Grava sempre l’ombra di un possibile nuovo rinvio nel duro negoziato in corso a Bruxelles, per l’attuazione di un piano straordinario di interventi a sostegno dei Paesi più segnati dall’imperversare della pandemia, il “Recovery fund”.
Dopo il vivace dibattito delle scorse giornate, la ripresa del confronto fra i capi di governo dell’Unione è prevista per le 16 di oggi, con l’unica novità di deboli segnali che aprono la strada ad un circospetto ottimismo.
Secondo indiscrezioni, all’ordine del giorno ci sarebbe una nuova proposta di mediazione del belga Michel, che presiede il Consiglio e che prevederebbe una riduzione sensibile della quota originariamente prevista, per la prima volta, come sussidi a fondo perduto.
Questa riduzione, da 500 a 350 miliardi, non costituisce un traguardo ottimale sia per il nostro, sia per altri Paesi dell’area mediterranea. Si renderebbe così necessario il ricorso, finora rinviato, per le perplessità o l’ostilità del M5S, al MES, il Meccanismo di stabilità, che ha immediate disponibilità da spendere per rendere efficienti ed incisivi i sistemi sanitari.
Conte si è battuto e si batte ancora per un risultato più soddisfacente; purtroppo ha alle spalle un Paese segnato da una serie di nodi strutturali e di inefficienze: dall’elefantiasi burocratica alle derive demagogiche, come quelle per il reddito di cittadinanza e l’introduzione di quota 100 nei regimi pensionistici.
Ha però tutte le ragioni quando chiede che venga introdotto un regime fiscale omogeneo per tutti i Paesi dell’Unione, in modo da eliminare le oasi fiscali, a cominciare proprio da quella olandese, e quando avverte che un esito negativo del negoziato sarebbe disastroso per il futuro dell’UE.