Qualcosa si muove nel settore auto. Dopo i crolli di maggio e giugno con vendite dimezzate, una crisi definita epocale ed unica, il mercato dell’auto risale la china. A giugno – c’è quasi da festeggiare – le perdite sono state calcolate “solo” con un -11%, rispetto allo scorso anno. Quasi un record positivo secondo alcuni osservatori. Ora si sottolinea che: “gli sforzi fatti dalle Case automobilistiche e dalle loro Reti di vendita con allettanti offerte promozionali, hanno consentito al mercato di luglio di limitare la perdita ad un meno 11%”.
I dati sono stati diffusi dal Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, le immatricolazioni di luglio sono state 136.455 rispetto alle 153.335 del luglio 2019. Nei sette mesi cumulati, con 516 mila unità in meno, il crollo delle vendite è del del 42% (720.620 unità contro 1.236.520 di un anno fa). Una buona notizia, – nei limiti di quelle attuali – è il fatto che anche in tempi di crisi la Fiat Panda balza in alto con con 9.860 immatricolazioni è ancora l’auto più venduta in Italia a luglio 2020. Inoltre c’è la novità dopo le versioni City Cross la Fiat Panda ibrida è anche Urban, nell’allestimento, quello più apprezzato dai clienti, c’è la Easy Hybrid. Il nuovo motore 3 cilindri con tecnologia Mild Hybrid Firefly da 70 CV è abbinato al sistema elettrico BSG (Belt integrated Starter Generator) da 3,6 kW e batteria al litio da 11 Ah. Insomma la Panda alza un po’ il morale all’Italia. Sul podio delle auto più vendute a luglio ci sono la Lancia Ypsilon con 3.638 immatricolazioni e la Fiat 500x con 3.589 unità vendute. Giusto per dare uno sguardo alle novità, le auto erettrice più vendute a luglio sono state la Smart ForTwo EQ che batte la Renault Zoe dal primo posto. Sale in alto sul podio della auto elettriche la nuova Opel Corsa-e.
Scenario totalmente diverso, invece, quello delle auto usate dove è ancora crisi profonda, a luglio si tocca il record negativo Il mercato registra una pesante contrazione del 27,8% con 273.622 trasferimenti di proprietà al lordo delle minivolture (379.028 a luglio 2019). Nel cumulato gennaio-luglio la flessione è del 38,6% con quasi 1 milione di unità perse (1.569.882 rispetto a 2.556.245).
Il mercato dell’auto, in generale per l’economia italiana, con i suoi alti e bassi è la spia di una situazione estremamente complessa. Il crollo delle vendite con la timida ripresa di luglio hanno portato in evidenza tutti gli altri aspetti problematici, come la complessa catena produttiva e dell’indotto. I sindacati sono in allarme. A dimostrarlo è la nota della Fiom-Cgil che sollecita imprese e governo a trarre le conseguenze di ritardi e nodi irrisolti. “La mancanza di un piano strategico per l’industria dell’automotive”, spiega Michele De Palma, segretario nazionale Fiom-Cgil e responsabile automotive, “l’assenza di un confronto tra imprese, sindacati e Governo sulla transizione tecnologica, insieme alla riorganizzazione e ristrutturazione del settore in Europa, stanno mettendo a rischio il principale asset dell’industria metalmeccanica, i cui effetti sarebbero drammatici non solo per le aziende e i lavoratori della componentistica ma anche per tutte le maestranze che producono dalla siderurgia all’informatica.
Mentre Francia e Germania investono e vincolano le imprese a piani che tutelano l’occupazione, in Italia il confronto non è nemmeno partito”. Il problema è quello dei licenziamenti che vanno bloccati, ma se il trend risulterà ancora negativo bisognerà studiare altre soluzioni a tutela dei lavoratori.
“È necessario bloccare i licenziamenti e adeguare gli ammortizzatori sociali, investire nella formazione e nell’innovazione di prodotto necessari alla salvaguardia e all’implementazione dell’occupazione”, prosegue il segretario nazionale Fiom-Cgil e responsabile automotive, “L’Italia è ad un bivio: una strada è l’eutanasia, l’altra è una nuova vita per settore anche attraverso i fondi del Recovery Fund. Ci mobiliteremo”, conclude Michele De Palma, “perchè l’automotive è per l’Italia lo strumento per realizzare nuova occupazione giovanile e dare sostenibilità ecologica alla mobilità delle persone”.