L’Italia del turismo di lusso passa per l’emergenza Covid dalle stelle alla disfatta e saranno dolori per il Pil nazionale. A sottolineare come anche a Ferragosto le cose non sono andate bene, è Gianluigi Facchini (Gruppo SHG) che tira le somme di una stagione estiva in rosso. Negli hotel a 5 stelle, secondo i calcoli, si è registrato l’80% in meno le presenze: il calo dei turisti stranieri, la componente principale della domanda è del 91,2%.
I principali habitués degli alberghi di lusso, secondo Facchini provengono infatti da Stati Uniti, Giappone, Russia, Australia, Brasile e Cina. Tutti mercati chiusi da oltre cinque mesi, durante i quali sono andati in fumo quasi 9 milioni di pernottamenti, circa il 40% dei flussi che questi Paesi generano ogni anno verso gli alberghi a 5 stelle italiani. A soffrire di più, le città d’arte che con la loro alta percentuale di internazionalizzazione sono quelle che maggiormente richiamano i turisti del segmento lusso.
Per la Federalberghi tra le grandi mete del turismo internazionale non vi sono solo capoluoghi di provincia. Sorrento, ad esempio, ospita ogni anno 2,4 milioni di presenze straniere, pari all’88% del totale, Stresa 480mila (85% del totale), Taormina 900mila (84%), Montecatini Terme 1,2 milioni (73%).
Se mancano i turisti, a detta di Facchini (SHG) tutto l’indotto crolla di conseguenza.
La ristorazione, ad esempio: secondo Fipe-Confcommercio per più di otto imprese su dieci (81,8% per la precisione) la stagione turistica sta andando male o molto male, e questo a causa soprattutto dell’assenza dei turisti stranieri (a lamentarne la mancanza è il 97,4%). “La contrazione del turismo internazionale si traduce in una perdita di consumi nella ristorazione del valore di 3 miliardi di euro nei soli tre mesi di luglio, agosto e settembre”, fa presente la Confcommercio.
Per Facchini (Gruppo SHG) a destare le maggiori preoccupazioni tra gli operatori, particolarmente nel segmento luxury, è soprattutto la mancanza dei flussi turistici provenienti dagli Stati Uniti e dal Giappone.
A farne le spese, inoltre, secondo gli studi di settore, anche lo shopping made in Italy collegato al turismo degli stranieri che rappresenta la terza voce di spesa dopo alloggio e ristorazione.
La loro assenza si tradurrà in una perdita di 5,7 miliardi. Per intendersi, per il settore abbigliamento e accessori Federmodaitalia ha registrato nel 2019 uno scontrino medio di 861 euro. “Preoccupa”, continua la nota di Confcommercio, “in particolare, la mancanza di cinesi (28%), russi (12%) e americani (11%) che, insieme, rappresentavano oltre il 50% degli acquisti. Lo scontrino medio più elevato, pari a 1.610 euro, è appannaggio degli acquirenti provenienti da Hong Kong. Seguono”, secondo i dati dei consumi dei turisti, “i cinesi (1.208 euro), gli americani (1.054 euro) e i turisti provenienti dai Paesi del Golfo (1.003 euro).
Anche la “vicina” Svizzera contribuisce con una percentuale di acquisti sul totale del 3% (poco più di 200 milioni di euro), con uno scontrino medio pre-Covid di 434 euro. Milano è al primo posto delle mete preferite dai tourist shopper con il 34% degli acquisti effettuati dagli stranieri in Italia, seguono Roma (20%), Firenze (10%) e Venezia (6%)”.