Una buona notizia per i produttori di vino. Secondo la testata di settore Shokuhin Sangyo Shimbun, sulla base dei dati rilasciati dal ministero delle finanze giapponese, risulta che nel 2019 le importazioni di alcolici in Giappone solo diminuite del 2% in volume e cresciute del 4% in valore rispetto all’anno precedente. A darne notizia, con un filo di orgoglio nazionale è l’Unione coltivatori italiani, che elenca numeri e prospettive.
“Nel 2019 di cruciale importanza per il settore”, ricorda l’UCI, “è stata l’entrata in vigore dell’EPA – Accordo di Partenariato Economico tra l’Unione Europea e il Giappone – avvenuta il primo febbraio. In virtù di ciò, il mercato giapponese del vino – fino ad allora dominato dalle importazioni cilene – ha assistito ad un improvviso spostamento di interesse verso i vini europei, particolarmente verso quelli dei Paesi produttori tradizionali quali Francia, Italia e Spagna”. Sembra alle nostre latitudini un dato incredibile, ma è il Cile che permane al primo posto come fornitore con 47, 2 milioni di litri (- 8% rispetto al 2018), e un valore di 15,2 miliardi di yen (-6%). L’Italia, al terzo posto dopo la Francia, ha registrato un volume di 35,5 milioni di litri importati (+17%) per un valore di 18 miliardi di yen (+7%). “Anche i vini frizzanti”, conclude la nota dell’UCI, “hanno ottenuto elevati benefici dall’eliminazione dei dazi doganali, registrando un aumento del 20%”.