evers, John Kennedy, Malcom X, Martin Luther King e Robert Kennedy. L’orma di Neil Armstrong sul suolo lunare rappresentò la resurrezione del genere umano. In quell’impronta, quella struggente geremiade di protesta lasciava il posto alla sacralità del gesto appena compiuto. La violenza dell’ambizione umana sul corpo immacolato di Selene, elevava Armstrong ed il genere umano sugli altari della Storia. Ed è nella solitudine dello spettrale corpo appena violato che l’astronauta uomo-carnefice ha cercato il perdono affidandosi a Dio ed all’infinito che lo avvolgeva. 

Oggi la Luna, come una vecchia ruffiana, ci osserva. Cinquant’anni dopo. Una nuova generazione ha preso il posto di quella che la violò il 20 luglio 1969. Molti di loro – anche qualcuno che siede attualmente nel Parlamento Italiano – nega quello storico evento. L’immortale « We choose to go on the Moon» pronunciato allora da John F. Kennedy ha lasciato il posto a «We fake to go on the Moon». 

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