Il leader di Forza Italia Silvio Berlusconi ha detto in un’intervista al Corriere della Sera di essere favorevole al MES (Meccanismo Europeo di Stabilità), la linea di credito messa a punto dall’Unione Europea per far fronte alla crisi sanitaria provocata dalla pandemia da coronavirus. Una posizione chiaramente contraria a quella del principale alleato del centrodestra, il leader della Lega Matteo Salvini nettamente contrario invece all’ipotesi di mettere in campo il Fondo Salva-Stati. Anche il Movimento 5 Stelle è contrario al Mes, diversamente dal Pd, e ora si teme che l’eventuale “soccorso azzurro” possa aprire un nuovo fronte di polemica nella maggioranza. Intanto dem e 5Stelle stanno tentando di trovare un’intesa alle prossime elezioni regionali almeno nelle regioni strategiche come la Puglia e le Marche dove presentarsi uniti potrebbe fare la differenza. Un’intesa è in fase di definizione in Liguria, mentre nelle altre regioni la trattativa è in alto mare. Di tutto questo abbiamo parlato con la giornalista e politologa “bersaniana” Chiara Geloni, già direttrice di Youdem.
Berlusconi annuncia il suo voto favorevole al Mes. E’ un bene o un male per la maggioranza nell’ambito dei rapporti fra Pd ed M5s?
“Se i 5 Stelle dovessero rimanere fermi sul No, e il Mes venisse approvato con i voti di Forza Italia si aprirebbe certamente un problema politico nella maggioranza. Ma non credo che avverrà, anche perché i numeri in Parlamento comunque non permetterebbero una sostituzione dei voti dei 5S con quelli degli azzurri. E’ molto più probabile che alla fine Forza Italia contribuisca ad una decisione comune che vedrà l’attuale maggioranza unita. Non è pensabile poter approvare il Mes con un partito della maggioranza che si chiama fuori e uno dell’opposizione che entra nella partita”.
I 5Stelle sul Mes insistono con il no. L’entrata di Berlusconi nella diatriba comunque non sarebbe un fattore di ulteriore destabilizzazione?
“Non ritengo di dare al Mes un’importanza così determinante per la sopravvivenza del governo. Alla fine non mi sembra un tema tanto dirompente. Certo, mi auguro che si trovi un’intesa e che i voti di Forza Italia alla fine vadano semplicemente ad aggiungersi ai numeri della maggioranza. Il che non sarebbe uno scandalo”.
Ma è davvero una grande opportunità l’accesso al Mes o come sostengono i contrari in realtà si rischia di cadere in trappola e legarsi mani e piedi alla Troika?
“Il Mes non è sicuramente un regalo o una botta di fortuna da cogliere al volo come qualcuno vuole far credere. E’ un prestito esigibile in tempi rapidi destinato ad un settore vitale come quello della sanità. Nessun Paese europeo fino ad oggi ha chiesto di accedere ai fondi del Salva-Stati, che per quanto riguarda l’Italia saranno una piccola parte della somma complessiva di cui avremo bisogno per ripartire. Si tratterebbe alla fine di somme del tutto marginali rispetto a quelle che servirebbero realmente. Il fatto che nessun Paese abbia deciso in merito, mi porta a pensare che ci sia ancora un negoziato in corso che riguarda soprattutto lo stato dei rapporti fra questi Paesi, l’Italia in testa, e l’Europa. Non sono pregiudizialmente contraria al Mes, specie nel momento in cui si rivelasse conveniente per l’Italia; non dobbiamo essere però i soli ad accedervi, visto che questo inevitabilmente comporterebbe delle preoccupazioni in merito alle modalità di restituzione. Nel contempo non dobbiamo nemmeno dare l’impressione di essere così ideologicamente prevenuti rispetto alla possibilità di restituire il prestito, ritrovandoci unici in Europa a rifiutare gli aiuti. E’ necessaria una negoziazione da condurre insieme agli altri Paesi interessati, per ottenere tutte le necessarie garanzie”.
Sabato scorso il centrodestra si è presentato unito in piazza dopo aver trovato l’intesa in tutte le regioni chiamate al voto in autunno, diversamente dalla maggioranza di governo che invece sembra procedere in ordine sparso. Alla fine sembra quasi che la coalizione giallorossa stia insieme soltanto per non consegnare le chiavi del Paese a Salvini. E’ così?
“Ritengo che questi schieramenti figli della stagione maggioritaria siano ormai superati dalla realtà dei fatti. Sono molto divisi al loro interno, indipendentemente dall’immagine di unità che riescono a dare all’esterno. Il centrodestra senza dubbio riesce a dare un’immagine di maggiore compattezza quando si tratta di negoziare le alleanze o di raccogliere le persone in piazza, ma se poi scendiamo nei fondamentali scopriamo che in realtà è molto più diviso di quanto non lo sia la maggioranza di governo, che ovviamente ha le sue divergenze che nessuno intende negare”.
Il Pd ha lanciato un appello ai 5 Stelle per un’alleanza alle regionali di settembre. Ma mentre i dem chiedono il soccorso grillino in Puglia e nelle Marche, bocciano la riconferma della Raggi e dell’Appendino in vista delle amministrative della primavera 2021. Non è questo un controsenso? Chiedere l’aiuto dei grillini per Emiliano e negarlo dove serve loro?
“E’ una domanda che francamente mi sto ponendo anche io. Ovviamente non è pensabile uno scambio meccanico del tipo noi appoggiamo Emiliano e voi ci sostenete Appendino, ma penso anche che, laddove non ci sono amministratori da riconfermare, il Pd dovrebbe cambiare metodo. Forse prima di decidere un candidato sarebbe opportuno consultarsi con gli alleati di governo per sceglierne uno condiviso, invece di chiedere il sostegno a quello che già si è deciso in totale autonomia. Forse sarebbe stato opportuno che i dem avessero aperto tavoli di confronto tanto nelle Marche che in Toscana, dove il Pd ha addirittura rifiutato le primarie, il ticket, qualsiasi forma possibile di negoziazione persino con le altre formazioni di centrosinistra. Laddove questo tavolo di confronto è stato istituito, come in Liguria, dove pare ci fosse un tacito accordo che riconosceva ai 5Stelle il diritto di indicare il candidato della coalizione, la designazione è stata finora ostacolata a causa dei veti provenienti dal Pd. Certo, presentarsi divisi in questo momento vuol dire rischiare la sconfitta contro un centrodestra unito in diverse realtà, ma è fuor di dubbio che il Pd dovrebbe essere ispirato nei confronti degli alleati da una visione politica di insieme, sia per ciò che riguarda le prossime regionali che le amministrative dell’anno prossimo. Gli appelli a votare i candidati dem come fa il capogruppo Marcucci partendo dal presupposto che sono tutti ottimi, non mi sembra un modo tanto intelligente di creare alleanze”.
Matteo Renzi ha deciso di correre da solo in Puglia mettendo a rischio la riconferma di Emiliano. La posizione di Italia Viva è legata alla persona dei candidati, visto che in altre parti ha invece accettato di far parte dell’alleanza di centrosinistra, o nasconde altre ragioni?
“Trovo sconcertante la scelta di Italia Viva in Veneto più di quella assunta in Puglia, dove comunque ci sono rivalità personali e politiche fra Renzi ed Emiliano che non giustificano quanto avvenuto, ma in qualche modo possono fornire una spiegazione. In Veneto invece, dove c’è una battaglia che definirei storica contro la destra, la decisione di correre da soli la ritengo di una gravità inaudita visto che non si può neanche parlare della presenza di un populismo di sinistra da contrastare. Le posizioni di Italia Viva mi appaiono molto strumentali, legate a singoli interessi politici di partito nelle realtà locali, con lo scopo di tenersi le mani libere per poi attribuirsi eventuali vittorie o non mettere la faccia su eventuali sconfitte”.
Ritiene credibile la tesi di chi dice che esista un accordo fra Renzi e Salvini contro l’asse Zingaretti- Conte-Di Maio?
“Non ho elementi per poter commentare una simile ipotesi che lascio nell’alveo della fantapolitica. Il curriculum politico di Matteo Renzi qualche legittimo sospetto lo suscita sicuramente”.
(Lo_Speciale)