venerdì, 15 Novembre, 2024
Editoriale

Povertà in Italia

Nel sud e nelle aree urbane sono concentrate le famiglie più povere e disagiate. Quando poi si ha più di un figlio e senza titoli di studio, si arriva alla povertà estrema. Così come sono poverissimi una parte dei figli di conviventi. Situazione peggiore solo i nuclei famigliari degli immigrati. A salvare i figli in povertà estrema sono i genitori anziani che hanno una pensione.

Non è consolante la fotografia della “Povertà in Italia” così come elaborata dall’Istituto nazionale di statistica (Istat). La miseria, quella che non ti permette di essere incluso nella vita quotidiana, esiste ed affligge 1 milione 800 mila famiglie, se invece, parliamo di singoli individui allora sono 5 milioni le persone che hanno soldi per acquistare solo qualche bene di prima necessità. Che l’Italia dei poveri sopravviva senza speranze di un miglioramento, anche piccolo, lo dicono i numeri tra il 2017 e il 2918 non è cambiato nulla. Chi era povero così è rimasto.

Il maggior numero di disagiati si concentra al sud e nelle aree urbane, dove i poveri sono il doppio rispetto al nord e al nord-est . “L’incidenza delle famiglie in povertà assoluta”, rivela L’Istat nella analisi della ultima rilevazione, “si conferma notevolmente superiore nel Mezzogiorno: 9,6% e 10,8% nelle Isole; rispetto alle altre ripartizioni 6,1% nel Nord-Ovest e 5,3% nel Nord-est e del Centro”.

L’intensità della povertà, cioè quanto la spesa mensile delle famiglie povere è mediamente sotto la linea di povertà in termini percentuali, ovvero “quanto poveri sono i poveri”, si è attestata nel 2018 al 19,4%.

La povertà assoluta è maggiore tra le famiglie numerose e quelle monogenitore.
I disagi inoltre, aumentano in presenza di figli conviventi, soprattutto se minori, passando dal 9,7% delle famiglie con un figlio minore al 19,7% di quelle con 3 o più figli minori.

Nelle famiglie con almeno un anziano, e quindi con la possibilità di beneficiare di una pensione, l’incidenza di povertà è pari al 4,9%, più bassa, quindi, della media nazionale; scende poi al 3,2% se si considerano le coppie in cui l’età della persona di riferimento della famiglia è superiore a 64 anni. Gli anziani si confermano così una fonte di reddito, almeno per la sopravvivenza di loro stessi e delle famiglie dei figli.

“In generale”, spiega l’Istat, “la povertà familiare presenta quindi un andamento decrescente all’aumentare dell’età della persona di riferimento: le famiglie di giovani, infatti, hanno generalmente minori capacità di spesa poiché dispongono di redditi mediamente più contenuti e hanno minori risparmi accumulati nel corso della vita o beni ereditati”.

Sono una parte di giovani ad essere in condizioni molto precarie. La povertà assoluta, infatti, riguarda quindi il 10,4% delle famiglie in cui la persona di riferimento ha un’età compresa tra 18 e 34 anni. Mentre c’è meno disagio se la persona di riferimento ha oltre 64 anni. Altro aspetto significativo è il grado di istruzione. La diffusione della povertà diminuisce al crescere del titolo di studio. “Se la persona di riferimento”, osservano gli analisti dell’Istat, “ha conseguito un titolo almeno di scuola secondaria superiore l’incidenza è pari al 3,8%. Viceversa la povertà aumenta su valori attorno al 10,0% se la persona ha al massimo la licenza di scuola media”. Così la povertà
scende di tanto se si ha una condizione professionale o se la posizione nella professione è quella di dirigente, quadro o impiegato.

La famiglia di un dirigente è meno a rischio di povertà, l’incidenza si attesta intorno all’1,5%. Se la persona di riferimento è operaio o assimilato, la povertà aumenta, invece, tantissimo e riguarda il 12,3% delle famiglie. Essere poveri è anche essere del sud Italia o vivere nelle isole, dove complessivamente la povertà sfiora il 16% della popolazione. Il dato più drammatico è la condizione di povertà estrema che riguarda i minori.

“Nel 2018, la povertà assoluta in Italia ha colpito 1.260.000 minori”, sottolinea l’Istat,”L’incidenza varia da un minimo del 10,1% nel Centro fino a un massimo del 15,7% nel Mezzogiorno; rispetto al 2017, si registra una sostanziale stabilità”.
Le famiglie con minori in povertà assoluta sono oltre 725mila.

La maggiore criticità per le famiglie con minori emerge non solo in termini numerici, ma anche di intensità della povertà, ossia l’impossibilità di fare acquisti anche di prima necessità.
Le famiglie con minori sono quindi più spesso le più povere, e se povere, lo sono drammaticamente più delle altre.

Infine nel girone della povertà, ultimi tra gli ultimi sono gli immigrati. “Gli individui stranieri in povertà assoluta sono oltre un milione e 500mila, con una incidenza pari al 30,3%. Inoltre”, fa presente l’Istat, “sono in povertà assoluta le famiglie con uno straniero e, ancora di più, quelle composte esclusivamente da stranieri”.

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