“Siamo arrabbiati siamo pieni di sdegno e disgusto per questo sistema che alimenta incertezze e precarietà”. Non sono certo teneri verso il Ministro dell’Università Gaetano Manfredi i delegati delle molteplici associazioni (davvero tante e multiformi) a cui fanno capo i giovani medici specializzandi: ADMI (Associazione Diritti Medici Italiani) – AISAS (Associazione Italiana Specializzandi/Specialisti Area Sanità) – ALS (Associazione Liberi Specializzandi) – ANAAO GIOVANI – ASI (Associazione Salviamo Ippocrate) – Dipartimento Medico – GMAS (Giovani Medici Anti-Sfruttamento) – GMI (Giovani Medici per l’Italia) – Primavera degli Studenti – Siamo Futuro – Vento di Cambiamento – Fenix – UDU (Unione degli Universitari). Nella missiva c’è tutto il disappunto e anche le parole diventano pesanti scagliate contro il “disinteresse” del ministro e in generale del Governo verso le loro aspettative sia di percorsi di studio e abilitazione sia infine professionali.
“Abbiamo più volte chiesto conto di quanto in responsabilità a Lei, Sig. Ministro Manfredi, ed al suo Ministero, ricevendo una prima volta, a maggio, solo risposte sommarie”, scrivono le associazioni, “una seconda volta, a giugno, a fronte di appuntamento in tempi e luoghi da Lei proposto, a cui non solo non si è presentato, ma ha fatto riferire dai Suoi consiglieri di fiducia che l’imbuto formativo verrà probabilmente risanato in un piano triennale/quadriennale, in totale assenza di garanzie e senza menzione a tutti gli altri adempimenti necessari per la riforma delle specializzazioni mediche”. Nella lettera i delegati delle Associazioni dei medici specializzandi, ripercorrono i mesi dell’emergenza e come si è arrivati all’impoverimento della sanità pubblica che con effetto domino si è abbattuto poi sul personale sanitario e sui pazienti.
“Durante questi ultimi mesi la COVID-19 ha smascherato l’estrema fragilità del Sistema Sanitario Nazionale”, sottolineano le associazioni, “A causa dell’impoverimento di personale provocato da 37 miliardi di tagli nell’ultimo decennio, la nostra nazione si è trovata a fronteggiare l’emergenza richiamando medici pensionati e dall’estero. Come siamo arrivati a questo? La risposta è semplice: non si è riusciti a programmare correttamente i fabbisogni di medici specialisti, poiché lo stato ha finanziato puntualmente ogni anno un numero inadeguato di contratti di formazione specialistica”.
Dai tagli alle approssimazioni, fino alla mancanza di una visione strategica della sanità pubblica si è arrivati, secondo le associazioni dei giovani medici, agli affanni, ai problemi e in alcuni casi al tracollo.
“L’effetto è quello che conosciamo tutti: migliaia di medici imbottigliati nell’imbuto formativo, i cosiddetti camici grigi”, sostengono le associazioni, “Lo stesso Stato, caro Sig. Ministro, si è poi nascosto dietro un dito quando ha provato a reclutare a man bassa, con pessimi contratti libero professionali peraltro, una schiera di specializzandi e medici neoabilitati d’ufficio, nei fatti non in grado di prendersi il gravame di decenni di malgoverno sanitario, sottraendo alla Sua cara Università preziose risorse umane e professionali”. Nel testo le sottolineature polemiche non mancano, anzi il tono è un crescendo di “arrabbiatura” verso il ministro Manfredi. “Non riusciamo”, si critica nella lettera, “a leggere altro che indifferenza, autoreferenzialità ed interessi personali nella Sua mossa, fatta pochi giorni fa, di aumentare di 1.500 posti l’accesso programmato al corso di laurea in medicina e chirurgia, non giustificandolo in alcun modo. Certo, un’iniezione di tasse universitarie non guasta mai, soprattutto se unita ad una manciata di voti delle famiglie interessate dall’aumento, peccato che a pagarne le spese non saranno solo i medici ai quali non può esser garantita una specializzazione per via dell’imbuto formativo, ma soprattutto ai cittadini stessi, che per carenza di medici specialisti non riusciranno ad avere accesso alle cure come sancito dall’articolo 32 della costituzione.
Il messaggio che lei sta facendo passare, tendenzioso e falso, è infatti che tra 6 anni ci saranno più medici. Caro Signor Ministro, qualora non lo sapesse, dal 1992 con la legge 502 non si possono assumere incarichi dirigenziali nel Sistema Sanitario Nazionale senza il titolo di specialista”, sottolineano i medici, “È di specialisti la carenza mostruosa, Sig. Ministro Manfredi”. A seguire un fuoco di critiche e risentimenti. “Siamo arrabbiati”, rivelano i giovani medici, “siamo pieni di sdegno e disgusto per questo sistema che alimenta incertezze e precarietà. Non vogliamo esser chiamati eroi solo per far avere il titolo di prima pagina in pasto al politico di turno. Siamo parte integrante di un paese che ha sofferto, soffre ancora e probabilmente soffrirà in autunno, con l’ondata di ritorno di SARS-CoV-2 prevista dall’OMS. Siamo le risorse umane e professionali che meritano ascolto, che meritano vittorie vere e sostanziali, non quelle di Pirro. Siamo esattamente ciò di cui il SSN ha bisogno, i medici di domani”, sottolineano con orgoglio le sigle associative, “A questo punto giunge spontaneo chiedersi un interlocutore all’altezza di questo gravoso compito: avere la responsabilità di sostenere un sistema sanitario nazionale universalistico come da costituzione. Lei, Sig. Ministro Manfredi, se la sente?”.